Hyrule Warriors: L'era della calamità – Recensione

Switch

La versatilità degli approcci offerta da Hyrule Warriors: l’Era della Calamità non ha rivali tra i colleghi Musou

Per soddisfarle sarà necessario investire un numero spropositato di materiali da reperire in battaglia o convocare giornalmente la vostra collezione di amiibo, e qui tornano utili le missioni secondarie: assai più brevi e dinamiche delle principali (generalmente richiedono di sconfiggere un grosso numero di nemici in un limitato lasso di tempo), si adattano perfettamente all’anima portatile di Switch offrendo soddisfacenti contenuti mordi e fuggi; come gradito extra consentono di modificare a piacere gli eroi da schierare salvo rare eccezioni, permettendo dunque di potenziare tutta la cricca senza lasciare indietro nessuno. Le missioni principali sono ovviamente più complesse, e veicolano la trama attraverso un buon numero di cutscene ottimamente doppiate.

hyrule warriors era della calamità recensione

Rivali è superbo come sempre, ma il suo doppio moveset terrestre e aereo lo rende un guerriero straordinario.

Il tema del viaggio nel tempo non complica particolarmente la fruizione e, anzi, è il lasciapassare per introdurre alcuni interessanti guerrieri e motivare la formazione di uno dei protagonisti, incorniciando degnamente l’azione. Esiste un’ultima, particolarissima tipologia di sortite che mette i quattro campioni alla guida dei colossi sacri, ognuno con un unico sistema di armamento e difesa con cui schiacciare come formiche eserciti formati da un numero esorbitante di unità. Se amavate gli ZOIDS impazzirete per la gioia a patto di dribblare i livelli di sfida più semplici: questa è una condizione importate e vale per tutto il gioco perché, a mio avviso, il livello difficile è ottimamente calibrato e saprà garantirvi ore di divertimento spronandovi a dare il meglio senza banalizzare i vostri sforzi. Selezionatelo dall’inizio e non ve ne pentirete.

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Dicevamo che Hyrule Warriors: l’Era della Calamità è il Musou più ambizioso di sempre, ma questo è anche il suo punto debole. Il gioco adotta una risoluzione dinamica sia in modalità docked che handheld con una resa visiva a volte un filo troppo sfocata nel secondo caso, ma è la fluidità a non convincere del tutto, incapace di mantenere stabili i 30 fps in più di un’occasione.

Il gioco scricchiola sensibilmente al pensiero di contenere l’esplosiva estetica di Breath of the Wild

Assieme all’occasionale pop up di elementi e texture, il gioco scricchiola sensibilmente al pensiero di contenere l’esplosiva estetica di Breath of the Wild. Non si tratta però di una costante e i cali più fastidiosi capitano principalmente in occasione dei bagliori e degli effetti di luce che annunciano la comparsa di bauli e ricompense, assieme agli spazi aperti come quello che apre il primissimo livello, presentando uno spiacevole biglietto da visita. Poi, ovviamente, c’è il DNA del gioco: gli Shin (真 dunque “vero”, giacché l’originale Sangoku Musou era un gioco di combattimento competitivo per PSX nato dal successo di Soul Edge) Sangoku Musou nascono per dare vita alle battaglie campali del romanzo dei Tre Regni e strada facendo hanno tirato a bordo marchi importanti come One Piece o Gundam nella speranza di estendere la fanbase. Hyrule Warriors: l’Era della Calamità non fa eccezione e resta fedele alla sua anima oggettivamente ripetitiva, pur declinando in modo insospettabilmente efficace molti elementi di Breath of the Wild. Sappiate dunque a cosa andate incontro.

In Breve: Hyrule Warriors: l’Era della Calamità è un Musou ben fatto, che cerca di spezzare i preconcetti con cui la saga tende spesso a scontrarsi in occidente prendendo spunto da uno dei migliori giochi di sempre. Il risultato è ambizioso e funziona, seppure con qualche riserva dovuta principalmente ai limiti della piattaforma su cui gira. Se non avete paura di sterminare eserciti di nemici in batteglie disperate per riscattare Hyrule dalla Calamità Ganon, questo gioco è per voi.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: La risoluzione dinamica tende spesso a penalizzare il gioco in modalità handheld, e i cali di fluidità sono un aspetto con cui fare i conti. Fortunatamente non si tratta di una costante e il gioco resta generalmente godibile chiudendo un occhio, anche in split screen.

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Pro

  • Un Musou straordinariamente maturo / Roster diverso e diversificato senza cloni / Uno sguardo al passato di Breath of the Wild, con un ottimo doppiaggio italiano.

Contro

  • Tecnicamente sottotono / Se non amate i Musou neppure il fascino di Zelda saprà addolcirvi la pillola.
8.4

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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