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C’è questa tacita regola per le produzioni seriali Netflix per cui, quando ci si affaccia a una nuova produzione, le prime puntate sono sempre le più difficili, andando controcorrente rispetto a un’altra norma che vedeva negli episodi pilota da presentare alle emittenti la necessità di condensare tutto il cuore dello show in quello stretto minutaggio, così da assicurarsi l’acquisizione e il diretto ordine di una o più stagioni. Con l’evoluzione di servizi quali Netflix, tale prassi è andata a modificarsi, dunque anche un prodotto come Jupiter’s Legacy, adattamento della graphic novel di Mark Millar, nelle sue prime quattro puntate fa una fatica enorme a ingranare, ma quando riesce finalmente a inserire la marcia giusta diventa uno spettacolo visivo e narrativo di grandissimo valore.
Tassello del Millarworld, acquisito nel 2017 da Netflix, la serie narra le vicende di un gruppo di uomini e donne che, nel periodo della Grande Depressione degli anni ’30, ricevono dei poteri e diventano veri e propri supereroi. Tutti sono mossi da solidi principi, con un amore per il proprio paese non tossico, bensì ragionato, sano, che automaticamente si estende a tutti gli abitanti del globo, seguono il Codice introdotto dal loro leader, Utopian, una sequela di regole che tengono in piedi la morale delle loro azioni. Nel corso degli anni questi stessi eroi hanno dei figli che ereditano i medesimi poteri e in qualche modo, sono le nuove leve della Giustizia. Ma il mondo è in crisi, i giovani non hanno stimoli, confondono i valori e alcuni di essi si perdono per strada.
Il Codice, introdotto dal leader Utopian, è un compendio di equilibrio per il mondo
L’Unione della Giustizia, organizzazione fondata proprio da questi sei, si trova nel momento più buio, con i leader sul viale del tramonto e i ragazzi che si perdono in bazzecole social, stravizi e un senso di Giustizia che sembra non appartenergli più.
In lontananza, nell’Olimpo c’è stato – e c’è ancora – Watchmen. Mai nessuno altro come il duo Moore-Gibbons è riuscito a decostruire la maschera del supereroe, calandola perfettamente nel contesto odierno in cui viviamo o in quello di un periodo storico in particolare. Attingendo anche dal Cavaliere Oscuro di Nolan, Jupiter’s Legacy non si discosta poi così tanto dall’opera originale, arricchendo ogni personaggio di una sfumatura forte, consistente, mai banale.
Dunque perché ho aperto asserendo la difficoltà espressiva dei primi episodi? Perché la narrazione va avanti e indietro, spostandosi fra il passato e i giorni nostri, con i membri rimasti dell’Unione e i rispettivi figli impegnati ad affrontare una minaccia interna che rischia di far crollare decenni di pace e di equilibrio. A questo vanno a intervallarsi sequenze ambientate negli anni ’30, durante quella che oggi potremmo definire la storia di origine del gruppo di supereroi, dei sogni, speranze e incubi che li hanno portati a scovare un’isola misteriosa e dei doni ricevuti.
Il Codice di Utopian, dopo quasi cento anni di battaglie, comincia a scricchiolare dall’interno. I giovani eroi non vi si riconoscono e tutto il suo artificio appare come una sorta di testo tramandato al solo scopo di ricordare nel tempo chi è stato Utopian per il genere umano. Un’azione scaturita in giovane età, quando senza poteri e a poca distanza dal suicidio del padre, il giovane Sheldon perde tutto per ritrovarsi nella fede di una visione.
tutta le sequenza delle origini, ambientata negli anni ’30, è indubbiamente la parte migliore dello show
In questo senso, al giro di boa, la serie ingrana la giusta marcia e al netto di una manciata di difetti da ricercare nella gestione dei tempi registici e nella messinscena delle scene d’azione, trova il suo più grande tesoro proprio in questi flashback che diventano diretta estensione dei problemi che arriveranno solo decenni dopo. Una mossa intelligente è stata mettere sullo stesso piano narrativo la nascita dell’Unione e il mostrarsi della prima crepa interna. La stessa decostruzione di questi supereroi che in passato erano semplici umani, per poi divenire fautori dell’equilibrio del mondo, mette in risalto la loro fragilità, le certezze sedimentate che si rivelano incollate con delle bugie o peggio, ideali a cui nessuno più crede.
In tutto ciò, la ricerca visiva di alcune scene, proprio nel finale, è sbalorditiva: capiti il meccanismo e i segreti che si celano puntata dopo puntata, ogni singola inquadratura acquisisce un valore aggiunto. La consapevolezza che niente è stato lasciato al caso. Una produzione Netflix che sembra matura al punto giusto: arranca all’inizio, richiede uno sforzo ulteriore per superare alcuni ostacoli narrativi della prima ora, ma quando si riesce finalmente a scollinare, è tutta una discesa piacevolissima.
VOTO 7.5
Genere: Fantastico, supereroistico, fantascienza
Publisher: Netflix
Ideatore: Steven S. DeKnight
Colonna Sonora: Stephanie Economou
Interpreti: Josh Duhamel, Ben Daniels, Leslie Bibb, Mike Wade, Matt Lanter
Durata: 8 episodi