Sarebbe davvero un delitto rovinarvi la sorpresa di un intreccio appassionante che tratta temi delicati con un tatto davvero notevole
AND ALL THIS TIME ALL I HAD INSIDE WAS WHAT I COULDN’T SEE
Detto questo non ho intenzione di dilungarmi sulla trama giacché sarebbe davvero un delitto rovinarvi la sorpresa di un intreccio appassionante che tratta temi delicati con un tatto davvero notevole. Vi basti sapere che The Suicide of Rachel Foster parte dal suicidio di questa ragazza, appena sedicenne e coetanea di Nicole all’epoca dei fatti, per esporre una faccenda complessa. Lo fa permettendoci di esplorare l’intera superficie del rifugio, anche se inizialmente molte porte saranno sbarrate. Con il passare dei giorni, e quindi con il prosieguo dell’avventura, Nicky entrerà in possesso di strumenti utili a raggiungere aree prima irraggiungibili, addentrandosi sempre più nel mistero che ha avviluppato l’albergo sin dalla tragica scomparsa della giovane. Tuttavia non lasciatevi ingannare dalle parole che avete appena letto: la formula ludica è davvero ridotta all’osso e si limita alla raccolta di alcuni arnesi come una torcia dinamo o un cacciavite, e alla semplice interazione con degli oggetti sparpagliati nelle stanze dell’hotel per scoprire sempre più dettagli sul passato di Leonard e di Rachel. Si tratta di un gameplay davvero basilare ma che riesce a essere perfettamente funzionale alla narrazione e all’esperienza complessiva.

Allontanandosi dal percorso principale ci si imbatte in tanti piccoli dettagli che contribuiscono a formare un chiaro contesto narrativo.
Un’esperienza che può contare anche sulla presenza dell’audio binaurale, il quale garantisce un’immersività ancora maggiore soprattutto durante quelle sequenze che si spostano dal semplice thriller investigativo per virare leggermente verso l’horror. Da questo punto di vista gli sviluppatori hanno fatto davvero un ottimo lavoro nel ricreare la sensazione di ritrovarsi da soli in un edificio abbandonato e lontano molte miglia dalla civiltà. Lo hanno fatto evitando di ricorrere agli inflazionatissimi jump scare, puntando prima di tutto su delle costanti suggestioni sonore che provocano un discreto senso di angoscia e di inquietudine. Il semplice rumore del vento che sbatte sugli infissi e il suono del legno crepitante capace di tenere sempre sul chi vive bastano a trasmettere tutta l’ansia e la sofferenza che deve aver provato Nicole a camminare tra quelle stanze madide di ricordi, alcuni piacevoli e altri – la maggioranza – da dimenticare.
In breve: The Suicide of Rachel Foster è un’avventura investigativa affascinante che riesce a trattare temi estremamente delicati come il suicidio, la depressione, l’abbandono e l’amore con un tatto straordinario. La scrittura risulta sempre azzeccatissima, ma nelle battute finali inizia a perdere qualche colpo quando l’esposizione appare forse un po’ affrettata. In ogni caso l’opera di One-O-One Games riesce a lasciare il segno, e chissà che non riesca a far riflettere sulle conseguenze che le nostre azioni hanno sulle vite delle persone che ci circondano.
Configurazione utilizzata: Intel i5 3,5GHz, 8 GB RAM, Nvidia GeForce GTX 970
Com’è, come gira: Al livello Alto di dettaglio si assiste a qualche calo sporadico di frame rate, ma nulla di particolarmente grave. Da notare che le opzioni avanzate sono inesistenti, dunque bisogna affidarsi ai soli preset grafici predisposti dagli sviluppatori.
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