Powersnake ci presenta un metroidvania che non fa minimamente mistero di ispirarsi a Hollow Knight. Ma cosa si nasconde sotto la superficie di Voidwrought?
Sviluppatore / Publisher: Powersnake / Kwalee Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store), Nintendo Switch Data di Lancio: 24 ottobre 2024
C’è un detto inglese piuttosto popolare che, tradotto, vuol dire “l’imitazione è la forma più sincera di complimento”, a indicare che se qualcuno ti copia, evidentemente deve pensare che tu non abbia fatto poi questo lavoro così scarso. Il detto però ha un’altra metà spesso dimenticata, e cioé: “la forma più sincera di complimento che la mediocrità può tributare alla grandezza”. Questo perché generalmente se qualcuno ti copia, significa che sul lato delle idee originali è probabile che sia piuttosto carente.
Ma, d’altronde, va anche detto che Powersnake, con il suo Voidwrought, non ha certo inaugurato la tradizione videoludica di copiare dai migliori, che anzi va indietro di decenni e non è detto a prescindere che sia indice di mediocrità. Quindi, cosa si può dire di questo metroidvania, al di là del fatto che sono passati ormai cinque anni da quando abbiamo visto il primo gameplay di Hollow Knight: Silksong?
VOIDWROUGHT HA GENITORI ILLUSTRI
Detto che l’imitazione a Hollow Knight non si limita allo stile artistico ma anche ad alcuni elementi di gameplay (attaccare i nemici e gli spuntoni dall’alto farà rimbalzare il nostro protagonista, dando vita a familiari sessioni di salti con il pogo), è giusto valutare Voidwrought per i suoi meriti senza soffermarsi troppo sul lato della famiglia da cui deriva in maggior misura il suo DNA. E in questo senso ci troviamo di fronte a un metroidvania che riflette quelli che sono gli standard odierni del genere: il nostro protagonista non-umano si risveglia privo di poteri, gira per un mondo di gioco ampio e interconnesso, mena cose, mena cose più grosse, e sblocca poteri che gli permetteranno di accedere ad aree a lui prima precluse.
LA STRUTTURA DI VOIDWROUGHT È SIMILE A QUELLA DI MOLTI ALTRI METROIDVANIA
Nel complesso, comunque, qua Voidwrought fa un buon lavoro, che non si limita solo al combattimento ma anche all’esplorazione: i livelli sono ben variati e strutturati in quella maniera che ti mette un po’ quell’ansietta che è bene ci sia la prima volta che ci giri, ma una volta acquisita la giusta sicurezza sai bene che navigherai in rapidità e senza particolari problemi. Anche perché, insomma, vorrete mica che non ci sia il backtracking, no? E infatti c’è, anche se purtroppo talvolta porta a esiti piuttosto deludenti: tornare a esplorare una zona prima bloccata e scoprire che lì dietro c’è il settordicesimo Divine Fragment spegne un po’ l’entusiasmo. Poi per carità, le aree nascoste non mancano, ma siamo ben lontani da un Afterimage, dove controllavi cosa c’era in quell’angolino che ti eri dimenticato di esplorare e passavi le seguenti due ore a esplorare zone opzionali.
HORROR VACUI
Dark Souls ha tanti meriti. Una cosa per cui non mi sento di ringraziarlo, però, è l’aver convinto fin troppi sviluppatori che la cripticità non sia solo uno strumento narrativo da dosare correttamente, ma qualcosa che va applicato tipo bombardamento a tappeto perché se fai il gioco criptico allora sì che sai scrivere le storie bene. Casomai non si fosse capito, questo è anche il caso di Voidwrought, che non fa certo nessun favore al giocatore nello spiegargli bene cosa sta accadendo di fronte ai suoi occhi. Per carità, qualcosa della storia si capisce, ma sono principalmente frammenti; e la cosa, per inciso, non si limita al capire perché di preciso stiamo menando quello che stiamo menando.
LA PRESENTAZIONE DELLA STORIA, E ANCHE DI ALCUNE SCELTE, È FIN TROPPO CRIPTICA
Similmente, a un certo punto in un’area secondaria ci verrà consegnato un globo misterioso, senza che chi ce l’ha consegnato o la descrizione dell’oggetto spieghino chiaramente a che serve. Fino a quando andando a parlare a un altro NPC apparentemente scollegato, e a sua volta in un’area secondaria, ci verrà offerta, senza nessuna spiegazione, l’opzione di consegnarglielo o di attivarlo.
IL FINALE “BASE” È RAGGIUNGIBILE IN SEI ORE, E DECISAMENTE ANTICLIMATICO
In Breve: Voidwrought è un metroidvania competente, in cui certo, non tutte le idee sono originalissime, ma questo non rende meno piacevole esplorare gli anfratti del suo mondo occasionalmente un po’ troppo criptico o meno riuscita la colonna sonora. Nel complesso, dunque, un gioco di cui vale assolutamente la pena tenere conto se siete appassionati del genere (o se avete bisogno di qualcosa che plachi l’attesa per Silksong).
Piattaforma di Prova: PC, Steam Deck
Configurazione di Prova: Ryzen 5 3600, 16 GB di RAM, GeForce GTX 1070, SSD
Com’è, Come Gira: Molto bello da vedere e con belle animazioni fluide, e con un’ottima varietà estetica fra le varie aree, ispirate alla lontana all’Antico Egitto. Meno simpatici gli occasionali crash al desktop.