Dead Cells: Return to Castlevania – Recensione

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Dead Cells: Return to Castlevania è la cosa migliore che potesse capitare ai fan di Castlevania, non arriva da Konami e ha come protagonista un personaggio che non sfigurerebbe tra le fila di Dracula. Ironico, se ci pensate.

Sviluppatore / Publisher: Motion Twin / Motion Twin Prezzo: 9,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data di uscita: Già disponibile

Con una Konami intestardita più che mai nel trascurare alcune delle sue IP più amate, è paradossale che il riscatto di personaggi celebri come Alucard e Richter Belmont debba giungere grazie alla passione di uno sviluppatore dal pedigree ben più modesto. Se però parliamo di Motion Twin, allora le cose cambiano, perché la nuova generazione è perfettamente in grado di insegnare all’imbolsita vecchia guardia qualche trucchetto inaspettato.

Il Prigioniero lo conoscete, del resto: macabro ammasso di cellule al comando di un cadavere decapitato, cerca oramai da un lustro di abbandonare una letale prigione morendo e risorgendo in Dead Cells, il roguelike che punta tutto su un’azione talmente ben orchestrata e remunerativa da non sfigurare in un ipotetico episodio di Shinobi. Cinque anni fa azzardavo un simile paragone mentre ne vergavo la recensione, e nel frattempo il gioco si è ingigantito tra espansioni e collaborazioni, divenendo il gioiello ideale per chi cerca una sublime esperienza arcade nel 2023. E poi arrivano gli ammazza vampiri di Konami.

IL MEGLIO DEI DUE MONDI IN DEAD CELLS: RETURN TO CASTLEVANIA

Un po’ di coordinate prima di iniziare, ché far incontrare il Prigioniero e i suoi nuovi compagni di viaggio non è una cosa diretta come scegliere l’opzione adatta dal menu iniziale. Prima di tutto dovrete compiere un paio di sortite, sufficienti a popolare il soffitto della locazione iniziale di barattoli e alambicchi vari; fatto questo non resta che localizzare una scalinata dall’aria familiare nel primo dungeon e lì fare amicizia con Richter, desideroso di reclutare un nuovo, disgustoso (avete pur sempre un fiammeggiante grumo di cellule al posto della testa!) alleato nella lotta contro il succhiasangue per antonomasia.

La presentazione audiovisiva di questo nuovo DLC è assolutamente sconvolgente

Quelle che seguono sono due nuove ambientazioni basate sulla celebre odissea della famiglia Belmont, dedicate rispettivamente ai dintorni del castello di Dracula e all’interno del maniero stesso. Se ricordate con affetto i tempi in cui impugnare frusta e acqua santa dopo aver assistito in reverenziale rispetto al passaggio del logo Konami era motivo di immensa gioia, troverete la presentazione audiovisiva di questo nuovo contenuto scaricabile assolutamente sconvolgente. Dalla pixel art sublime con cui sono descritti ambienti e personaggi tanto riconoscibili alle possenti tracce audio, il rischio di scoppiare in lacrime per la gioia e l’adrenalina è concreto.

Come sempre la pixel art di sprite e fondali è mozzafiato.

Personalmente ho collegato il portatile allo stereo dopo le prime note di Bloody Tears per spararmela a tutto volume, ché i capolavori vanno consacrati com’è giusto. Non si tratta però di un semplice tuffo nei ricordi, poiché il furioso massacro messo in atto dal Prigioniero ci rimette subito sull’attenti, puntualizzando che Return to Castlevania è un’esperienza dalla cadenza diversa rispetto a quella che una simile ambientazione desidererebbe suggerirci.

