Warhammer: Chaosbane - Recensione

PC PS4 Xbox One

Non è certo la prima volta che su queste pagine leggete di Warhammer: Chaosbane, d’altronde appena una manciata di settimane fa ho avuto il piacere di partecipare alla closed beta che mi permise di toccare con mano il primo atto del gioco targato Eko Software. Ora, però, è arrivato il momento di immergersi nuovamente nel Vecchio Mondo, questa volta per portare a termine l’avventura dei quattro eroi destinati a sventare l’ennesima offensiva delle forze del Caos ai danni dei popoli liberi del mondo di Warhammer.

SETTE È IL NUMERO PERFETTO

Le vicende di Chaosbane si inseriscono all’interno di un filone narrativo ben noto agli appassionati dell’ambientazione fantasy di Warhammer, soprattutto a chi (come il sottoscritto) ha avuto modo di calcare i campi di battaglia alla guida di un esercito dell’Impero. In questo caso ci troviamo nelle battute finali della Grande Guerra contro il Caos che ha visto l’alleanza di umani, elfi e nani fronteggiare la minaccia delle orde guidate da Asavar Kul, il campione degli dei caotici morto per mano di Magnus il Pio durante l’assedio della città di Kislev. In seguito alla vittoria sulle forze d’invasione, ormai in rotta e pronte a rientrare nel freddo nord, Magnus e la sua scorta fanno ritorno nella città di Nuln, solo per cadere vittime di una controffensiva degli adoratori del Caos sferrata proprio nel cuore dell’Impero.

Ci troviamo nelle battute finali della Grande Guerra contro il Caos che ha visto l’alleanza di umani, elfi e nani fronteggiare la minaccia delle orde guidate da Asavar Kul

Ed è proprio qui che inizia il nostro viaggio. Dopo aver selezionato uno tra i quattro personaggi giocabili, a noi spetta il compito di respingere i nemici dalla cittadella imperiale e salvare colui che di lì a poco sarebbe poi diventato imperatore dalla stretta mortale di una potentissima incantatrice del Caos, la quale durante la confusione successiva all’assalto è riuscita a lanciare un terribile maleficio che rischia di consumare l’essenza vitale del povero Magnus von Bildhofen. Per spezzare l’incantesimo dovremo affrontare orde infinite di nemici negli angoli più disparati del Vecchio Mondo: dai vicoli e le fogne di Nuln alle strade devastate della città di Praag, arrivando persino nelle glaciali rovine elfiche di Norsca, senza dimenticare una scampagnata nel reame della divinità caotica Tzeentch.

SANGUE PER IL DIO DEL SANGUE

Avendo provato a lungo sia il Capitano Imperiale che il Mago degli Alti Elfi durante la prima closed beta, rispettivamente l’equivalente di un tank e un arcanista tanto potente quanto fragile, ho deciso di partire all’avventura con la Ranger degli Elfi Silvani. Devo ammettere che in questi giochi non mi trovo mai molto bene con i personaggi che attaccano dalla distanza, reputandoli troppo spesso noiosi. Sono un giocatore che preferisce menare delle sonore mazzate in corpo a corpo piuttosto che veder morire gli avversari trafitti da proiettili scagliati da lontano, eppure ho adorato il tempo speso con la giovane dalle orecchie a punta. Il merito è soprattutto di un mix di abilità che le permette sia di agire dalla distanza lanciando una pioggia di frecce contro i nemici, sia di buttarsi direttamente nella mischia per colpirli con pugnali avvelenati e rovi micidiali; per non parlare della possibilità di evocare le creature della foresta che combatteranno al suo fianco, come ci si aspetterebbe da chiunque provenga dai boschi di Athel Loren.

ce n’è davvero per tutti i gusti, anche perché ogni personaggio può essere plasmato seguendo vari stili di combattimento

Dopo aver completato l’avventura con l’elfa, poi, ho giocato un po’ nei (pochi, a dire il vero) panni Sventratore, arrivando al termine del primo atto con una buona dose di skill che mi ha permesso di formare un’idea ben precisa sul personaggio. Ecco, il nano è il tipico eroe che mena come un fabbro, coadiuvando una buona mobilità (anche se all’apparenza non si direbbe) con una serie di abilità volte al causare danni ingenti e scompiglio tra i ranghi nemici. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti, anche perché ogni personaggio può essere plasmato seguendo vari stili di combattimento anche piuttosto diversi tra loro. Basti pensare che tutte le skill vengono sbloccate automaticamente al passaggio di livello, sebbene gli slot delle abilità attive a passive impiegabili sul campo di battaglia siano limitati, ma nell’albero dei potenziamenti divini viene concessa ampia libertà al giocatore, che ha così modo di selezionare nuovi bonus investendo l’esperienza acquisita e i materiali raccolti nei livelli. Attenzione perché in questo caso i punti non bastano per sbloccare tutti i power-up, di conseguenza è necessario operare delle scelte sulla base del proprio stile di gioco.

