Two Point Hospital – Recensione Switch

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NON CI SI ANNOIA MAI PERCHÉ C’È SEMPRE QUALCOSA DA FARE, TRA MACCHINARI CHE RISCHIANO DI ESPLODERE, CODE DI PAZIENTI DA SMALTIRE ED EMERGENZE

Ogni balzo consente di sbloccare nuove opportunità, come l’assunzione di nuovi strambi professionisti o nuovi macchinari per curare le inimmaginabili patologie che affollano la nostra sala d’attesa. Pare un lavoro di routine, e di fondo lo è, perché le missioni per raggiungere le stelle si somigliano un po’ tutte, salvo rare eccezioni: cura tot malati, guadagna tot dollari, quelle cose che eccitano i capitalisti, insomma. Eppure non ci si annoia mai perché c’è sempre qualcosa da fare, tra macchinari che rischiano di esplodere, code di pazienti da smaltire ed emergenze rifilate da altri ospedali (dove li vuoi mandare 15 mimi depressi se non da me?!), oltre a sfide e richieste del personale.

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Quando lo spazio non basta più, si può acquistare un appezzamento di terreno vicino per espandersi.

Senza contare che ogni tanto è piacevole anche tornare agli ospedali iniziali per munirli di qualche nuova scoperta e portarli a vette d’eccellenza: è un po’ come riguardare qualche vecchio episodio di Scrubs. L’importante è assicurarsi che i morti non dilaghino: nessuno vuole curarsi in un ospedale popolato dai fantasmi dei pazienti delle epidemie passate.

NON MI TOCCHI!

La crescita nell’impegno e nell’attenzione richiesta è costante e da un certo punto in poi esponenziale, ma non è un trauma: certo sembra di vivere uno di quegli episodi di ER in cui succede qualche tragedia e il pronto soccorso viene preso d’assalto. Ma è una frenesia piacevole dopo le prime ore, in cui non ci si trova mai davvero spalle al muro a gestire situazioni complesse, nonché benvenuta vista la mole di statistiche a cui è possibile accedere e che risultano sostanzialmente inutili finché la linea del mercurio sul termometro non sale.

Switch tiene botta più che bene alle caratteristiche di Two Point Hospital, anche a livello di controlli, ma i tempi di caricamento sono più lunghi

Nonostante raggiunga temperature da ricovero immediato, soprattutto in modalità portatile, Switch tiene botta più che bene alle richieste di Two Point Hospital, al netto di qualche freeze prima della comparsa degli avvisi e tempi di caricamento che a volte somigliano a quelli di incubazione (difetti questi non pervenuti su Xbox One). Il contagio su console, invece, risulta trasmesso senza problemi di sorta, con controlli ben adattati che risultano naturali e immediati già dopo poche ore di gioco; unico inghippo, la difficoltà nel selezionare un singolo malato o dipendente con precisione. Certo su Switch si sarebbe potuto sfruttare il touch screen, ma visto il periodo forse si è pensato di limitare il contatto fisico. Usanza che, almeno per quanto mi riguarda, potremmo anche estendere a crisi sanitaria conclusa, ma questo è un altro discorso.

In breve: Two Point Hospital è l’ideale per chi risulta affetto da sindrome da nostalgia per i gestionali di Bullfrog, ma risulta adatto anche ai portatori sani di ironia e a tutti coloro che non temono di farsi contagiare dalla sua divertente frenesia.

Piattaforma di prova: Switch
Com’è, come gira: L’adattamento dei controlli su console è sorprendente per naturalezza. Non si ha la precisione del mouse, ma è inevitabile. Su Switch ogni tanto rallenta un poco e i caricamenti si allungano (problemi non rilevati invece su One).

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Pro

  • Ironia mai grossolana.
  • Semplice, ma impegnativo.
  • Cresce col giusto ritmo.

Contro

  • Caricamenti lunghi su Switch.
  • Non sfrutta il touch screen.
8.5

Più che buono

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