Alcuni franchise vengono fatti proseguire senza sosta e senza apparente motivazione produttiva, tanto meno in senso narrativo (vedi Terminator: Destino Oscuro), solo per il mero gusto di spremere fino all’ultimo centesimo l’appeal di un marchio. Ci sono altri casi, invece, complice anche un’idea di base assai versatile, che sembrano non avere mai fine e riuscire anche nel capitolo più menomato a comunicare qualcosa, un messaggio, una sfumatura, perfettamente applicabile e calata nel contesto quotidiano.
Questo è il caso di Saw, con il primissimo capitolo partorito dalla geniale mente di Leight Whannell e portato su pellicola dalle abili mani di James Wan. Poi, dalla natura thriller, si è passati allo splatter, una serie di sequel non all’altezza, ma divertenti nel semplice gioco di rendere retroattivi personaggi o eventi di film precedenti: ogni singolo dettaglio veniva ripescato per costruirci un’intrecciata storia, in genere fatta di giustizia dal dubbio valore morale, applicata in contesti sempre diversi in cui le varie trappole dispensatrici di “seconde occasioni” erano sempre diverse, variegate e vero sfogo creativo su cui far perire o meno i malcapitati, rei di non aver seguito una buona condotta di vita.
Spiral cerca di rinfrescare il franchise di Saw ripartendo dalle origini
Se nelle regole di John Kramer non si imponeva questa truce punizione alle forze dell’ordine, adesso qualcosa è cambiato. In Spiral, un emulo si aggira per le strade, il suo segno è una spirale e ha preso di mira diversi detective di un determinato distretto di polizia. Le vittime sono tutti poliziotti corrotti che sembrano implicati in un vecchio fatto di malagiustizia, perpetrato quando a capo del dipartimento c’era Marcus Banks (Samuel L. Jackson). Adesso, con il vecchio Banks in pensione, c’è il figlio Zeke (Chris Rock) a portare avanti le indagini su questo emulo di Saw, e mentre tutti i suoi colleghi sporchi verranno uccisi, la verità verrà a galla tanto sul suo passato quanto su quello del padre, anch’esso nel mirino del giustiziere con la maschera da maiale.
Proprio su questo animale, abusatissimo quando si tratta di rappresentare cattiveria o violenza (quando in realtà è la bestia più mansueta e sfortunata del mondo), vorrei soffermarvi: ricordate il bellissimo Zodiac (2007) di David Fincher? L’assassino rimarcava nelle sue lettere l’ossessione di chiamare i poliziotti “maiali, prima che il sospettato numero uno, Arthur Leigh Allen, si lasciasse andare a una dichiarazione non da poco: “non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui finalmente si smetterà di chiamare i poliziotti maiali”.
In qualche modo, sembra che per il rilancio di Saw ci si sia calati nel contesto attuale in modo assai approfondito: gli Stati Uniti e le forze dell’ordine allo sbaraglio, con il loro abuso di potere e terrore verso i cittadini ben in evidenza.
A questo risponde Spiral, il nuovo emulo di Saw, che in una malsana visione di giustizia, decide di ripulire il quartiere e il dipartimento, di ogni segno di sporco su tutti i distintivi.
la trama di spiral attinge senza filtri a diversi casi di malagiustizia e abuso di potere da parte delle forze dell’ordine
Concettualmente Spiral cerca di reinventare il franchise di Saw partendo proprio dalle origini, non presentando uno spettacolo orrorifico ma segnando giusto qualche pennellata di splatter; al contrario, lascia spazio all’indagine, alla voglia di rendere retroattive parole, messaggi o eventi, che troveranno una quadra solo nelle fasi finali.
È anche vero che creare uno spettacolo unico e inedito sotto l’ombra del franchise di riferimento è assai difficile: la macchina narrativa e produttiva è stata scoperta e vista più e più volte, difficile rimanere entusiasti o sorpresi dagli eventi, che vengono incontro allo spettatore, non risultando mai troppo intrecciati, riducendosi a un racconto più lineare, armonioso negli elementi proposti e più quadrato.
A rendere lo spettacolo difficile da seguire è, in gran parte, il cast: Samuel L. Jackson è la presenza di gran lunga più importante, ma non è affiancato da altri attori del suo calibro e la scelta del casting non giustifica un nome di tale portata, se non per portare gente al cinema. D’altra parte, Chris Rock se la cava maluccio, in costante overacting, poco credibile nel contesto. Meglio tutti i comprimari, più convincenti ed essenzialmente “brutti, sporchi e cattivi”, dunque credibili.
Quella di Spiral è una macchina oliata a dovere che intrattiene, diverte e si cala perfettamente nel contesto odierno a cui fa riferimento, ma si perde proprio in piccolezze che rendono il film l’ennesima riproposizione di un franchise potenzialmente infinito, ma lontano dalla perfezione.
VOTO 6
Genere: thriller, horror
Publisher: 01 Distribution
Regia: Darren Lynn Bousman
Colonna Sonora: 21 Savage
Interpreti: Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols, Samuel L. Jackson
Durata: 93 minuti