“la strada diretta non è mai quella migliore”, proprio come nel film e nel romanzo per i pericoli della Zona

La gestione dello zaino è intuitiva e “volumetrica”, col peso prontamente segnalato. Ci sono anche slot diretti sulla tuta, 6 in tutto compresa la mappa.
State pur certi, poi, che avanzare dritti verso l’area d’interesse è il modo più veloce per lasciarci le penne, ed è invece necessario muoversi a tentoni individuando le varie Anomalie energetiche una per una, sovente disposte come una sorta di labirinto. Ho passato nella Zona alcuni dei minuti più serrati nella mia storia di videogiocatore, complice la vista e l’udito tesi verso presenze angoscianti che solcano strade, boschi, strutture industriali e villaggi senza che in alcuni casi si possa fare altro che osservare e stare attenti a dove si mettono i piedi, coscienti che i padroni incontrastati dell’ambiente non siamo noi.
ZONA IMPERFETTA
Chiaramente, se tutti gli aspetti descritti fossero anche realizzati alla perfezione, in fondo all’articolo trovereste un voto ancora più alto. Si tratta, comunque, di uno dei giudizi più elevati assegnati a Into the Radius dalla stampa specializzata, e ne sono del tutto cosciente: compenetrazioni poligonali, modelli sospesi in aria e scenari eufemisticamente non omogenei nella definizione di modelli e texture sono solo alcuni dei problemi che lo sviluppatore sta pian piano limando, anche dopo che il gioco è uscito ufficialmente dall’Accesso Anticipato.

Una volta acquisite le armi più avanzate, è bene servirsene per ripulire le ambientazioni maggiormente ostiche.
Nondimeno, vi posso assicurare che qualche ora passata per “accettare” le imperfezioni di Into the Radius vi ripagherà con un’esperienza incredibilmente immersiva, tra le più appaganti che ho personalmente provato in ambito survival anche al di fuori della realtà virtuale. Arrivati a questo punto, mi prendo persino la libertà di chiudere con uno stralcio di Picnic sul Ciglio della Strada, in cui uno dei personaggi, il Dottor Pilman, rivela il senso del titolo del romanzo attraverso una fulminante metafora percettiva, che pone gli uomini su un basso gradino evolutivo rispetto all’entità aliena che ha determinato le Zone; queste nel libro sono sei, associate da un “radiante” che le fa corrispondere due a due sulla traiettoria di ipotetici colpi di arma da fuoco, “sparati” da un punto lontanissimo forando la Terra da parte a parte.
chiudo con uno stralcio di Picnic sul Ciglio della Strada, in cui uno dei personaggi rivela il senso del titolo del romanzo
“Un picnic. Immagina una foresta, una strada di campagna, un prato. Le auto escono dalla strada, un gruppo di giovani scende portando bottiglie, cestini di cibo, radio a transistor e telecamere. Preparano fuochi, piantano tende, accendono la musica. La mattina se ne vanno. Gli animali, gli uccelli e gli insetti che hanno assistito con orrore durante la lunga notte strisciano fuori dai loro nascondigli. E cosa vedono? Vecchie candele e vecchi filtri sparsi qua e là… Stracci, lampadine bruciate e una chiave inglese lasciati indietro… E, naturalmente, il solito pasticcio: torsoli di mela, involucri di caramelle, resti carbonizzati del fuoco, lattine, bottiglie , il fazzoletto di qualcuno, il temperino di qualcun altro, giornali strappati, monete, fiori appassiti raccolti in un altro prato.” Ecco, ora potete entrare nella Zona, coscienti di quanto siete fragili al suo confronto, come bestie al cospetto della tecnologia umana. Buona fortuna, Stalker.
Piattaforma di Prova: Oculus Quest 2 con Oculus Link
Configurazione di Prova: Ryzen 5 3600, 16 GB RAM, GeForce 1080 Ti, SSD
Com’è, Come Gira: Quasi nessun problema con la macchina in firma, a parte sporadicissimi rallentamenti in situazioni particolarmente dense e concitate. Va detto, tuttavia, che il gioco non è ottimizzato proprio alla grandissima, ragione per cui l’hardware descritto qui sopra può essere considerato come la minima configurazione PC per giocare con tutti i dettagli al top.