In questa generazione abbiamo visto di tutto in ambito racing, ma una simulazione di Monster Truck ancora ci mancava… Ed è divertente anche se non si è nati redneck!
Sviluppatore / Publisher: Teyon / Nacon Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Competitivo PEGI: 3 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch
È facile fare gli snob quando si vedono robe così pacchiane, folli, senza alcun senso che non sia divertire un pubblico inebriato da alcool, colesterolo ed esaltazione collettiva. Noi, nati nel sogno e nel segno del Cavallino Rampante ma presi a schiaffi dalla realtà di un costo al litro della benzina che fa bestemmiare chiunque si avvini al distributore con la propria Punto presa a rate, non possiamo vedere di buon occhio questo spreco petrolifero che alimenta motori grossi come un monolocale.
Eppure, alla fine, se si supera il pregiudizio si capisce che il monster truck è solo un dialetto, un modo diverso di dire “amore”, quello per le corse, la stravaganza, la potenza di bolidi nati, come spesso accade, dal fai-da-te di campagnoli matti la domenica pomeriggio, esploso a catena poi in uno show caciarone e attraente come il wrestling o qualsiasi altro guilty pleasure da europeo che guarda oltreoceano dall’alto al basso, invidiandone un po’ la capacità di spettacolarizzare ogni cosa.
Perché qui ci si scatena come in una sagra di paese a dimensione nazionale, ballando country e rock ‘n’ roll sugli spalti mente nell’arena la bestia sembra lanciarsi in un’anacronistica breakdance. Come un toro punta il torero il pilota mira a esibirsi nel modo più spettacolare, tra fuochi d’artificio e briciole di prefabbricati dilaniati, sfruttando tutte le follie ingegneristiche di mezzi che, a guardarli, non dovrebbero nemmeno riuscire ad uscire dal paddock.
TRICK NON EUCLIDEI
Non c’è la licenza Monster Jam ma la ricetta degli eventi che affronteremo in Monster Truck Championship ha pochi e genuini ingredienti: gare, trick, distruzione e duelli, impreziositi da una glassa di personalizzazioni, estetiche e meccaniche, che sono il sale dell’esibizionismo sfrenato su cui questa cultura si basa.
Era quindi fondamentale, e Teyon l’ha capito subito, creare un sistema di controllo ad hoc che esaltasse mezzi unici
Bisogna innanzitutto imparare a gestire indipendentemente gli assali anteriori e posteriori, caratteristica che ne migliora immediatamente l’agilità e permette di esibirsi in donut che sono un po’ come l’Ollie per gli skater, girotondo che può durare per minuti interi se niente osa mettercisi tra le ruote, cosa improbabile. Ed è proprio il sistema di trick l’elemento più caratteristico dell’opera, capace di esaltare le qualità del gameplay. Le arene sono dense di ostacoli, elementi distruttibili e rampe che vanno a creare una morfologia da interpretare a sentimento per tenere il più possibile in vita il contatore delle combo e sospeso il fiato degli spettatori; ed ecco che un salto lungo si può concatenare ad uno mortale all’indietro, ripartendo poi in retromarcia e inclinando le ruote per disegnare cerchi che neanche Giotto, riprendendo poi a pieno gas.
Continua nella prossima pagina…
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