Platform estremi. Sono quelli al cui confronto il più tosto dei Super Mario e il Rayman più bastardo assomigliano a una passeggiata nel parco in una fresca giornata primaverile. È l’ultima moda, anzi a dire la verità va avanti da un bel po’ e ha dato vita a piccoli, grandi capolavori come Super Meat Boy e il recente, superbo Celeste. Se non fate parte di coloro che apprezzano pollici doloranti, sangue sudato e imprecazioni in almeno sei lingue siete pregati di girare a largo e procedere verso la prossima recensione… ok, siete ancora qui? Bene, ci piacciono i tipi tenaci.
Partiamo subito con un po’ di orgoglio nazionale: OkunoKA è un gioco tutto italiano, tra l’altro sviluppato da un team veramente piccolo al suo esordio su una qualsiasi piattaforma. Centro perfetto al primo colpo? Non proprio, ma ci sono andati abbastanza vicini. Partiamo dal lato puramente estetico, che poi è anche la prima cosa che vi colpirà quando la schermata di caricamento avrà esaurito il suo dovere. OkunoKA ha uno stile molto particolare che per molti versi ricorda qualcosa di già visto. C’è un character design che ricorda da vicino quello degli ultimi Rayman ma con un pizzico del vecchio Badlands. La trama di fondo vede l’uno di fronte all’altro il solito essere malvagio (Os) e il suo contrappunto positivo (Ka), il primo deciso a trasformare in macchine tutti gli abitanti del mondo degli spiriti e il secondo determinato ad impedirglielo.
FACILE DA GIOCARE
Non siamo in presenza del classico platform “a scorrimento”. Gli stage sono mono-schermata e sono più di cento, ma le prime due dozzine sono più che altro un benvenuto, utili a prendere confidenza con i comandi e i poteri che in seguito dovrete sfruttare in modo molto più convincente e creativo. Questi prevedono la manipolazione di determinati elementi – acqua, fuoco ed elettricità – che consentono di creare elementi utili a raggiungere tutte le zone dei livelli. È possibile usarne solo uno alla volta e spesso per un periodo di tempo piuttosto limitato, ma sufficiente a sfruttare al meglio la grande abilità nei salti del protagonista.
Platform estremi. Sono quelli al cui confronto il più tosto dei Super Mario assomiglia ad una passeggiata nel parco in una fresca giornata primaverile
DIFFICILE DA PADRONEGGIARE
Il paragone più immediato che si può fare è proprio con lo stimato Super Meat Boy. Sapete cosa significa? MORTE… in tutte le sue sfumature. Se non avete paura di dover ricominciare un livello dalle 15 alle 50 volte, l’ostacolo più grande per farvi piacere OkunoKA è praticamente superato. Per completare al meglio tutti i livelli dovrete però avere molta, molta, molta pazienza. Sì, perché quando vi mancheranno appena due decimi di secondo per arrivare alla valutazione massima e per limarli dovrete stare davanti allo schermo più di mezz’ora, il rischio di un attacco isterico sarà abbastanza alto. A un certo punto, però, vedrete la luce e ciò che vi sembrava impossibile si materializzerà davanti ai vostri occhi. Per riuscirci dovrete raffinare sempre di più la vostra tecnica, ed è proprio questo che rende OkunoKA un prodotto incredibilmente immediato ma al tempo stesso profondo. I salti elementari dell’inizio dovranno diventare millimetrici, le corse sempre più veloci, gli spazi tra le piattaforme andranno imparati a memoria, così come le pareti scalabili e quelle a cui non dovrete avvicinarvi.
Il difficile arriva se siete dei maledetti completisti
OkunoKA è una sfida per molti ma non per tutti, come recitava un vecchio slogan. Tenetene conto al momento dell’acquisto ma non fate l’errore di snobbarlo per paura. Avvicinatevi al gioco Caracal Games con la dovuta cautela e il rispetto che merita, proprio come fareste con un qualsiasi Dark Souls. Non scoraggiatevi dopo i primi fallimenti e ne ricaverete un’esperienza tanto ardua quanto appagante. Stiamo vivendo un periodo molto florido per il videogaming di matrice italiana, rendiamo onore all’ennesimo prodotto nostrano che non ha nulla da invidiare ai migliori esponenti del genere.