Ninja Gaiden 4 – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Dopo anni di silenzio e leggende sussurrate nel buio, il nome Ninja Gaiden torna a echeggiare come un antico mantra di sangue e acciaio. Il nuovo capitolo raccoglie l’eredità di una saga che ha definito un genere, tentando di riscriverne le regole con la stessa ferocia che un tempo ne aveva consacrato il mito. Tra pioggia, ombre e spade che sibilano nel buio, la promessa è quella di un ritorno alle origini, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Un esperimento audace, un salto nel vuoto a lama sguainata. Perché, in fondo, combattere il fuoco con il fuoco è sempre stato il destino dei ninja.

Sviluppatore / Publisher: PlatinumGames, Team NINJA, KOEI TECMO GAMES CO. / Xbox Game Studios Prezzo: 69,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: Steam, Xbox Series, PlayStation 5

Combattere il fuoco con il fuoco: cosa mai potrebbe andare storto, in fondo? Il drago nero è stato sigillato, ma la sua nefasta presenza ha condannato il mondo a una notte eterna e a una pioggia inarrestabile, in cui ogni goccia pesa e colpisce come una lancia, ineluttabile memoria della sua esistenza, silenziosa ma imperitura. Il clan Karasu è un ramo del clan Hayabusa, ma affonda le proprie radici nel sinistro antagonista che continua a esistere, con la sua ingombrante ombra, nonostante i vincoli che lo imprigionano.

Dopo una missione di assassinio conclusa non proprio secondo i piani, sorge un nuovo progetto che incarna il concetto stesso di follia: liberare il Verme Nero, annullando i sigilli uno alla volta per poi esorcizzarne definitivamente l’anima. Non la più convincente delle idee.

LA DOPPIA RESURREZIONE DI NINJA GAIDEN 4

Ninja Gaiden è morto, evviva Ninja Gaiden. Del resto, la serie ha progressivamente perso il suo attrito originario, allontanando i fan con le snaturate riscritture Sigma, un terzo capitolo che – soprattutto nella sua versione iniziale – si è rivelato una cocente delusione, e perfino con uno spin-off (Yaiba: Ninja Gaiden Z) che della serie originale portava soltanto il nome. Insomma, i fasti di Ninja Gaiden Black e del secondo episodio “vanilla” sembrano ormai appartenere al passato.

Le efficacissime opzioni di contrattacco contribuiscono a creare una pressione diversa rispetto ai “veri” Ninja Gaiden firmati dal compianto Tomonobu Itagaki.

Ma non dev’essere per forza un male: basta trovare una nuova direzione da cui ripartire. E in questo senso, i colleghi di PlatinumGames potrebbero essere i partner ideali per il Team NINJA. Platinum, ex Clover Studio, è stato a suo tempo il fiore all’occhiello di una Capcom tutt’altro che lungimirante. La casa di Bayonetta, Vanquish e MadWorld, sinonimo di eccellenti giochi d’azione, oggi sembra però aver smarrito un po’ la bussola. Ninja Gaiden 4 diventa così l’occasione per una doppia rinascita. L’opportunità di iniettare una sana dose di novità, a partire dal nuovo protagonista, Yakumo, e dalla sua capacità di mutare la forma delle proprie armi attingendo al proprio sangue o, più tecnicamente, a un apposito indicatore che si carica combattendo. Attivando la Forma Corvo di sangue, i colpi di Yakumo diventano più lenti ma devastanti, capaci di infrangere la guardia dei nemici chiusi in difesa e di interrompere le tecniche poderose con contrattacchi micidiali.

Yakumo può anche entrare in stato di frenesia al riempimento dell’apposita barra, guadagnando ulteriori modi per terminare rapidamente la vita dei nemici.

