Una volta ucciso il predator lo scontro si concluderà automaticamente, tralasciando i deludenti soldati di contorno comandati dall’IA
Anche perché qualora l’alieno venga ucciso nel mentre della missione, quest’ultima si concluderebbe automaticamente, decretando la vittoria del Fireteam. Oddio, veramente dovrebbero esserci anche dei soldati di contorno comandati dall’IA a darci filo da torcere, ma quest’ultima appare così rudimentale da non impensierire minimamente durante lo scontro, rivelandosi più un elemento di disturbo che un vero e proprio problema con cui avere a che fare.
SE PUÒ ESSERE FERITO, PUÒ ESSERE UCCISO
I problemi sembrano però non finire qui. Sul fronte del gunplay, fulcro dell’esperienza quando si fa parte del team umano, si raccolgono dei feedback purtroppo scadenti, tant’è che sembra più volte di sparare dentro un simulatore dove sono stati eliminati rinculo e realismo.
Anche il Predator “soffre” di problemi nell’utilizzo delle sue armi, dando l’impressione che le hitbox nel combattimento corpo a corpo, giocato in terza persona, siano completamente errate. Salendo di livello è possibile sbloccare armi ed equipaggiamento per ognuna delle due squadre, ma sembra che anche il miglior equipaggiamento non valga nulla di fronte a una scarsa organizzazione. Insomma, se si tiene alta l’attenzione, un Predator difficilmente riuscirà a farla franca, poiché incapace di reggere lo scontro contro quattro bocche di fuoco.
Citazioni o meno, il Predator offre sempre un discreto feedback emozionale una volta interpretato
Il Predator sblocca ad esempio lo Smart Disc entro il livello trentuno, arma letale contro cui è difficile reagire qualora non si abbiano i giusti strumenti con cui rispondere.
Peccato davvero per il gameplay, il gioco necessitava di maggiore cura e attenzione
Opportuno sottolineare anche una serie di difetti legati alle animazioni dei soldati appartenenti alla fazione guidata dal computer, che a malincuore lascia inoltre emergere un sistema di personalizzazione del personaggio legata solo a qualche elemento cosmetico e poco più.
In Breve: Predator: Hunting Grounds poteva rivelarsi un buon prodotto proprio in virtù del franchise da cui trae ispirazione, inscenando uno spettacolo coinvolgente capace di far scendere in campo uno degli alieni più affascinanti del mondo hollywoodiano. La gestione di questo titolo, un po’ come il fu Venerdì 13: The Game, non si rivela insomma all’altezza di un acquisto a prezzo pieno, lasciandoci solo sperare in un supporto serrato pensato per farlo riemergere dalle ceneri. In questo momento, a malincuore, tale prodotto è pronto per l’autodistruzione (risata del Predator).
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 5, 16GB RAM DDR4, RADEON RX 480, SSD, Windows 10 a 64-bit
Com’è, Come Gira: La versione PC si comporta egregiamente anche con una configurazione di medio livello, regalandoci una discreta resa visiva che va liscia come l’olio, con un framerate ancorato sempre (o quasi) a 60 frame per secondo. Anche qui bisogna sottolineare una cura piuttosto abbozzata dei modelli, accompagnata da un level design piuttosto piatto.
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