Si è fatto attendere più del dovuto dai seguaci di F-Zero e Captain Falcon, abbandonati a loro stessi da troppo tempo, costretti a resettare i dati e ricominciare per l’ennesima volta l’ottimo Fast RMX. Ma finalmente è arrivato anche su Switch un altro placebo per addolcire un’attesa infinita, quel Redout degli italianissimi 34BigThings che ha già sottoposto alla sua forza G i giocatori su PC e console puramente casalinghe. Una delle sorprese della generazione, senza dubbio, attesa al banco di prova della fatidica ibrida, per dosi di velocità violentissime da assumere per via oculare, ovunque vi troviate, come collirio per lenire la lentezza della routine quotidiana.
UN ABITACOLO STRETTO
Una carriera lunga e solida, divisa in campionati, gare singole, prove a tempo e ad eliminazione, condita con power up (da equipaggiare prima delle gare, ottimi per dare un frizzante spessore strategico alle stesse, assolutamente proibiti nelle competizioni “pure”), level up, e vari contratti che permetteranno di scegliere il proprio bolide antigravitazionale e guadagnare bei soldi in caso di vittoria o piazzamento, fa da scenografia alla vera essenza di Redout: la guida. Perché l’opera dei ragazzi torinesi è una simulazione di corse antigravitazionali che richiede sangue freddo e conoscenza del mezzo, nettamente meno immediata della concorrenza e capace di applicare alla guidabilità un modello fisico convincente e complesso. I dorsali, privi della morbidezza dei grilletti diventano qui pulsanti senza mezze misure, on/off, piuttosto che ideali cloche per gestire accelerazione (con la progressiva ed esteticamente splendida metamorfosi aerodinamica delle navi) e aerofreni, primo compromesso di un abitacolo a tratti claustrofobico. Il secondo problema è la leva dell’inclinazione, sotto forma di analogico destro, fondamentale per gestire curve strette e cambi di direzione, oltre che i dossi, come fosse un avveniristico freno a mano per modellare una fluttuante derapata in sospensione. Un po’ troppo piccolo e in posizione da crampo, sul Joy-Con destro, per essere utilizzato col massimo del godimento, sincronizzato allo sterzo. Guidare Redout su Switch è un’attività faticosa, fisica, un po’ come passare dalle Formula 1 attuali a quelle degli anni 50’. Questione di abitudine, di tempo per far abituare le mani alla posizione, come la prima passeggiata con un paio di scarpe nuove. È comunque un adeguarsi, soprattutto giocato in mobilità, perché col Pro Controller ci si sente molto più in sintonia da subito.
Guidare Redout su Switch è un’attività faticosa, fisica, un po’ come passare dalle Formula 1 attuali a quelle degli anni 50’
MOTORE (GRAFICO) A SCOPPIO
Innanzitutto il frame rate è stato bloccato a 30fps in modo encomiabile. È stata fatta una scelta, puntando sulla stabilità totale che pur di essere mantenuta, nei passaggi più complessi, come cambi di direzione repentini, giri della morte, turbo attivati e bagarre coi rivali, fa crollare il dettaglio grafico e la risoluzione, sgranando talmente tanto da portare alla mente l’effetto buffering su un video in streaming. Un colpo d’occhio incredibilmente strano, pasticciato, che sembra quasi conseguenza dell’intensa velocità sulle percezioni del pilota. Non voglio dire che vada bene così, ma un po’ gli fa gioco. La lettura della gara non diventa mai incomprensibile, sia chiaro, e per un team comunque piccolo, per quanto talentuoso, questo è probabilmente il miglior risultato raggiungibile.
Una stabilità totale che pur di essere mantenuta, nei passaggi più complessi, fa crollare il dettaglio grafico e la risoluzione
Redout su Switch ha dovuto far fronte a compromessi palesi, che fortunatamente non riescono a far crollare quanto di spettacolare 34BigThings ha creato. Un racing futuristico che cerca una simulazione fittizia piuttosto che un ennesimo arcade puro, presentandosi con un sistema di controllo corposo, da metabolizzare a velocità supersoniche, abituandosi anche a una certa scomodità se giocato in modalità portatile. I 30fps granitici sono da elogiare e, nonostante siano dimezzati rispetto alle altre versioni, non tolgono pressoché nulla a livello sensoriale. Una solidità che però si ripercuote pesantemente sul versante tecnico, con ambienti al minimo dettaglio, leggermente sfocati fino a diventare sgranati nelle situazioni più estreme. Un titolo che in questa versione, nonostante le magagne, vale sempre la pena di essere preso in considerazione, soprattutto se Switch è la vostra console principale.