Windbound – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

La componente survival è preminente e verrà naturale raccogliere le risorse utili a crearsi i primi strumenti

Appena ci si avventura tra i flutti a bordo della prima canoa dotata di vela, il Sea of Thieves che non t’aspetti balza fuori dalle onde e ci ricorda la dura legge del mare: senza vento in poppa non si va da nessuna parte. La navigazione in Windbound è intuitiva ma non superficiale, e ci richiede di prestare attenzione a diversi fattori nautici e ai numerosi ostacoli improvvisi che infestano le acque, come gli immancabili squali.

IL NAUFRAGAR M’È AGRODOLCE IN QUESTO MARE

Navigare è piacevole anche per merito della colonna sonora, un evocativo saliscendi di note che cullano le peripezie marinaresche di Kara. L’audio dinamico punta invece su sonorità tribali durante l’esplorazione o su temi più incalzanti per enfatizzare i combattimenti. A proposito: se amate i combat system rifiniti difficilmente rimarrete stupiti da Windbound. Questo non perché gli scontri siano insulsi (c’è la schivata, l’attacco corpo a corpo e quello dalla distanza, spesso più redditizio e meno rischioso), ma perché risentono di alcune défaillance del gioco come le movenze grossolane o un’IA che, talvolta, consiglia alle bestie di incastrarsi contro una roccia o le rende facilmente evitabili, spezzando improvvisamente la magia e riportando bruscamente il giocatore all’imperfetta realtà.

Datemi un arco e vi solleverò il mondo. Non diceva così Archimede?

La generazione procedurale rende ogni partita diversa, ma allo stesso tempo causa un appiattimento del level design

Un altro limite riguarda la generazione procedurale: è vero che ogni partita è diversa perché le isole non sono mai uguali e, avanzando nel gioco, gli arcipelaghi cambiano per dimensioni e stile, ma il rovescio della medaglia è un appiattimento creativo del level design. Giunti al termine dell’odissea, quindi dopo quindici ore circa spalmate su cinque capitoli, il difetto più evidente sta proprio in quella narrativa che dovrebbe sospingere, alla pari del vento, il viaggio di Kara. La storia dà infatti l’impressione di fungere da mero pretesto per saltare come bulimiche locuste da un’oasi all’altra, restando in sottofondo senza mai giungere davvero in soccorso di un gioco a cui un cambio di ritmo servirebbe eccome; infatti, superato l’impatto iniziale a due facce (tiepido prima ed entusiasmante poi), la fisiologica ripetitività del gameplay potrebbe presto far risultare monotona l’esperienza. Peccato perché in fatto di personalizzazione e comparto artistico-grafico Windbound sa il fatto suo: nella sua semplicità poligonale si possono ammirare scorci parecchio suggestivi, grazie anche al ciclo giorno-notte.

In Breve: Non è necessario scomodare i mostri sacri, tanto Windbound non ambisce al ruolo di GOTY. È invece interessato a regalare ai giocatori un’avventurosa esperienza introspettiva divisa tra terra e mare, o per meglio dire tra realtà e magia. Se non si hanno aspettative spropositate, questo indie sa come meritarsi il vostro tempo e denaro, ma non bisogna aspettarsi il survival o l’adventure che reinventa la ruota. Resta di certo una buona idea e un modo piacevole per passare quindici ore alla Robinson Crusoe, ma la rotta di Windbound non sempre è quella giusta e soprattutto manca di cambi di ritmo.

Piattaforma di Prova: PlayStation 4
Com’è, Come Gira: Visivamente apprezzabile per utilizzo dei colori, stile grafico e pulizia in movimento, non ho riscontrato cali di frame rate o gravi intoppi tecnici. Qualche bug sì, ma di poco conto.

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Pro

  • Delizioso impatto visivo e sonoro / Un survival emotivo adatto anche a chi non mastica il genere / Sa regalare piccole grandi soddisfazioni.

Contro

  • La mancanza di ritmo e la ripetitività possono annoiare / La generazione procedurale è croce e delizia / IA deficitaria / Narrativa troppo timida.
7.5

Buono

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