Horizon Forbidden West – Recensione

PS4 PS5

Quante macchine deve sconfiggere una giovane donna, prima che la loro minaccia appartenga al passato? La risposta, amico mio, è sussurrata dal vento dell’Ovest. E dagli eventi di Horizon Forbidden West.

Sviluppatore / Publisher: Guerrilla Games / PlayStation Studios Prezzo: 79,99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PS4, PS5 Data di Lancio: 18 febbraio

C’è stato questo momento rivelatore, mentre perdevo le ore di sonno giocando a Horizon Forbidden West. Dovevo fare a pezzi questa specie di mammut meccanico sputafuoco armato solo del mio coraggio e di un misero arco, per giunta nel cuore del territorio nemico, con una tribù di barbari pronta a trasformarmi in un puntaspilli alla prima mossa falsa. Sono morto più volte, ma poi, con calma, ho iniziato a guardarmi attorno per bene, esaminando nell’ombra il campo nemico e tenendo mentalmente traccia di tutto quello che poteva aiutarmi in uno scontro francamente a senso unico.

Cinque minuti dopo ero lì con il pad in mano, mentre il battito del cuore entrava in sincronia con le vibrazioni del DualSense alla vista del colosso meccanico che esplodeva come un grottesco petardo, rovinando a terra tra i cadaveri dei miei nemici. In quel momento mi sono reso conto di essermi genuinamente divertito e esaltato, in egual misura. Merito di un’attenta pianificazione e di una colossale balista da assedio, principalmente, ma anche Horizon Forbidden West ha i suoi meriti…

DOVE ERAVAMO RIMASTI

Il mondo di Horizon Forbidden West è messo tanto male che salvarlo una volta non è stato sufficiente, visto che, nonostante la sconfitta dell’AI nota come Ade, l’ecosistema terrestre si avvia inesorabilmente verso la catastrofe. Colpa delle Piaga, una secrezione vermiglia causata dall’avaria delle stesse macchine che inizialmente avrebbero dovuto accudire il pianeta e garantirne la rinascita in seguito all’olocausto nucleare: questa si sta diffondendo come un cancro, devastando i raccolti e condannando la razza umana all’estinzione. In un simile, apocalittico scenario, la rossa Aloy non ha tempo per riposare sugli allori, decisa ad affrontare qualunque pericolo pur di recuperare una copia di Gaia, un programma di terraformazione che rappresenta la chiave per garantire un futuro a quel che resta della Terra.

Quella schifezza rossa che consuma il terreno è la Piaga. Al mondo restano solo pochi mesi.

Aver giocato al primo capitolo è caldamente raccomandato: sebbene il gioco si faccia in quattro nelle prime ore per presentare un riassunto adeguato degli avvenimenti principali di Zero Dawn, l’avventura bombarderà la povera protagonista con un gran numero di personaggi presumibilmente familiari. Una coerenza narrativa votata alla continuità di un racconto che non si farà scrupoli nel mescolare le carte in tavola, partendo dalla ricerca di Gaia per espandere il mondo di gioco con eventi e personaggi che sarebbe criminale da parte mia anticiparvi; ho impiegato trenta ore per completare il gioco assaporando strada facendo un buon numero di missioni e attività secondarie, rimanendo a fissare i titoli di coda in preda a sensazioni contrastanti, dovute principalmente ad alcuni nuovi volti che non mi hanno convinto appieno nella loro superficiale caratterizzazione. Un viaggio a dir poco rocambolesco, ma per fortuna l’esperienza complessiva è stata all’altezza delle aspettative, tanto che sono tuttora impegnatissimo a girovagare per l’Ovest alla ricerca delle sue meraviglie, almeno fino al trofeo di platino.

L’OCCIDENTE SELVAGGIO DI FORBIDDEN WEST

Lasciate alle spalle le splendenti guglie di Meridiana, i nuovi eventi costringeranno Aloy a sconfinare nell’Occidente Proibito, una terra selvaggia popolata da barbariche tribù che sanno apprezzare la violenza e la gloria di un’onorevole morte in battaglia. La loro convivenza reciproca è una polveriera tenuta precariamente assieme dall’autorità di un solo capo, pronta però a esplodere a causa di una fazione ribelle in grado di domare e cavalcare le temute macchine. Si tratta di un mondo di gioco più grande di quello esplorato nel primo capitolo, ma anche maggiormente popolato di missioni secondarie e luoghi d’interesse da esplorare alla ricerca di materiali rari con cui migliorare l’equipaggiamento. Merito di un’interazione con lo scenario meno “artificiale”, dovuta anche al sensibile incremento degli elementi scalabili, provvidenzialmente evidenziati. A tal proposito, la mappa adotta la filosofia dei giochi a libera esplorazione controllata (o Metroidvania, chiamateli come volete), rivelando nuove aree mano a mano che la storia donerà alla protagonista particolari strumenti.