SONO COME TE, MA PIÙ VELOCE E PIÙ FORTE

Dead Cells continua dunque a giocare secondo le sue regole dall’alto di un’azione veloce e incessante dove l’esplorazione prosegue di pari passo con orde di nemici pronti a rispedirci alla prigione iniziale con un paio di attacchi, tuttavia la fatica necessaria a reclamare la testa di un avversario eccezionale come Dracula sarà ripagata da una serie di vantaggi, non ultima una quindicina di armi da scovare e sviluppare con cui espandere a dismisura le nostre build preferite. Che si parli di croci boomerang o pesanti asce dalla traiettoria parabolica vi troverete presto a padroneggiare strumenti tanto iconici, arrivando a brandire armi dalle proprietà incredibili (che ve ne pare di far combattere i cattivi dalla vostra parte?) come la doppia falce appartenente alla stessa Morte.

La fatica necessaria a reclamare la testa di un avversario eccezionale come Dracula sarà ripagata da una serie di vantaggi

Il numero di citazioni, easter egg e missioni secondarie è tale da mantenere alto l’interesse dei fan senza però straniare eccessivamente chi non ha mai giocato un episodio di Castlevania finora. Penso anzi che questi si appassioneranno nel mettere assieme i pezzi del mosaico e scoprire il background di una saga tanto ricca quanto criminalmente trascurata; in nome di una ricerca per il dettaglio assolutamente maniacale, il dialogo che avviene tra Dracula e il Prigioniero cambia a seconda del costume (ce ne sono una ventina pescati dalla storia del marchio) da lui indossato, con il signore delle tenebre pronto a snocciolare rancori e commenti poco lusinghieri alla volta del camaleontico ospite prima di dare il via alla boss fight più impegnativa della storia di Dead Cells.

Se avete assistito a una simile citazione congratulazioni: avete appena riscattato il costume da Simon Belmont.

Se poi Castlevania per voi deve essere tassativamente quello visto su NES, vi farà piacere sapere che la modalità segreta Richter Mode si nasconde da qualche parte, cucita a puntino per i soddisfare i vostri ancestrali bisogni. Non voglio rivelare troppo, ma vestendo i panni del protagonista di Chi no Rondo vi troverete calati in una piccola avventura rispettosa del passato, dal ritmo più lento e metodico e straripante degli immancabili candelabri contenenti armi e bonus, desiderosi di essere abbattuti schioccando la fedele Vampire Killer come in passato. Per dieci euro il quantitativo di materiale messo sul piatto da Dead Cells: Return to Castlevania è notevole, ma occhio a non commettere un errore fondamentale.

Ricordate che questo è Dead Cells con elementi di Castlevania innestati nel suo DNA: un gioco magnetico ma brutale

Per quanto suoni ridondante, ricordate che questo è Dead Cells con elementi di Castlevania innestati nel suo DNA: un gioco meraviglioso ma brutale, dove si muore tantissimo e ci si rialza per riprovare tutto d’accapo ogni volta un po’ più forti, come la natura stessa dei roguelite vuole. Non ci sono bare o altre bizzarrie adibite a punti di salvataggio, e ricevere un paio di colpi ben assestati è sufficiente per essere costretti a ricominciare daccapo senza le bellissime armi che magari avete conquistato con tanta fatica in una promettente run durata mezzora.

In Breve: Il crossover dei miei sogni è fatto esattamente come Dead Cells: Return to Castlevania, un’espansione che impreziosisce la formula del gioco base integrando una dose massiccia di rimandi e contenuti pescati da una delle più amate saghe videoludiche di sempre. Se fossi in Konami, mi farei spuntare un paio di palle e ricoprirei di denaro i ragazzi di Motion Twin, implorandoli di scrivere un nuovo episodio di Akumajou Dracula. Ne avremmo tutti solo da guadagnare.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7, 16 GB RAM, Nvidia Geforce GTX 1070, SSD
Com’è, Come Gira: L’arte bidimensionale di Motion Twin si trova a suo agio con praticamente ogni tipo di configurazione; con quella usata per la prova ho giocato senza incertezze di sorta dall’inizio alla fine.

 

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Pro

  • Grafica e sonoro dirompenti / Tanti contenuti per i fan di Castlevania e Dead Cells / Boss molto impegnativi per una sfida degna di questo nome

Contro

  • Solo due biomi in fondo, sebbene generati proceduralmente a ogni partita
9

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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