Wargroove - Recensione

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Oggi Nintendo rappresenta un’anomalia nel mondo dei videogiochi. L’azienda di Kyoto pare immune non solo alle mode, ma persino alle richieste più pressanti dei propri fan. Al di là di Mario e Zelda, qualunque altra saga simbolo può finire parcheggiata ai box in attesa dell’idea giusta. L’esatto opposto dell’atteggiamento più diffuso tra i pulisher in questo periodo storico, con franchise riproposti fino alla noia e vittime della propria stessa programmazione serrata. Il rovescio della medaglia di un approccio, che senza dubbio garantisce alla grande N alti standard di qualità, è il rischio di passare decadi in attesa di un nuovo titolo della propria serie preferita. Quanti, ad esempio, sognano da anni invano un nuovo Advance Wars?

EREDE AL TRONO?

Probabilmente tanti, al punto che i britannici di Chucklefish hanno deciso di proporre una loro interpretazione dello strategico a turni, debitrice sotto molti punti di vista del classico per GameBoy di Intelligent Systems. Ma, come amava ripetere Steve Jobs citando Picasso, i buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano: così a partire da un’idea altrui Chucklefish è riuscita a realizzare un titolo che omaggia la sua fonte di ispirazione, ma allo stesso tempo si regge ben saldo sulle proprie gambe.

A PARTIRE DA UN’IDEA ALTRUI CHUCKLEFISH È RIUSCITA A REALIZZARE UN TITOLO CHE OMAGGIA LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE, MA ALLO STESSO TEMPO SI REGGE BEN SALDO SULLE PROPRIE GAMBE

Wargroove è un bel mix di citazione e innovazione, a partire dallo stile grafico, coloratissimo e ricco di dettagli, fino ad arrivare alle meccaniche. Tutto inizia con l’assassinio del padre di Mercia, regina di Cherrystone, alla quale tocca l’ingrato compito di proteggere il regno dagli sconvolgimenti che ne conseguono. Nonostante un inizio abbastanza drammatico, la trama della Campagna si sviluppa su toni più leggeri, sfociando spesso in un delicato nonsense per cui battaglie e odi esplodono per semplici antipatie personali tra i leader delle diverse fazioni. Lo scontro coinvolge quattro casate: oltre ai già citati Cherrystone, troviamo gli Heavensong, i Felheim e i Floran. Ciascuna fazione è caratterizzata sia dal punto di vista cromatico che del design, ma una volta scesi sul campo di battaglia, tutti possono disporre delle medesime unità. L’acume strategico richiesto al giocatore si declina dunque nello studio delle condizioni del campo di battaglia per massimizzare l’impatto delle proprie scelte. Ciascuna unità, infatti, è in grado di arrecare maggiori danni attraverso un colpo critico se messa nelle giuste condizioni. I cavalieri, ad esempio, necessitano di caricare per sei spazi, mentre i lancieri risultano più letali quando si fiancheggiano spalla a spalla. Non solo, anche la conformazione della mappa stessa influisce sull’efficacia delle proprie truppe, così come le loro condizioni di salute. Si tratta, come ovvio, di una discreta dose di informazioni e di dinamiche da tenere a mente, soprattutto per i meno avvezzi al genere. Per questo motivo Wargroove presenta un comodo menù riepilogativo richiamabile anche in battaglia.

L’ACUME STRATEGICO RICHIESTO AL GIOCATORE SI DECLINA DUNQUE NELLO STUDIO DELLE CONDIZIONI DEL CAMPO DI BATTAGLIA PER MASSIMIZZARE L’IMPATTO DELLE PROPRIE SCELTE

Quando si alza l’asticella, tuttavia, questo insieme di elementi va tenuto ben saldo in mente, perché non solo bisognerà preoccuparsi di massimizzare la propria efficacia, ma anche ragionare sulla lunga distanza, cercando di anticipare le mosse del nemico ed evitare di farsi cogliere impreparati. L’IA avversaria si dimostra valida per buona parte del gioco, arrivando a sorprende per la capacità di schivare e tendere trappole, almeno fino a quella manciata di missioni nella seconda parte della campagna in cui si avverte la sensazione che la CPU giochi sporco. Non tanto per un aumento della difficoltà, quanto per l’introduzione di eventi imponderabili e di grosso impatto, come l’arrivo di truppe nemiche extra, che finiscono per rendere vana la strategia iniziale più logica, costringendo a una poco soddisfacente ripetizione di missioni che possono durare anche ben più di un’ora. Poco importa, a quel punto, che il gioco consenta di regolare la difficoltà attraverso una serie di slide, utili per lo più per regalarsi un’esperienza cucita addosso alle proprie esigenza nell’eventuale seconda run.

C’È POSTO PER TUTTI

Non è da escludere che Chucklefish provi a limare via patch questo scoglio, che per qualcuno potrebbe rappresentare un vero e proprio game changer, magari introducendo dei checkpoint intermedi come lasciato ventilare nel frattempo. Al di là della ventina di ore di campagna – ora più, ora meno, a seconda di quanto si inciampi in quelle lunghissime e infide missioni – Wargroove ha diverse altre frecce al proprio arco, a partire dalla modalità arcade, che offre la giusta dimensione a chi abbia voglia di una partitina sfiziosa, ma non infinita. La formula è quella della campagna, ma ridotta in mappe speculari e di dimensioni contenute, perfette per una schermaglia destinata a spegnersi entro la mezz’ora. Il pezzo forte del pacchetto di extra, almeno a mio parere, è però rappresentato dalla modalità puzzle che mette il giocatore di fronte a situazioni complesse da risolvere in un solo turno di gioco. Di solito, l’obiettivo è abbastanza basilare come l’uccisione di un particolare nemico o il posizionamento delle truppe in un punto specifico della mappa, ma per portarlo a termine servirà una precisa e attenta pianificazione.

L’EDITOR È MOLTO VERSATILE E CON UNA CERTA DOSE DI APPLICAZIONE CONSENTE DI RICREARE MAPPE ALL’ALTEZZA DI QUELLE DEL GIOCO ORIGINALE, SCENE D’INTERMEZZO INCLUSE

Non manca nemmeno una modalità multiplayer, fino a un massimo di quattro giocatori, che consente di condividere lo stesso schieramento o di affrontarsi: le battaglie asincrone sono l’esperienza più vicina alle partite a scacchi per corrispondenza che la modernità possa regalare. Ultimo, ma non certo meno importante nell’economia del gioco, Wargroove include anche un editor potente e versatile, che con una certa dose di applicazione consente di ricreare mappe all’altezza di quelle del gioco originale, scene d’intermezzo incluse. Non male per un gioco venduto a prezzo budget sia su PC che su console.

Alle volte bisogna accontentarsi, ma non è questo il caso, almeno non del tutto. Wargroove manca di quel bilanciamento estremo che caratterizzava Advance Wars, ma col senno di poi è difficile credere quanto gli si avvicini. C’è un punto in cui la campagna si inceppa, ma le alternative per soddisfare la voglia di strategia a turni in attesa del risveglio della saga Nintendo non mancano.

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Pro

  • Stile grafico delizioso.
  • Oltre la campagna c’è di più.
  • Nei momenti migliori, è strategia di alto livello…

Contro

  • …ma ogni tanto gioca sporco.
  • lcune missioni della campagna rompono l’entusiasmo.
8.3

Più che buono

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