Il primo, recuperato durante il prologo, è un apparentemente banale rampino con cui forzare grate e velocizzare sensibilmente l’arrampicata su quelle pareti dotate di speciali appigli, ma la vera rivelazione arriverà con il boccaglio. Inizialmente i polmoni della rossa non le permetteranno di restare in apnea per troppo tempo, tuttavia, una volta rinvenuto il prezioso strumento, la strombazzatissima esplorazione di aree sommerse e fondali marini si aprirà in tutta la sua magniloquente gloria, con il rodato Decima Engine pronto a fare gli straordinari tra banchi di pesci, effetti di rifrazione e una serie di predatori subacquei da evitare scaltramente, trovando nascondiglio tra le macerie del mondo che fu e la rigogliosa flora dei fondali.

Il Decima Engine pronto a fare gli straordinari tra banchi di pesci, effetti di rifrazione e una serie di predatori subacquei

Il colpo d’occhio è notevole, specie se opterete per la raccomandatissima modalità Prestazioni e i suoi 60 fotogrammi al secondo (quasi) sempre inamovibili, che vi faranno mettere da parte praticamente da subito l’alternativa a 30fps, un prezzo da pagare onestamente fin troppo salato per godere della risoluzione fissa a 4K. Detto questo, Horizon Forbidden West resta un’opera inequivocabilmente cross-gen, tanto che la versione per l’ancora attualissima PlayStation 4 da noi provata si è confermata assolutamente splendida; certo, dovrete accontentarvi dei 30 fotogrammi al secondo senza agevolazioni, così come di un dettaglio inferiore per quanto riguarda gli effetti particellari, ma complessivamente invidierete davvero poco ai possessori dell’introvabile sorella maggiore. La differenza più evidente è rappresentata dai tempi di caricamento, che sull’ammiraglia SONY risultano letteralmente istantanei, assieme al supporto per il DualSense che si fa sentire a ogni freccia scoccata. Qualora in futuro vogliate passare alla nuova generazione non c’è problema, perché la versione PS5 consente di importare i salvataggi guadagnati sui vecchi sistemi.

IL MONDO PERDUTO

Per supportare quanto detto finora, mi preme sottolineare che il vostro viaggio nell’Occidente di Horizon Forbidden West sarà un’avventura memorabile a prescindere, qualunque sia l’architettura in vostro possesso. Merito di una direzione artistica che più volte mi ha lasciato di stucco, capace di tratteggiare la frontiera proibita con grandissimo carattere. I centri abitati sono splendidi, ricavati da antiche costruzioni ingenuamente trasformate in luoghi di culto o eretti sapientemente a seconda della conformazione del terreno, tra cunicoli scavati nella nuda roccia di inespugnabili montagne a palafitte erette su cascate e corsi d’acqua. Lo stesso abbigliamento dei Tenakth (la feroce stirpe dell’Ovest) unisce pitture da guerra a parti di macchine sfoggiate in memoria delle passate battaglie. Allo stesso modo, le vestigia del mondo che gli uomini del futuro hanno ricevuto loro malgrado in eredità sono superbamente raffigurate, donando all’esplorazione una sensazione di malinconia quasi esoterica, amplificata da un comparto audio architettato alla perfezione tra effetti sonori stereo e tracce evocative che sanno quando colpire duro, un’accoppiata destinata a sottolineare con grande intensità anche i semplici effetti atmosferici.

Horizon Forbidden West recensione

Dovete vederla dal vivo, sul vostro televisore: l’esplorazione dei fondali è assolutamente mozzafiato!

Indubbiamente Horizon Forbidden West vanta una tra le più coinvolgenti sekaikan (“visione del mondo”, NdR) che io abbia mai visto in un titolo occidentale, con un mondo di gioco tratteggiato in maniera maniacale, tanto che scansionare terminali e datapad alla ricerca di testimonianze provenienti dal passato si è rivelato un vero e proprio piacere durante il mio viaggio. Del resto, il territorio dove Aloe vivrà la sua nuova avventura comprende versioni postatomiche di California, Nevada e Utah, una distesa sconfinata che conserva una forte personalità anche in seguito all’apocalisse. Dovrete raccogliere la mascella da terra dopo aver visto Las Vegas, è una promessa.

