Il gioco di ruolo ha spesso occupato un posto di rilievo nel medium videoludico, grazie alla sua capacità di trascinare i giocatori all’interno di narrazioni avvincenti, articolate e indimenticabili. Nei panni di avventurieri alle prime armi ci siamo gettati a capofitto in mondi chimerici, indotti a portare a termine il maggior numero di compiti al fine di conquistare potere, fama e gloria. Dai capolavori in visuale isometrica alle avventure tridimensionali, in prima e terza persona, i giochi che hanno saputo rapire la nostra fantasia sono stati veramente tantissimi e una costola di questo filone è passata allo step successivo, insinuando all’interno del genere le meccaniche di un survival game.
Tra i molti prodotti che appartengono a questa corrente troviamo Outward, un gioco di ruolo sviluppato da Nine Dots Studio pronto a mettere alla prova i giocatori più accaniti che cercano una sfida tanto realistica quanto gratificante.
IL DIAVOLO È NEI DETTAGLI
Dopo essere sopravvissuto a un naufragio, il nostro alter ego si risveglia su una spiaggia solo e scombussolato, alla ricerca di un modo per raggiungere indenne la propria città natale. I primi passi nel mondo di Aurai vengono caratterizzati da un sistema di gioco basilare ma complesso, che attinge liberamente dalle regole inerenti al genere arricchendole però con diversi tecnicismi, pronti a ostacolare la nostra permanenza in queste lande sconfinate. A una prima occhiata, Outward sembra il più classico dei gioco di ruolo: l’interfaccia mostra distintamente barra di vita e stamina, un piccolo specchietto per le abilità attive adoperabili e una bussola in alto, utile a capire verso quale direzione siamo diretti. Una volta mossi i primi passi nel mondo, uscendo al di fuori della città di Cierzo, dovremo anche fare i conti con i bisogni di prima necessità legati a fame, sete, sonno e quant’altro, senza ignorare per giunta una buona quantità di malus legati al tempo atmosferico, purtroppo accompagnati da una pletora di nemici assortiti pronti a eliminarci sfruttando ogni nostro minimo errore.
Anche il guerriero più coriaceo vedrà messa in discussione la propria pazienza!
IMPEGNATIVO MA GRATIFICANTE
Sul piano ruolistico, Outward elimina gli onnipresenti punteggi caratteristica, lasciando che il sistema di progressione del nostro personaggio venga messo in moto dalla spesa di denaro sonante, unica valuta in gioco, da spendere presso precisi istruttori sparsi per il mondo di Aurai. Ognuno di essi potrà insegnarci delle abilità specifiche per le armi in circolazione, così da renderci in qualche modo degli eroi versatili pronti a gestire ipoteticamente ogni tipo di evenienza. Certo, l’opzione migliore resta sempre quella di scegliere un’arma con un moveset che si avvicina al vostro stile di gioco, perché ognuna si basa sulla solita danza di colpo, parata e schivata.
Tecnicamente non è eccezionale, ma comunque si distingue con il suo stile
Outward è un survival RPG capace di tenere col fiato sospeso sin dalle prime battute. Anche quando i giochi sembrano fatti, un minimo errore può decretare la sconfitta persino per il più coriaceo dei guerrieri, motivo per cui l’attenzione e la cura per i particolari diventano presto i migliori compagni di chi vorrà avventurarsi nelle terre di Aurai. Forse all’inizio potrà sembrare un po’ caotico, ma armandosi della dovuta pazienza saprà gratificare come si deve. Peccato per il prezzo, forse lievemente alto per gli standard odierni.