HP Reverb G2 – Recensione

NIENTE MALE I CONTROLLER DEL REVERB G2, ANCHE SE NON SARANNO IMMEDIATAMENTE COMPATIBILI CON TUTTI I GIOCHI

In ogni caso, l’esperienza di gioco coi controller di HP è piacevole, ma richiede un minimo di adattamento: le due manopole non sono immediatamente compatibili con tutto il parco giochi a disposizione, ma HP ha risolto il problema permettendoci di programmare i ‘bindings’, cioè le associazioni di pulsanti e movimenti, e soprattutto di condividerli con gli altri utilizzatori della piattaforma. Esiste quindi una discreta libreria di software e di bindings già pronti, che permettono di migliorare notevolmente la situazione.

IL TALLONE D’ACHILLE: L’HARDWARE NECESSARIO

Il Reverb G2 di HP, come abbiamo detto, non è un visore standalone ma necessita di un buon PC per funzionare. E con buon PC se ne intende uno dotato di un processore da 6-8 core fabbricato negli ultimi cinque anni e, soprattutto, una scheda video GeForce GTX 1080 o una equivalente di AMD, come per esempio una Radeon RX 5700. Scriverlo è un po’ come dare un coltellata, in questi tempi di penuria e di follia del settore, ma non ci sono tanti modi per indorare la pillola: la mia GTX 980 Ti riesce ancora a gestire l’ambiente virtuale di Microsoft e mi permette addirittura di giocare al minimo dei dettagli, ma l’esigenza fondamentale di questo visore è una GPU in grado di muovere almeno 90 fotogrammi al secondo alla risoluzione 4K, cosa che solo i modelli di fascia alta delle ultime due generazioni (RTX 2070, 2080, 3060, 3070, 3080 e 3090, oppure Radeon RX 6700, 6800/XT e 6900) possono fare, oppure bisogna accontentarsi del framerate dimezzato (GTX 1070, RTX 2060), anche se esiste un trucco che permette di ridurre la risoluzione senza cambiarla effettivamente: da qualche tempo ormai le GPU hanno dissociato il concetto di “risoluzione di rendering” da quello di “risoluzione sullo schermo”, in altre parole possono calcolare un’immagine a 1920×1080 pixel e poi “spararla” sullo schermo a 4K, con la stessa velocità di rendering della risoluzione più bassa. Basta andare nelle impostazioni dei giochi in cui è possibile farlo, insomma, e ridurre la risoluzione di rendering a una frazione di quella effettivamente usata dal Reverb G2.

SERVE UN PC NON INDIFFERENTE PER GIOCARE CON IL REVERB G2, ANCHE SE QUALCHE TRUCCHETTO CI PUÒ VENIRE IN AIUTO

Il risultato è una fluidità maggiore senza una considerevole perdita di qualità visiva, perché la percezione che si ha del gioco con il caschetto è completamente diversa da quella che possiamo immaginare stando semplicemente davanti a un monitor. Altri tweak permettono di ridurre o eliminare il motion blur nelle scene e questo è fondamentale per chi – come me – soffre di “Mal di Doom” (detta anche motion sickness) dal 1992. Temevo che indossare questo visore mi avrebbe fatto vomitare anche l’anima a partire dal cenone di Natale di due anni fa, ma mi sono dovuto ricredere: dopo la prima run, durata quasi un’ora, non avevo neanche il mal di testa.

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