MONSTER HUNTER

Quando non è in giro ad ammirare il paesaggio, Aloy ama sforacchiare gigantesche belve meccaniche. Il sistema di combattimento è assai simile a quello di Zero Dawn, migliorato da una maggiore varietà per quel che riguarda gli strumenti d’attacco e le armature, preziosi compagni di viaggio che possono essere ottenuti dagli appositi mercanti (ogni centro abitato ha il proprio inventario) o come ricompensa per le attività collaterali. L’equipaggiamento può essere migliorato presso i banchi da lavoro, incrementandone le caratteristiche e aumentando il numero degli alloggiamenti dove inserire le bobine che, con i loro bonus di vario tipo, si comportano come le celebri Materia di Final Fantasy VII. A differenza dei tre alberi delle specializzazioni (quattro, se avete giocato l’espansione The Frozen Wilds) presenti nel primo capitolo, Horizon Forbidden West ne mette a disposizione sei in cui investire i punti abilità, elargiti a ogni aumento di livello assieme a una manciata di punti ferita supplementari. Le skill ricoprono diversi ruoli e vanno dalla maestria negli attacchi a distanza alla padronanza del sotterfugio e dell’assassinio silenzioso: solitamente si tratta di bonus passivi, ma sono disponibili numerosi attacchi speciali dedicati a determinate tipologie di arma. Sotto questo aspetto, una grande cura è stata posta negli attacchi corpo a corpo, introducendo un buon numero di combo e spezzaguardia per affrontare la minaccia dei Tenakth. Una delle tecniche più efficaci consente di energizzare la lancia in seguito a una sequenza di colpi per poi “marchiare” il bersaglio andando a segno con un attacco forte: se una freccia centrerà successivamente il medesimo punto causerà danni ingenti.

Horizon Forbidden West recensione

Lì, dritto in mezzo agli occhi!

Al netto di un maggior numero di abilità, l’introduzione più importante riguarda le Cariche Valorose: consideratele pure le desperation move di Horizon Forbidden West, ovvero potenziamenti immediati dalla straordinaria efficacia destinati a fare la differenza negli scontri più feroci. Che si tratti di massimizzare drasticamente il danno o fare il pieno di energia alle soglie della sconfitta, la loro utilità è fuori discussione; la fregatura è che solo uno alla volta può essere equipaggiato e usato al termine di un lungo cooldown, obbligando a operare oculate scelte a seconda della missione in corso.

GLI AVVERSARI UMANI PURTROPPO NON BRILLANO PER PRODEZZA MARZIALE. MOLTO PIÙ SODDISFACENTE LA SFIDA OFFERTA DALLE BESTIE MECCANICHE!

Sfortunatamente tutta la preparazione del mondo andrà sprecata contro gli avversari umani, che si confermano ancora una volta incapaci di opporre una resistenza degna di tale nome una volta subissati di combo. Fanno relativamente eccezione i boss e i campioni Tenakth protetti da scudi energetici (Aloy ne recupererà uno durante il primo duello, ma lo userà per imitare la paravela di Link in Breath of the Wild!) particolarmente antipatici, ma in quei casi il nemico principale sarà rappresentato dalla generosa riserva di punti ferita, piuttosto che da chissà quale prodezza marziale. Ben altro discorso riguarda le belve meccaniche, spaventose e destinate a far fuori una cacciatrice avventata con un paio di colpi se sottovalutati. Horizon Forbidden West offre un bestiario ampliato che comprende oltre quaranta robot zoomorfi, a loro volta distinti in numerose varianti. Le più temibili sono le cosiddette Alfa, revisioni corazzate e potenziate, votate fino all’ultimo bullone allo sterminio dei cacciatori.

