Like a Dragon: Infinite Wealth – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox One Xbox Series X

Per conquistare le Hawaii c’è bisogno di due draghi: SEGA e Ryu Ga Gotoku Studio firmano la seconda avventura di Ichiban Kasuga, Like a Dragon: Infinite Wealth, ed è un trionfo.

Sviluppatore / Publisher: Ryu Ga Gotoku Studio / SEGA Prezzo: € 69,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo/cooperativo locale PEGI: 18 Disponibile su: PS4 / PS5, Steam, Xbox One / Series X

Se dovessi scegliere un solo elemento che mi ha colpito in Like a Dragon: Infinite Wealth, sarebbe la naturalezza con cui la narrazione fa convivere registri differenti, alternando risate e spensieratezza a momenti ben più drammatici, toccando con sapienza temi delicati e coccolando i fan della serie con un pizzico di nostalgia. Se siete tra questi, è probabile che proverete a trattenere maldestramente qualche virile lacrima durante un’avventura coinvolgente come poche; io l’ho terminata impiegando oltre cinquanta ore, gustandomi ogni singolo istante anche grazie al solito, ineccepibile doppiaggio in giapponese.




Merito anche di due protagonisti di prim’ordine: Ichiban Kasuga è il solito duro dal cuore d’oro, oggi dedito ad aiutare gli ex yakuza a reintegrarsi nella società dopo gli sconvolgenti eventi del capitolo precedente. Essere acclamato come l’eroe di Yokohama non gli ha dato alla testa e, anzi, continua a portare avanti una vita modesta con gli amici di sempre, impacciato con la ragazza che gli piace ma pronto a pestare come il più tosto tra i duri quando si tratta di onorare i precetti del suo mentore.

Like a Dragon: Infinite Wealth mette in scena una feroce critica alla società contemporanea a partire dalla cultura tossica di social media e influencer

Kazuma Kiryu, l’altro drago, è invece impegnato a riscrivere il significato del termine “carisma” ogni volta che appare sullo schermo; tenebroso, intelligente ma anche sorprendentemente vulnerabile, Kiryu è una leggenda vivente che completa con la sua freddezza il contagioso entusiasmo di Ichiban, formando una coppia impossibile da non amare. I due si incroceranno alle Hawaii, ognuno con una propria missione…

IL PARADISO DI LIKE A DRAGON: INFINITE WEALTH

Dopo decenni passati a percorrere in lungo e largo località giapponesi più o meno romanzate, la nuova soleggiata mappa hawaiana è una boccata d’aria fresca, con le sue grandi strade e i tramonti rosso fuoco sulla spiaggia, agli antipodi dei tentacolari vicoli baciati da pioggia e neon che scavavano nell’anima stessa di Kamurocho. Non è però tutto oro quello che luccica: Like a Dragon: Infinite Wealth mette in scena una feroce critica alla società contemporanea a partire dalla cultura tossica di social media e influencer, scrivendo una vicenda mai tanto attuale.

Il sistema di combattimento a turni del precedente capitolo è stato in parte riscritto per donare alle risse una buona dose di dinamicità

Sole e palme faranno da sfondo a un paradiso costruito sulla mera apparenza, tanto che in certi momenti cederanno il posto alla vecchia Yokohama, dimostrando che il marciume e gli intrighi non conoscono confini territoriali. Fortunatamente il sistema di combattimento a turni del precedente capitolo è stato in parte riscritto per donare alle risse una buona dose di dinamicità, a partire dalla costante richiesta di input da inserire col giusto tempismo per potenziare gli attacchi speciali o ridurre il danno ricevuto. Il nuovo, grande protagonista è il raggio d’azione con cui muoversi liberamente prima di scegliere cosa combinare in un turno, in modo da avvicinarsi al bersaglio o tentare di colpirlo alle spalle. O ancora per scegliere la traiettoria che lo sventurato compirà dopo essere stato riempito di botte, in modo da spedirlo contro i compagni di squadra e spingerli a innescare attacchi supplementari se sufficientemente affiatati.

Il Segway è quello che ci vuole per spostarsi con stile.