COLEI CHE BRAMA

Bene anche sul versante della caratterizzazione delle creature nemiche, prese di peso dal bestiario del gioco da tavolo. Ecco quindi che ci troveremo a falciare orde di demoni affiliati alle quattro divinità perniciose: dagli untori di Nurgle alle demonette di Slaanesh, passando per i sanguinari di Khorne fino ad arrivare agli orrori di Tzeentch. Ovviamente non mancano cultisti umani, arcieri degli Uominibestia, colossali Progenie del Caos, e molto altro ancora, tra cui tutti i demoni maggiori come il Custode dei Segreti e il Grande Immondo che, manco a dirlo, rivestono il ruolo di boss finale di ogni atto. Insomma, potete essere certi che sul fronte della varietà dei nemici non ci si annoia mai.

sul fronte della varietà dei nemici non ci si annoia mai

Ciò che in parte delude, invece, è il loot, perlomeno quello iniziale. Al di là di una gestione dell’inventario piuttosto confusionaria, durante l’intera campagna e fino al raggiungimento del livello 50, ossia il level cap, troverete soltanto ciarpame di dubbia utilità che va a influenzare solamente le statistiche di base del personaggio, quali i danni inflitti o la probabilità di sferrare colpi critici, per intenderci. Gli oggetti più succosi sono purtroppo limitati al solo endgame. Questo loot è addirittura in grado di sbloccare potentissime abilità aggiuntive: per esempio, svolgendo una delle tante attività post-campagna, ho trovato un accessorio che fornisce permanentemente alla mia giovane elfa un paio di pugnali volanti che le orbitano attorno, danneggiando pesantemente chiunque le si avvicini. Forse sarebbe stato meglio garantire almeno un piccolissimo assaggio della loro potenza durante le circa dodici ore necessarie a portare a termine l’avventura, almeno per invitare i giocatori a non abbandonare Warhammer: Chaosbane immediatamente dopo aver assistito ai titoli di coda.

IL VENTO DEL CAMBIAMENTO

Di fatto, come spesso accade quando ci si trova di fronte a un emulo di Diablo, la campagna di Warhammer: Chaosbane non rappresenta altro che un lungo tutorial in vista dell’endgame. Qui le cose si fanno interessanti dal momento che le attività sono davvero tante: vi è la possibilità di visitare nuovamente le ambientazioni già viste, con l’eventualità di assistere a eventi casuali che donano loot aggiuntivo; oppure di cimentarsi nella modalità Boss Rush; senza dimenticare le difficilissime spedizioni organizzate dalla Gilda dei Collezionisti, in grado di fornire bottino addizionale a patto di riuscire a sopravvivere. Sono poi presenti ben dieci livelli di difficoltà che influenzano sia i parametri vitali e di danno dei nemici, sia le percentuali di trovare loot pregiato durante le scampagnate. A tutto questo va poi aggiunta la possibilità di affrontare il gioco in co-op locale e online. A tal proposito non si segnalano problemi sul fronte del netcode, a dir la verità già abbastanza solido durante la beta.

la campagna non rappresenta altro che un lungo tutorial in vista dell’endgame

Insomma, come già ho avuto modo di affermare in occasione della precedente anteprima, Warhammer: Chaosbane non presenta nulla di veramente nuovo, ma riesce a svolgere egregiamente il suo lavoro, rivelandosi un action RPG di stampo hack & slash particolarmente intrigante e sufficientemente sfaccettato, consigliato soprattutto a tutti gli appassionati dei giochi da tavolo targati Games Workshop. Prima di lasciarci, però, permettetemi un piccolo appunto sulla versione PC del gioco: sebbene non abbia riscontrato alcun bug o problema tecnico di sorta, va detto che manca del tutto una schermata dalla quale modificare le impostazioni grafiche avanzate. Presentarsi oggi su PC, nel 2019, permettendo soltanto di modificare la risoluzione e abilitare o meno la sincronizzazione verticale non è per nulla accettabile.

Warhammer: Chaosbane è un clone di Diablo ben fatto, con un endgame particolarmente vasto e profondo in grado di tenere incollati allo schermo per molte decine di ore, anche dopo aver portato a termine la campagna principale. Non aspettatevi un prodotto innovativo, però: l’ultima fatica di Eko Software segue pedissequamente gli insegnamenti di Blizzard, senza cioè l’ambizione di osare e offrire qualcosa in più, forte tuttavia di un’ambientazione davvero ben caratterizzata.

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Pro

  • Quattro eroi adeguatamente sfaccettati.
  • Endgame vasto e soddisfacente.
  • Ottima ambientazione.

Contro

  • Non aggiunge nulla di nuovo al genere.
  • Loot deludente durante tutta la campagna.
  • Mancano le opzioni grafiche avanzate su PC.
8

Più che buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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