Project Warlock - Recensione

PC

Vi ricordate DooM? Dovreste. In fondo uscì 25 anni fa e, proprio in questi giorni, mezza Internet sta festeggiando l’anniversario aspettando che John Carmack, il suo ormai leggendario programmatore, rilasci Sigil, un pacchetto di livelli aggiuntivi scritti per l’occasione. DooM fu una sorta di spartiacque per il mondo dei videogiochi, il titolo che più di ogni altro contribuì a rivoluzionare i paradigmi degli sparatutto, spostando la visuale dal 2D alla prima persona (meglio del predecessore Wolfenstein 3D) e introducendo tutta una serie di novità che ormai diamo per acquisite, come per esempio il netplay. Come tutti gli inizi, però, anche DooM aveva le sue ingenuità, prima fra tutte uno schema di gioco semplice e molto lineare, dove era necessario fare sostanzialmente due cose: cercare l’uscita del livello (ed eventualmente le chiavi per aprirla) e raggiungerla dopo aver “fraggato” ogni cosa che si muovesse sullo schermo.

BEATA “IGNORANZA”

Il gioco di Carmack diede vita al genere degli FPS e ispirò decine, centinaia di giochi a seguire. Non c’è shooter in prima persona che non paghi pegno, in qualche modo, a questo geniale precursore. Tuttavia, come giustamente accade a ogni cosa, anche il genere degli FPS si è evoluto e affinato nel tempo, dal punto di vista tecnico e sul piano della complessità della sceneggiatura e del gameplay, dando origine a tutta una serie di “rami” che vanno dal tattico all’eSport, dalla commistione coi puzzle allo “sparatutto ignorante” dei vecchi tempi, quelli in cui bastava per l’appunto sparare ed evitare accuratamente gli attacchi nemici per proseguire. Project Warlock si pone a metà strada fra quest’ultima specie e un gioco di ruolo, visto che possiamo far evolvere il nostro protagonista spendendo tutta l’esperienza che accumuliamo nell’accrescimento di diverse abilità.

OMAGGIO AL PASSATO, MA NON SOLO

Graficamente parlando, Project Warlock può essere considerato l’equivalente shooter di quelle avventure grafiche punta e clicca che, pur essendo state programmate oggi, preferiscono mantenere una grafica in pixel art a risoluzioni desuete come 640×400 o addirittura 320×200 punti. Il suo autore, il diciannovenne Jakub Cislo, ha usato il motore 3D Unity cercando di riproporre lo stesso comportamento dello storico Doom Engine di iD Software, o del suo diretto concorrente BUILD di Apogee, motori che in realtà partivano da informazioni bidimensionali per creare il mondo di gioco.

il diciannovenne Jakub Cislo ha usato il motore 3D Unity cercando di riproporre lo stesso comportamento dello storico Doom Engine di iD Software

Non solo, per rendere più “realistico” l’omaggio al passato, ha anche volutamente scelto di usare texture sgranate, personaggi cubettosi, animazioni al minimo sindacale dei frame, enfatizzando il più possibile quello che, successivamente, noi avremmo chiamato aliasing. Dobbiamo così affrontare mostri che si presentano sempre nello stesso posto, sempre allo stesso modo, usando sempre le stesse strategie di attacco che, naturalmente, dobbiamo imparare poco alla volta per uscirne vivi. E se tutto questo “vecchiume” non fosse sufficiente a far piangere di nostalgia il maniaco del vintage che c’è in noi, fra le opzioni della grafica ce n’è una che permette di usare i pixel shader per aggiungere effetti come la palette del Commodore 64 e dello Spectrum (oltre che di una pletora di vecchi sistemi a 8 bit), o delle terrificanti scanline in movimento, come se ne vedevano solo coi peggiori videoregistratori VHS.

SBRINDELLIAMO IN ALLEGRIA!

Project Warlock è dunque un gioco del 2018 che finge di essere del 1993. Per affrontarlo dobbiamo recuperare tutta l’ingenuità e tutta la pazienza di cui eravamo dotati 25 anni fa e, per i più giovani, la sfida potrebbe essere una novità avvincente.

l’aspetto più affascinante di questo gioco è proprio l’età del suo sviluppatore

Ma l’aspetto più affascinante di questo gioco è proprio l’età del suo sviluppatore, sensibilmente inferiore a quella dei capisaldi da cui ha tratto ispirazione: è decisamente stucchevole osservare la capacità di analisi con cui Jakub Cislo li ha affrontati, studiati, assimilati e sintetizzati, senza aver potuto percorrere il cammino evolutivo che ha portato alla loro concezione negli anni Novanta. È un po’ come se un giovane regista di 20 anni si cimentasse oggi nel remake di un film del 1919, cercando di riproporre – con le macchine e le conoscenze di oggi – i risultati di tecniche e macchinari che si usavano a quell’epoca. E il bello è che questa strana operazione ha avuto un successo clamoroso: Projeck Warlock è un gioco frustrante ma avvincente, vecchio ma nuovo, “ignorante” ma ragionato e, soprattutto, economico ma divertente!

Alla facciazza di tutta l’evoluzione storica degli sparatutto, senza prestare alcuna attenzione alle mollezze del giorno d’oggi e senza uno straccio di trama o di motivazione dietro, Project Warlock ci riporta all’infanzia del genere con tutto il suo carico di rambismo, di ultraviolenza, di purulente esplosioni splatter, ma aggiungendo un tocco di modernità con la possibilità di far evolvere il proprio avatar. L’operazione ha successo: il gioco è immediato e divertente, dannatamente impegnativo ma in grado di provocare la famosa “sindrome da ancora una partita e poi basta” con cui molti di noi, negli anni Ottanta, si sono impoveriti a furia di cacciare monetine dentro ai coin op. Costa solo 12 euro e nulla più, vorrete mica lasciarlo lì!?

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Pro

  • Divertente, nel senso più genuino del termine.
  • Tanti livelli, tante armi, tanti mostri da affrontare.
  • Interessantissima reinterpretazione di un genere storico.

Contro

  • Gameplay schematico e per definizione ripetitivo.
  • I giocatori di oggi potrebbero trovare il tutto limitativo.
8.1

Più che buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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