Questo è un aspetto molto importante, uno che dona a Like a Dragon: Infinite Wealth un convincente senso di progressione: lo sviluppo personale di Ichiban è governato da sei parametri che garantiscono bonus strada facendo, e che permetteranno di prendere parte ad attività turistiche con cui sbloccare nuovi lavori una volta raggiunti determinati valori. Qui entra in gioco l’amicizia, giacche l’eccentrico entourage potrà intraprendere determinate professioni solo con il dovuto affiatamento; inoltre le tecniche faticosamente conquistate nei vecchi lavori potranno essere trasferite verso i nuovi, creando moveset personalizzati adatti a ogni evenienza. Conviene dunque ascoltare i compagni e trascorrere un po’ di tempo assieme davanti a un bicchiere, dato che gli amici per la pelle si daranno maggiormente da fare quando arriverà il momento di menare le mani, attaccando indipendentemente al di fuori del loro turno e aiutando il personaggio principale con potenti assalti combinati.

Mai separare Ryu Ga Gotoku dal karaoke.

Per diversificare ulteriormente le cose, ogni personaggio inizia l’avventura perseguendo un lavoro unico e inaccessibile agli altri; quello di Kiryu, ad esempio, permette di alternare a piacimento tre diversi stili di combattimento che influenzano il raggio d’azione, il numero di attacchi per turno, la loro potenza e l’efficacia nei confronti delle parate. Sebbene Ichiban resti indubbiamente il personaggio principale, questa resta comunque la storia di due draghi. Il Drago di Dojima vanta però un sistema di crescita tutto suo, che scoprirete andando avanti. Non voglio rovinarvi la sorpresa, ma sappiate che l’ho trovato azzeccatissimo e perfettamente adatto a un personaggio tanto importante. Tirando le somme ho trovato la sfida meglio studiata rispetto al vecchio Like a Dragon, con minori penalità economiche in caso di sconfitta e privo di fastidiosi picchi di difficoltà; il gioco si prende inoltre la briga di suggerire il livello migliore prima di ogni missione principale, mettendo anzitempo in guardia il giocatore.

VOGLIO PICCHIARLI TUTTI

Like a Dragon: Infinite Wealth è un gioco intelligente che non ama far perdere tempo al giocatore, trasformando la mappa in un alleato utilissimo. Questa evidenzia chiaramente le zone dove iniziare a cementare le amicizie, ma anche le merci di punta dei vari negozi o le tante fermate del taxi, che andranno progressivamente rivelate esplorando i vari quartieri. Spostarsi però non è mai una seccatura, anche perché il gioco sin dalle prime ore mette a disposizione del gruppo un Segway elettrico con tanto di pilota automatico per sfrecciare rapidamente per le strade in cambio di occasionali ricariche.

Like a Dragon: Infinite Wealth presenta indubbiamente il più ricco campionario di passatempi della serie

Anche volendo andare per forza a piedi, ogni angolo è costellato di oggetti più o meno rari da scovare per motivare costantemente l’esplorazione, e gli scontri con i gruppi di nemici più deboli possono essere automaticamente vinti con la pressione di un tasto, creando un comodo metodo per racimolare rapidamente risorse e sviluppare un nuovo mestiere. Le attività secondarie continuano a ricoprire una grandissima importanza al di fuori della trama principale, permettendo al gruppo di potenziarsi e vivere avventure fuori di testa.

Virtua Fighter 3tb è ancora giocabilissimo.

Al netto delle piacevoli storie secondarie che spesso fruttano nuovi Pestamici (l’equivalente delle evocazioni di JRPG un attimo più seriosi) o tecniche impossibili da apprendere altrove, Like a Dragon: Infinite Wealth presenta indubbiamente il più ricco campionario di passatempi della serie, un’affermazione non da poco. Tra le immancabili vecchie glorie SEGA da ingozzare di monetine nei game center figurano SEGA Bass Fishing (un po’ debole senza l’apposito controller, va detto) e Virtua Fighter 3tb, episodio amatissimo dal pubblico giapponese nonché titolo di pregio al lancio dell’indimenticabile Dreamcast.

Personalmente non mi stupirei affatto se tra un mese SEGA decidesse di vendere Dondoko Island da solo, come legittimo spin-off di Yakuza

A completare il terzetto c’è Spikeout, belt scroller invecchiato maluccio ma qui storicamente rilevante, visto che dobbiamo tornare indietro al 2005 per trovare tracce del suo debutto domestico su una piattaforma atipica per il mercato nipponico come la prima Xbox. Lui e Virtua Fighter possono essere giocati liberamente da soli o con avversari in carne e ossa direttamente dalla schermata iniziale, ma se non siete in vena di retrogaming il menu comprende altre opzioni come il ritorno dei famigerati Sujimon. Vedete, Ichiban è cresciuto senza genitori ed è stato amorevolmente allevato dal personale di una soapland, trovando una salubre dose di escapismo nel mondo digitale di Dragon Quest, un avvenimento che lo ha dotato di una ferrea immaginazione. Per questo motivo i cattivi incontrati nel gioco assumono forme grottesche una volta iniziato il combattimento, una trovata che dona al singolare “bestiario” una forte personalità.

