Viaggi interstellari e concerti ai confini della galassia cambieranno la vita artistica di Francis V. E voi, siete pronti a quell’assurda avventura che è The Artful Escape?
Sviluppatore / Publisher: Beethoven and Dinosaur / Annapurna Interactive Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam, Microsoft Store), Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: Già disponibile
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: polmoni cosmici col volume a palla al largo dello stupefacosmo, intere città trasportate sul dorso di un branco di balene che nuotano tra le galassie, divinità interstellari capaci di ipnotizzare l’universo con un giro di basso, late show spaziali che si concludono con la minaccia di divorare l’ospite d’onore… io ho giocato a The Artful Escape.
Ma cos’è, di preciso, la creazione di Beethoven and Dinosaur, uno studio il cui nome è già tutto un programma? Eh, bella domanda.
HO PERSO LE PAROLE
Ebbene sì, ho giocato The Artful Escape, ma ammetto di trovarmi in una situazione che di rado mi è capitato di affrontare: fatico a trovare le parole per raccontarlo. Partiamo dalle basi, allora. In alcune descrizioni del gioco, sugli store online, viene definito come platform, e ok, effettivamente ci si trova a muovere il personaggio, Francis Vendetti se vi interessa il nome, sopra quelle che tecnicamente sono piattaforme. E in alcuni situazioni ci sono persino dei baratri da saltare, ma ecco, temo che l’utilizzo del termine platform potrebbe causare sentite rimostranze da parte di un certo baffuto idraulico italiano, il quale per contratto deve invece comportarsi come una brava mascotte per bambini, quindi eviterei incidenti diplomatici.
Altrove, The Artful Escape è catalogato come action o adventure: ed è vero, azione ed avventura ce n’è a bizzeffe, di una portata decisamente fuori dal comune per altro, ma va anche detto che molto spesso, praticamente sempre, vanno in scena fuori dal controllo del giocatore. Verrebbe quasi la tentazione, dunque, di mettere da parte le etichette, se non fosse che di fondo uno dei compiti di una recensione è far capire a chi legge di che tipo di gioco si sta parlando, e le etichette hanno ancora una certa utilità in questo contesto. Per descrivere le avventure del nostro giovane Fancis Vendetti, dunque, ho deciso che inaugurerò una tutta mia: il walking simulator a scorrimento. Eh?
SPACE ODISSEY
Vedo il punto interrogativo sulle vostre teste, ma prima di occuparcene passiamo per qualche istante al buon Francis, giovane musicista, ma soprattutto nipote di quel gigante del folk che risponde al nome di Johnson Vendetti. Se è difficile, in linea generale, condividere il cognome con figure ingombranti, lo è ancora di più se si sceglie di percorrere la loro stessa strada; ma lo è, soprattutto, la sera prima del debutto, quando le idee su ciò che si vuole essere non sono ben chiare: erede del folk, o chitarrista rock?
Continua nella prossima pagina…
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