È un’idea che cambia radicalmente il ritmo degli scontri, grazie anche a una rinnovata verticalità delle arene, dove nemici armati di lanciamissili o capaci di librarsi in volo attaccano da ogni direzione, pronti a cadere, uno dopo l’altro, sotto l’arsenale del tetro ninja. Sommando le tecniche che ci si aspetta dalla serie – come i lanci della ghigliottina o l’Izuna Drop – una volta presa la mano il combattimento diventa estremamente soddisfacente e dinamico. Gli scontri, soprattutto nei livelli avanzati, pongono il tenebroso protagonista ai ferri corti contro nuclei di avversari numerosi e variegati rispetto alla snaturata serie Sigma: i colpi arrivano da ogni direzione, ma l’azione resta sempre leggibile grazie a pratici indicatori che segnalano gli attacchi provenienti da fuori schermo. Il tutto condito da una buona dose di catartica tamarraggine, con Yakumo che si lancia da precari droni di sorveglianza per intercettare i nemici in volo, mutilarli e finirli con esecuzioni brutali, non risparmiando osservazioni taglienti nei confronti delle future vittime.

L’entusiasmo per un gioco oggettivamente ottimo mi ha spinto subito a selezionare la difficoltà Maestro Ninja

Nel cuore della lotta emergono alcuni capisaldi che tradiscono chiaramente il DNA di PlatinumGames: Le reazioni tempestive da parte del giocatore aprono la strada a tecniche di contrattacco anche fin troppo efficaci, capaci di trasformare non solo le classiche schivate al rallentatore, ma anche le parate perfette o i contrasti – quei momenti in cui si intercetta il fendente nemico con il proprio – in un pretesto per scatenare una carneficina senza eccessivo sforzo. E quello che state immaginando in questo momento, da veterani della serie, purtroppo è vero: al livello di difficoltà Normale (tralasciando la modalità Eroe, la più facile), Ninja Gaiden 4 è tutt’altro che impegnativo, e ho impiegato circa quindici ore per raggiungere i titoli di coda con relativa semplicità. Il primo boss è stata una palestra dura ma giusta, perfetta per sperimentare e padroneggiare le nuove meccaniche; una volta comprese, tutto il resto è andato in discesa. Il che non significa che non mi sia divertito, anzi. L’entusiasmo per un gioco oggettivamente ottimo mi ha spinto subito a selezionare la difficoltà Maestro Ninja (sbloccabile dopo aver completato la campagna) per mettere alla prova la mia presunzione contro una rinnovata cattiveria.

Non era questo il distretto a luci rosse che volevo visitare…

Ninja Gaiden 4, tra l’altro, offre una curva di apprendimento decisamente accessibile, legando il progressivo sblocco delle tecniche all’insegnamento di Tyran, il mentore del clan del Corvo, che dispensa il suo sapere solo dietro pagamento in NinjaCoin (sì, pare che i ninja abbiano una valuta tutta loro), una risorsa di cui, a scanso di equivoci, vi ritroverete presto le tasche piene.

La ripetitività raggiunge l’apice con l’arrivo di Ryu Hayabusa, che controlleremo brevemente nella seconda metà dell’avventura.

Da buon maestro, Tyran accompagna le lezioni con sessioni di pratica facoltative, utili per apprendere a fondo le nuove abilità prima di far passare la voglia al prossimo gruppo di nemici di essersi svegliato quella mattina. Nei suoi pressi sorgono anche i terminali DarkNest, un sistema di comunicazione interno al clan che consente di ripristinare istantaneamente i punti ferita e rimpinzarsi di oggetti curativi, sparpagliati in gran numero nei livelli. A questo punto, credo abbiate capito che dovreste iniziare il gioco almeno al livello Difficile, in attesa del vero banco di prova, ovvero Maestro Ninja. Del resto aspettate un nuovo, vero Ninja Gaiden praticamente dal 2008, e dopo tutta questa attesa ve lo dovete. A voi stessi, e a Ryu Hayabusa. E a proposito di lui…

UNA STORIA DI DUE NINJA. O QUASI.

Ninja Gaiden 4 è la storia di Yakumo. A lui è dedicata buona parte della vicenda e delle meccaniche, tra cui le tre armi extra che affiancano la coppia di katane di base; intercambiabili all’istante, condividono la stessa doppia natura “ematica”, assumendo nuove forme durante il potenziamento e rivelandosi sempre interessanti da usare.

Purtroppo, il level design rappresenta il tallone d’Achille del gioco.

