GRAZIE ALLA SUA SAPIENTE MESSA IN SCENA, LA SAGA DI MASS EFFECT CONTRIBUÌ AD ASSOTTIGLIARE IL CONFINE FRA VIDEOGIOCHI E CINEMA
Al di là di falle narrative e insurrezioni popolari, contenuti correttivi postumi e orientamenti action più o meno marcati durante il processo di maturazione,
i primI tre Mass Effect ebbero un ruolo tutt’altro che marginale per la crescita del medium, tanto è vero che chi c’era allora ancora oggi non ha dimenticato – nel bene e nel male – le emozioni scaturite da quelle scappatelle ai confini della galassia. Questo anche perché, all’epoca, la trilogia portò
una poderosa ventata d’aria fresca nel mondo dei videogiochi grazie alle numerose intuizioni felici che, nell’insieme, davano forma a una mastodontica odissea tra le stelle in cui le sorti del ciclico conflitto fra sintetici e organici venivano lasciate all’arbitrio del giocatore. Da un certo punto di vista la saga di Mass Effect ha perfino contribuito ad assottigliare il confine fra videogiochi e cinema giacché, fin dalla prima missione su Eden Prime, l’action GdR fantascientifico seppe stupire in virtù di una notevole qualità della messa in scena. L’avvolgente esperienza in terza persona in cui si veniva catapultati era
accattivante per la sua gestione delle telecamere, ma anche l’atmosfera percepita sapeva fomentare l’immedesimazione,
la regia dava un tocco ancora più spettacolare alle vicende senza pestare i piedi al gameplay sicché, durante la tensione degli scontri come nei momenti in cui le armi tacevano, il vibrante ibrido veniva valorizzato da un taglio cinematografico che riusciva a enfatizzare un canovaccio vieppiù entusiasmante.

Naturalmente oltre all’epica rappresentazione su schermo c’era anche una componente ludica degna di nota che, capitolo dopo capitolo, provò a evolversi smussando alcuni spigoli propri di una giocabilità a metà tra gioco di ruolo e gioco d’azione, anche se va detto che non sempre BioWare azzeccò la formula e alcune semplificazioni non vennero sempre accettate col sorriso sulle labbra dai fan.
IL GAMEPLAY NON MANCAVA DI ELEMENTI INTERESSANTI, MA I PUNTI DI FORZA DELLA SERIE ERANO ALTROVE
Sebbene la saga probabilmente non avrebbe vinto un ipotetico confronto con i TPS puri per quanto riguarda le sparatorie, la produzione BioWare riusciva comunque ad
amalgamare abilmente l’azione in tempo reale (con pausa tattica) alla gestione tattica dei membri che componevano il team durante le missioni. Trattandosi di un action GdR c’erano poi molti altri elementi che lo arricchivano di sfumature come il sistema di classi e sottoclassi, la progressione con i relativi punti da spendere, le skill ben incastonate a livello contestuale, il coordinamento della propria squadra e l’equipaggiamento da migliorare, ma non credo di sbagliare troppo affermando che i punti di forza della serie erano altrove.
VERSO L’INFINITO E OLTRE
Tra tutti i pregi dell’opera nel suo insieme spiccavano l’ambiziosa volontà degli sviluppatori di creare una galassia viva liberamente esplorabile. L’obiettivo venne in buona parte raggiunto attraverso un ragguardevole numero di mondi e ambientazioni in cui il giocatore poteva fisicamente recarsi per completare le tante missioni, quasi il cosmo fosse un mare costellato di innumerevoli atolli alieni, la Normandy un vascello da dirigere dove si desiderava e il fidato Mako/Hammerhead una scialuppa con cui avventurarsi nell’entroterra di mondi sconosciuti, anche se oggi è facile accorgersi della vacuità di alcuni pianeti, soprattutto nel primo Mass Effect. Se lo scopo di creare una galassia in cui la vita pulsava davvero venne perlopiù conseguito fu anche grazie alla forte caratterizzazione dei personaggi e, in particolar modo, dei nostri compagni, i quali erano la coerente espressione di un background solido e credibile.
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