Mentre concludevo la mia ultima sessione di gioco con Vane, l’ultima fatica dello studio giapponese Friend & Foe, la mia mente mi ha giocato uno dei suoi soliti brutti tiri, portando a galla dall’inconscio uno strano parallelismo: le schermate iniziali dei videogiochi sono l’equivalente delle copertine dei libri. E siamo tutti d’accordo che non si giudica un libro dalla copertina, giusto? Giusto. Anche se, a dirla tutta, un grafico non sarebbe esattamente di questa opinione: dalla copertina di un libro si capiscono un sacco di cose, anche perché tutto ciò che vi appare sopra, dall’immagine al font delle scritte, è frutto di precise scelte editoriali compiute da professionisti. Dunque, per estensione, nessuno si sognerebbe mai di giudicare un gioco dalla sua schermata introduttiva. Anche se. Anche se, per l’appunto, quell’immagine in realtà dice già molto di ciò che verrà a breve.
Torniamo dunque a Vane, lo spunto da cui è nata la riflessione. Dopo la solita carrellata di loghi in bianco su nero, ci ritroviamo di fronte a un’inquadratura parecchio suggestiva. Spicca sulla destra, un arbusto rinsecchito su cui è appollaiato un grosso volatile, scuro, forse un corvo. Davanti all’animale, sul lato opposto dello schermo, si trovano delle pietre nere, lucide, quasi ammassate le une sulle altre. Sono pietre strane, diverse da quelle a cui siamo abituati, e oltre a ciò diverse presentano una sorta di cavità, dei fori sulla superficie attraverso cui si scorge l’incavo della roccia. Una, in particolare, disposta verso il centro dello schermo, spicca sulle altre a causa di un globo luminoso ospitato al suo interno. Non è una scena statica: il globo brilla e il corvo si muove, mentre in sottofondo risuona una musica suggestiva. Quasi a ricordarci che il gioco vero e proprio deve ancora iniziare, un prompt nella parte bassa dello schermo invita a premere il tasto X. Come aprire la copertina: da quel momento in poi, tutte le aspettative generate dall’immaginario a cui siamo stati sottoposti come anticipazione dovranno scontrarsi con la realtà dei fatti.
YOU’RE SO VANE
A questo punto, a chi sviluppa il gioco restano due strade da percorrere: dare al giocatore esattamente ciò che si aspetta, sulla base di ciò che è stato portato a credere poco prima, oppure sorprenderlo cambiando del tutto registro e portandolo dove non si aspetta. Quest’ultima è una strategia che Vane prova spesso nel corso della sua seppur breve durata, senza che tuttavia si dimostri mai vincente, o anche solo particolarmente azzeccata. Nemmeno all’inizio, quando la pressione del tasto X non porta il volatile ad alzarsi in volo, come la scena animata dopo i titoli di testa avrebbe lasciato intendere, ma conduce a uno spiazzante fade to black. Alla ripresa del gioco, il solo dettaglio rimasto dell’ambientazione precedente è il deserto. Ora però siamo in controllo di una donna che stringe in grembo quello che sembra un neonato, colta nel pieno di una tempesta elettrica. Intorno a lei infuriano vento e fulmini mentre pezzi dello scenario vengono strappati precludendo via via le strade percorribili. Per uscire da questo inferno meteorologico bisogna azzeccare il giusto pertugio, ma non è facile. Friend & Foe, gli autori di Vane, si ispirano dichiaratamente ai lavori del Team Ico, da cui alcuni dei loro membri provengono, e ciò si traduce nella quasi totale assenza di indicazioni video, lasciando libero il giocatore di capire quale possa essere al prossima mossa. Scelta interessante e molto spesso condivisibile, forse da attuare in maniera un po’ più dolce: scaraventare il giocatore in un’ambientazione da incubo senza dirgli cosa fare e riservargli un game over a ogni piè sospinto dopo un minuto dall’inizio dell’avventura non è esattamente la definizione di accoglienza.
FRIEND & FOE, GLI AUTORI DI VANE, SI ISPIRANO DICHIARATAMENTE AI LAVORI DEL TEAM ICO, DA CUI ALCUNI DEI LORO MEMBRI PROVENGONO
FREE AS A BIRD
Benché le intenzioni di Friend & Foe siano facili da leggere in controluce, idealmente nobili e condivisibili nella volontà di lasciare sperimentare il giocatore, la loro applicazione pratica si traduce spesso (e purtroppo) in frustrazione. Nelle fasi successive dell’avventura quel volatile si trasformerà in un bambino e presto imparerà a controllare questa trasformazione, ma anche questa interessante meccanica verrà presto accantonata in favore di un’altra, un’esplorazione platform condizionata da quegli stessi controlli legnosi e poco precisi che avevano reso ogni atterraggio nei panni dell’uccello una prova di abilità suprema. La sensazione che rimane in bocca è quello di un gioco sconnesso e scarsamente coerente, fatto di situazioni incollate tra loro e poco approfondite.
ANCHE QUANDO LE MECCANICHE SONO ORMAI ESPLICITE E ACCLARATE, NON SEMPRE FUNZIONANO
L’indiscutibile fascino della sua atmosfera rarefatta e misteriosa, realizzata con uno stile semplice, ma efficace e molto bello a vedersi, non compensa purtroppo tutti i limiti che attanagliano la struttura di Vane. Ritrovarsi soli e senza indicazioni in un mondo indecifrabile non fa sentire liberi, ma abbandonati a sé stessi.