C’è un fioretto eccellente per gli scontri uno contro uno, che si trasforma in una trivella perfetta per scatenare quei momenti Gurren Lagann a cui è impossibile dire di no, o ancora un bastone ideale per il crowd control, che diventa un colossale martello da attivare al momento giusto per provocare deflagrazioni devastanti. Infine – il più originale – una sorta di sacca interdimensionale, armata di strumenti di morte provenienti da diverse ere, con cui proiettare Yakumo verso il combattimento a medio e lungo raggio, un’idea tanto inusuale quanto irresistibile per una saga storicamente incentrata sul corpo a corpo.

Luci al neon, musica a tutto volume e uno scenario che pare uscire dal primo tankobon di Devilman.

Usarle frutta punti esperienza con cui sbloccare nuove mosse, attivabili tramite combinazioni di input che si sommano alle combo base, mantenendo alta la varietà dei combattimenti che esplode nei duelli contro i carismatici boss.Raramente uno dei punti memorabili della serie, qui gli scontri offrono il giusto mix di inventiva e follia. Anche stavolta, le efficacissime opzioni di contrattacco contribuiscono a creare una pressione diversa rispetto ai “veri” Ninja Gaiden firmati dal compianto Tomonobu Itagaki. Non è necessariamente un male, ma potrebbe non essere l’esperienza che i fan più ortodossi anelavano, almeno non ai livelli di sfida inferiori. Perché, una volta calibrata la difficoltà, il combattimento brilla davvero. Non a caso, i momenti più intensi – al netto della ricca modalità sfida disponibile al termine della campagna, con tanto di classifiche online – sono i Purgatori, piccole arene nascoste dove è possibile scommettere parte della propria vitalità per imporsi handicap con cui guadagnare un quantitativo maggiore di (inutili) NinjaCoin e punti esperienza, affrontando ondate di nemici ferocissimi. Purtroppo, il level design rappresenta il tallone d’Achille del gioco; non che mi aspettassi una svolta open world, ma le mappe incarnano il concetto stesso di linearità, offrendo solo brevi deviazioni per andare a caccia di banali missioni secondarie, spesso riciclando asset e situazioni fino all’esasperazione.

Una Tokyo sferzata dalla mefitica pioggia regala scorci cyberpunk di grande fascino

Yakumo sfoggia sovente i gadget hi-tech del suo clan per volteggiare a quote vertiginose, scivolare lungo i binari delle monorotaie meglio di Tony Hawk o librarsi in volo sfruttando correnti ascensionali con ali in carbonio. Peccato che siano situazioni che vedrete decine e decine di volte. L’adrenalina scorre potente quando ci si ritrova a sfrecciare evitando convogli in arrivo balzando da un binario all’altro o correndo sulle pareti all’ultimo istante, ma dopo l’ennesima volta la sequenza perde mordente e diventa prevedibile. Dispiace, perché la direzione artistica è pienamente al suo posto. Una Tokyo sferzata dalla mefitica pioggia regala scorci cyberpunk di grande fascino, tra ambienti costruiti con cura e pozzanghere che riflettono luci e neon come frammenti di un incubo lucido. Allo stesso modo, le foreste popolate da tengu e yokai sprigionano un’atmosfera oscura e solenne, lugubre e reverenziale come un santuario proibito. Sfortunatamente la sensazione è che tutto sembri durare un po’ più del necessario. Questo è dovuto, principalmente, alla continua riproposizione di situazioni, dettagli e gruppi di nemici. Finché sono numerosi e cadono in fretta, mantenendo alto il ritmo del combattimento e abbracciando la filosofia di Ninja Gaiden 2 – fatta di rapide uccisioni e una colonna sonora incalzante che scandisce il ritmo del massacro – va tutto bene. Ma quando (e il terzo “bioma” ne è un esempio lampante) i gruppi di nemici diventano più coriacei e si susseguono senza tregua, si finisce per desiderare che tutto si concluda al più presto, certamente appagati ma anche stremati.

Ryu non ha perso un’oncia del suo fascino, peccato che venga messo in secondo piano dal nuovo venuto.