L’esperienza è l’arma migliore per fronteggiare simili incubi grazie all’aiuto offerto dal rinnovato Focus, il sistema di realtà aumentata che permette ad Aloy di osservare il mondo attraverso la tecnologia dei Precursori. Con la nuova interfaccia è dunque possibile non solo valutare le debolezze elementali dei nemici, ma anche evidenziare i punti deboli per tenerli d’occhio nel cuore dello scontro, recidendoli dal corpo principale per intascare materiali rari al termine della battaglia. Questo apre anche la strada a strategie più raffinate, come prendere di mira un serbatoio con frecce dello stesso elemento e generare un sovraccarico che degenererà in un’esplosione colossale. È sempre possibile trasformare i nemici in alleati, sgattaiolando non visti per violare il loro sistemi e trasformarli in alleati temporanei o addirittura cavalcature, a seconda del tipo di bestione. Il tutto a patto di reperire la conoscenza necessaria all’interno dei Calderoni, veri e propri labirinti futuristici in cui l’IA Efesto genera la propria progenie sintetica.

ESISTE LA PERFEZIONE?

Il gioco dispone di cinque livelli di difficoltà: nella mia run ho optato per il penultimo, ottenendo un livello di sfida degno di tale nome che mi ha costretto più volte ad attingere all’intero arsenale per avere la meglio su nemici formidabili, ma va detto che Horizon Forbidden West dispone di un quantitativo sconfinato di opzioni per adattare l’esperienza a tutti i palati; qualunque siano le vostre preferenze vi consiglio di limitare al massimo gli aiuti forniti dai puntatori, in modo da optare per un’esplorazione più libera e remunerativa. Vale la pena allontanarsi dal sentiero battuto, giacché le attività che gravitano attorno alla trama principale vantano una qualità altalenante: si parte dalle banali fetch quest fino a narrazioni corpose divise in più parti, che tireranno in ballo alcuni volti familiari. Generalmente però non mostrano una grande inventiva, e chiederanno ad Aloy di andare da una parte all’altra, eliminando nel frattempo tutto quello che si muove.

Horizon Forbidden West recensione

Le espressioni facciali sono più riuscite che in passato. Incredibile il dettaglio nella rappresentazione delle varie tribù.

la natura cross-gen del gioco si riflette in alcuni aspetti tutto sommato marginali

Bisogna cercare per bene: personalmente raccomando l’esplorazione delle Rovine delle reliquie, ovvero soddisfacenti dedali dove enigmi e piattaforme convivono in una miscela mai banale. Tecnicamente parlando, la natura cross-gen del gioco si riflette in un orizzonte visivo indubbiamente pregevole, tuttavia non esteso come mi sarei aspettato, specialmente quando si osserva il mondo dall’alto. Durante la nostra prova ho assistito a peccatucci veniali come il pop-up degli elementi più distanti (inferiore a quello di Zero Dawn, in ogni caso) e rari casi di texture caricate erroneamente durante gli intermezzi, ma la patch 1.03 – che è poi quella che scaricherete all’uscita del gioco – ha svolto un lavoro encomiabile nel mitigare queste piccole sbavature. In ogni caso ricordate la prima regola della perfetta cacciatrice: non disdegnate ogni tanto un bel salvataggio manuale presso i falò, che potrete usare tra l’altro per usufruire del viaggio rapido verso zone già esplorate gratuitamente al posto di sacrificare un kit da viaggio, uno strumento realizzabile comunque con un esiguo dispendio di materiali.

In Breve: Horizon Forbidden West è un secondo capitolo eccellente, corroborato da una direzione artistica e una sekaikan di primissimo ordine. La trama osa prendere una direzione inaspettata con risultati non del tutto apprezzabili, ma complessivamente si tratta di un degno proseguo delle avventure di Aloy che merita di essere vissuto. PlayStation 4 o 5 che sia, non fa differenza. Fossero tutti così, i more of the same…

Piattaforma di Prova: PS5, PS4 Pro
Com’è, Come Gira: I sessanta fotogrammi al secondo dovrebbero convincervi da soli ad avventurarvi in un mondo tanto affascinante, ma c’è da dire che il feedback aptico offerto dal DualSense non scherza affatto. Anche senza le meraviglie offerte dal nuovo modello e al netto di qualche trascurabile incertezza dovuta alla natura cross-gen, Horizon Forbidden West si conferma in ogni caso un’esclusiva di pregio per ogni PlayStation in grado di farla girare.

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Pro

  • Direzione artistica fuori scala / Mondo affascinate come pochi / Sistema di combattimento esaltante.

Contro

  • Trama che lascia qualche dubbio, dovuto ad alcuni personaggi non completamente riusciti / Missioni secondarie non sempre avvincenti / I combattimenti contro gli avversari umani si confermano il punto debole, anche in questo capitolo.
9.3

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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