Nel corso della tormentata storia d’amore di Milky Way Prince, saremo più spesso spettatori che non giocatori
Le decisioni che prenderemo influenzeranno il resto della storia, che prevede finali multipli. Verso la fine del gioco (non preoccupatevi, niente spoiler) rivivremo le fasi più salienti dal punto di vista di Sune, scoprendo quando siamo stati inopportuni o magari egoisti, ferendolo involontariamente. Come nella vita reale, si viene a conoscenza dei propri errori quando è troppo tardi per porvi rimedio.
Lo stile grafico è ultra minimalista, ma allo stesso tempo efficace nel donare una propria personalità al gioco
LUI BALLERÀ TRA LE STELLE ACCESE
Milky Way Prince – The Vampire Star affronta in maniera elegante e mai troppo esplicita parecchi temi adulti e impegnati quali l’amore tossico, l’autolesionismo, l’annullamento della propria personalità per compiacere il partner e la perdita di autostima, ma nell’ora o poco più che impiega per svelarci uno dei finali – sì, è davvero così breve – non riesce a coprire tutti questi aspetti in maniera convincente e a volte i dialoghi sembrano fare il verso al vecchio spot della SIP nel quale l’innamorata ripeteva in continuazione “Mi ami? Ma quanto mi ami? Mi pensi? Ma quanto mi pensi?”.
Pur nella sua tragicità, la storia non riesce a far nascere dentro un’onda di angoscia, come invece avviene in altri titoli che esplorano drammi che possono colpire da un momento all’altro ognuno di noi, due tra tutti That Dragon, Cancer o Heavy Rain. È un peccato che possiamo perdonare? Perché no, se siamo alla ricerca di una storia d’amore disperato e il catalogo Netflix non riesce a soddisfarci, concediamoci pure un’oretta o due con il principe della Via Lattea. I puristi delle avventure a base di puzzle, d’altronde, faranno bene a scegliere altro, perché qui non troveranno pane per i loro denti. L’amore per i videogiochi, come quello tra le persone, è bello proprio perché è vario.
In breve: Milky Way Prince – The Vampire Star è spregiudicato, adulto, coraggioso e punta molto in alto, forse troppo, per essere la prima esperienza di un one-man-studio. Il buon stile è indubbio ma molti elementi della trama sono solo abbozzati, con la conseguenza che non sempre si riesce a immedesimarsi nei protagonisti. Originali le sezioni in cui si interagisce con i cinque sensi, che si alternano a momenti in cui c’è pochissimo da fare. Se non vi spaventa essere più spettatori che giocatori, fatelo vostro. Vista la breve durata, non avrete una scusa per non finirlo.
Piattaforma di Prova: PC (Asus Vivobook Pro 17)
Configurazione di Prova: I7, 8GB RAM, GeForce GTX 1050, SSD
Com’è, Come Gira: Senza alcun problema, è una visual novel!
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