La ripetitività raggiunge l’apice con l’arrivo di Ryu Hayabusa, che controlleremo brevemente nella seconda metà dell’avventura. Lì il gioco ci rifila la classica “mossa Devil May Cry 4”, costringendoci a riattraversare buona parte degli scenari già visitati e riaffrontare gli stessi boss, infilando così l’ultimo chiodo sulla bara della creatività. Ryu è un personaggio solo marginalmente diverso da Yakumo: più “pesante” negli attacchi, si affida unicamente alla Spada del Drago e compensa l’assenza di strumenti extra con quattro tipi di Ninpo, condividendo comunque buona parte delle meccaniche grazie a un indicatore supplementare pressoché identico.

Nel cuore della lotta emergono alcuni capisaldi che tradiscono chiaramente il DNA di PlatinumGames.

Si presenta – è pur sempre Ryu Hayabusa, dopotutto! – già in possesso della maggior parte delle tecniche classiche (quelle legate ai contrattacchi si ottengono rapidamente aprendo appositi contenitori) e può rifornirsi presso il negozio del vecchio Muramasa. A parte queste piccole differenze, la sensazione è quella di trovarsi davanti a personaggi fin troppo simili, e forse l’assenza del suo iconico arsenale (ci manchi, Flagello Vigoriano!) farà storcere il naso ai fan di vecchia data più irriducibili.

In Breve: Ninja Gaiden 4 è un ritorno potente, imperfetto ma pieno di carattere, capace di far dimenticare gli anni di silenzio con un sistema di combattimento che rasenta la perfezione per fluidità e ferocia. L’unione tra Team NINJA e PlatinumGames funziona: l’azione è brutale, viscerale e visivamente splendida, con una direzione artistica che trasforma Tokyo e i suoi incubi in un teatro kabuki di luci soffuse e sangue. Un limite evidente è rappresentato dalla linearità delle mappe e dalla ripetizione di nemici e boss, che finiscono per diluire il ritmo, rendendo la seconda metà dell’avventura più faticosa che emozionante. Ninja Gaiden 4 ha carattere da vendere e si conferma un gioco esteticamente accattivante, ma incapace di mantenere costante la tensione che promette nei suoi momenti migliori. Un nuovo inizio convincente, anche se non ancora il capolavoro che i fan aspettavano da troppo tempo.

Piattaforma di Prova: PC, Xbox Series X
Configurazione di Prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32Gb 3600Mhz, SSD
Com’è, Come Gira: Su console il gioco offre le ormai classiche due modalità di visualizzazione: una orientata alla qualità grafica, con framerate bloccato a 30 fps (una scelta piuttosto discutibile per un titolo d’azione di questo tipo), e una dedicata alla fluidità, decisamente consigliata, stabile sui 60 fps. È presente anche una terza modalità che spinge fino a 120 fps, attivabile dalla schermata iniziale, a patto che il vostro schermo la supporti: vale la pena farci un salto. Su PC, con la configurazione di prova, il titolo ha girato a 144 fps fissi per l’intera durata della campagna con i dettagli sparati al massimo, senza cali degni di nota. Solo nelle prime ore si sono verificati un paio di bug minori, risolti semplicemente ricaricando il checkpoint precedente. Test effettuato con DLSS di NVIDIA attivo, ma senza opzioni per il frame generation. Ottimo anche il supporto all’accessibilità, con numerose impostazioni dedicate – dalla personalizzazione cromatica agli input semplificati – alcune delle quali attive automaticamente nella modalità Eroe.

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Pro

  • Sistema di combattimento fluido, rinnovato e ricco di variabili con cui sbizzarrirsi / La sinergia tra Team NINJA e PlatinumGames ha tirato fuori qualcosa che merita di essere giocato / Galloni di sangue per una direzione artistica brutale e ispirata.

Contro

  • Level design eccessivamente lineare e ripetitivo, con un massiccio riciclo di asset / Alcune sezioni spettacolari perdono impatto per saturazione / La parte dedicata a Ryu è una delusione / Troppo facile ai livelli intermedi, iniziatelo subito a Difficile.
8

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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