L’amicizia porta tanto vantaggi, tra cui potenti attacchi di squadra.

Se nel precedente Like a Dragon questa gentaglia veniva semplicemente catalogata, stavolta i bizzarri avanzi di galera possono essere schierati per combattere in una parodia di Pokémon ancora più dissacrante, con tanto di medaglie e lega da conquistare per detronizzare un misterioso imperatore. Iniziare è facile, visto che un’orda di agguerriti allenatori di Sujimon attende di combattere a ogni angolo: basta sfidarli e due squadre composte da tre adorabili criminali l’una vengono disposti una di fronte all’altra, pronte a darsi battaglia tra attacchi speciali e traiettorie dei colpi da indirizzare al meglio per colpire le altrui debolezze. Se l’idea vi aggrada troverete un passatempo sufficientemente profondo da giustificare la continua ricerca del Sujimon perfetto, da pestare brutalmente e successivamente invitare nel roster con regali e suppliche.

TUTTO DENTRO L’ISOLA DONDOKO

Questo però è nulla confronto all’Isola Dondoko, ennesima parodia di un altro campione d’incassi Nintendo. Durante i primi capitoli Ichiban si troverà suo malgrado spiaggiato su un’isola trasformata in discarica da una banda di facinorosi pirati. Spinto dal solito buon cuore, l’eroico capellone si ingegnerà per riportare l’atollo ai fasti di un tempo, aiutando gli sgangherati proprietari costruendo edifici e suppellettili per trasformare questa pattumiera in un resort turistico a cinque stelle. Si tratta di un’attività pericolosissima, capace di vampirizzare il tempo come niente fosse se non si presta attenzione: si inizia catturando insetti o pesci per mostrare al mondo la biodiversità del posto e in un attimo ci si trasforma in famelici imprenditori, pianificando le aree urbane e le attrazioni per spillare soldi ai visitatori, accogliendoli e incantandoli con attenzioni e souvenir durante il loro soggiorno.

Cosa c’è di meglio di un tramonto in riva al mare?

L’isola gode di una valuta propria e di un sistema di combattimento in tempo reale, e sa dispensare appagamento a ogni progresso con precisione chirurgica: andando avanti verrà annessa una fattoria dove mettere al lavoro i Sujimon che battono la fiacca, automatizzando parzialmente la raccolta di risorse e allenando nel frattempo gli energumeni. Nel frattempo, sulla terraferma, figure più o meno importanti potranno essere importunate per convincerle a visitare l’isola, a patto che il prestigio della struttura soddisfi i loro desideri, instaurando una sinergia tra questo bizzarro manageriale e il resto dell’avventura. Personalmente non mi stupirei affatto se tra un mese SEGA decidesse di vendere Dondoko Island da solo, come legittimo spin-off della serie.

In Breve: Avrà anche perso la console war, ma questa nuova incarnazione di SEGA come publisher è un’inarrestabile forza della natura: Like a Dragon: Infinite Wealth è il seguito perfetto, che corregge le sbavature e i dubbi sorti durante un primo episodio forse fin troppo sperimentale. Un sistema di combattimento incredibilmente appagante incornicia una delle più coinvolgenti vicende scritte dal Ryu Ga Gotoku Studio in un’avventura che si candida come serio contendente al gioco dell’anno, e siamo appena a gennaio.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Artisticamente il gioco è pienamente soddisfacente, anche se la natura cross-gen (nel 2024?!) mostra il fianco a un inevitabile riciclo di asset nella familiare Yokohama. Non sono presenti impostazioni grafiche, ma PS5 riesce a mantenere i 60fps bene o male in ogni occasione, con qualche cedimento giocando con la telecamera mentre si viaggia a tutta birra sul Segway. Ma del resto siamo pur sempre turisti, quindi tutto ci è concesso.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Storia, doppiaggio e cast straordinari / Il sistema di combattimento a turni finalmente convince appieno / Attività secondarie per tutti i gusti / Deciso senso di progressione.

Contro

  • Qualche asset preso in prestito dal precedente capitolo / Qualche sporadica caduta di ritmo durante la narrazione / L'ironia che circonda il personaggio di Ichi non è per tutti.
9.4

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

Password dimenticata