Wasteland 3 – Recensione

PC PS4 Xbox One

L’ambientazione “glaciale” conferisce a buona parte delle aree un look quasi monocromatico, nonostante la direzione artistica sia notevole

Tecnicamente Wasteland 3 resta un titolo modesto. Con la configurazione di prova non ha dato problemi di sorta con i settaggi impostati su Ultra, ma va detto che in cambio non ho ricevuto niente di sorprendente. Gli ambienti e le texture (tranne forse per i rari dialoghi in prima persona) sono privi di particolari dettagli, e l’ambientazione “glaciale” conferisce a buona parte delle aree un look quasi monocromatico, nonostante la direzione artistica sia notevole, tra scenari post apocalittici convincenti e paradossalmente grotteschi, vedi il culto per il divino Ronald Reagan ai ferri corti con un’improbabile comunità di robot comunisti!

Nancy e Ronald Reagan, rispettivamente a cavallo di un missile e un velociraptor. E non è neppure la cosa più strana che vedrete a Denver.

Anche se l’aspetto puramente cosmetico impallidisce di fronte a colleghi come il già citato Original Sin, complessivamente il giudizio tecnico si conferma discreto pur segnalando diversi prevedibili (cionondimeno fastidiosi) bug della prima ora tra tooltip permanenti o NPC impossibili da interpellare che mi hanno costretto più volte a tornare alla schermata iniziale per ricaricare la posizione.

Nonostante una discreta presentazione tecnica, non mancano bug fastidiosi

Il più odioso agglomerato di magagne l’ho incontrato nella missione a Union Station (niente spoiler, tranquilli) dove il gioco trovava ogni tipo di motivo per farmi tornare al desktop, dall’interfaccia che scompariva al railgun del Kodiak che, a ogni sacrosanto colpo sparato, puntualmente lasciava sullo schermo una persistente “nube particellare” che ha mandato in loop la selezione dei personaggi, forzandomi ad abbandonare la partita dalla gestione attività di Windows. Morale della favola: missione lasciata in sospeso, almeno fino alla prossima patch. Il sonoro fa il suo dovere tra spari e centinaia di linee di dialogo molto ben recitate, ma solitamente non c’è molto altro da ascoltare a parte alcuni combattimenti particolarmente importanti dove il silenzio e gli spari vengono accompagnati da tracce audio. Per concludere, è importante sottolineare la totale assenza della lingua italiana, un particolare critico per un’avventura ricca di testo come questa, tanto importante per giocare quanto per godersi la scrittura appieno tra citazioni, rimandi e giochi di parole.

In Breve: Wasteland 3 è un buon gioco di ruolo, discreto nella realizzazione ma ricco di situazioni e scelte morali che garantiscono coinvolgimento e rigiocabilità. La modalità multigiocatore è ancora tutta da provare, ma l’idea è molto buona e non vediamo l’ora di verificarla sul campo, una volta che i server saranno popolati. Un ottimo modo per rinfrescarsi dalla calura estiva tra le pareti di casa e il condizionatore a palla, tanto per ricreare le rigide temperature del Colorado, ma allo stato attuale sganciate i soldi a vostro rischio e pericolo: i bug della prima ora sono diversi e in agguato, e attenderei con calma l’arrivo delle prime patch riparatrici.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7, 16 GB RAM, Nvidia Geforce GTX 1070, SSD
Com’è, Come Gira: Wasteland 3 non ha mostrato incertezze con la configurazione indicata al livello di dettagli massimo, ma bug di vario tipo hanno costretto più volte ad abbandonare mestamente la partita. Salvate sempre, salvate spesso.

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Pro

  • Tante fazioni e scelte morali per garantire una solida rigiocabilità / Trama appassionante / Sistema di combattimento classico e ottimamente rodato.

Contro

  • Direzione artistica appena discreta / Diversi bug della prima ora / L'assenza dell'italiano in un gioco simile può risultare critica per alcuni.
8.7

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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