Zanki Zero: Last Beginning - Recensione

PC PS4

Una vita giunta prematuramente al termine, stretta alla gola da un senso di colpa talmente opprimente da non lasciare altra scelta: con la morte nel cuore, il giovane Haruto Higurashi si butta da un palazzo in una notte illuminata dalle luci di una città che lo ha privato di tutto. Solo che invece di incontrare il freddo abbraccio dell’asfalto, il giovane giornalista affonda nell’acqua: quella che può sembrare l’involontaria citazione di uno dei più celebri casi di adattamento occidentale nel campo dell’animazione giapponese (indizio: leone blu) spalanca le porte su uno scenario inaspettato. Haruto viene dunque svegliato sulla spiaggia di un’isola misteriosa da una bizzarra ragazzina con gli arti parzialmente rimpiazzati da protesi che pare conoscere bene il suo nome, mentre tutto attorno si ergono le rovine di una città forse troppo familiare. Non ci vorrà molto per incontrare il resto del gruppo, un manipolo di disgraziati accomunati da un destino tanto tragico quanto impossibile da credere: sono gli ultimi sopravvissuti della razza umana.

ILLUMINATE…

In un certo senso, sono convinto che Zanki Zero: Last Beginning diventerà un futuro classico. Scritto dai creatori della fortunatissima serie Danganrompa, l‘ultimo parto di Spike Chunsoft arriva in Occidente sugli schermi di PS4 e sugli scaffali digitali di Steam, dribblando un ormai poco proficuo adattamento per PS Vita. Porta con sé una storia affascinante, capace di mantenere alta l’attenzione per l’intera durata della vicenda grazie a un cast di personaggi sfaccettati e complessi, creando una continua sensazione di incertezza e tensione. In altre parole, giocherete spesso e volentieri in preda all’angoscia, alla ricerca dei tasselli che – messi assieme – mostreranno un quadro completo sorprendente, tratteggiando nel frattempo il profilo degli otto protagonisti. Ognuno indossa la sua maschera, celando dietro archetipi tutto sommato insospettabili delle storie spesso malate e tormentate, ognuna riconducibile a un preciso peccato capitale.

i combattimenti non si svolgeranno a turni come in un Etrian Odyssey qualsiasi, ma avverranno in tempo reale

Al centro della vicenda c’è la voglia di capire cosa diavolo stia succedendo, con gli unici indizi dettati da scassatissime televisioni a tubo catodico che decidono da sole quando accendersi e sintonizzarsi su Extend TV, un bizzarro (e a tratti grottesco) show per bambini condotto da un ragazzino impertinente che pare disegnato dalla matita di Tatsuo Yoshida e da una pecora antropomorfa. I due appariranno moltissime volte durante l’avventura, indicando il prossimo obiettivo e facendo luce sugli scheletri che ogni protagonista tiene ben nascosto nel proprio armadio, tirando fuori videocassette che narrano avvenimenti passati con uno stile stilizzato e accattivante. Non provano neppure a raggiungere i livelli di malvagità e sadismo di Monokuma, essendo personaggi di supporto appartenenti a tutt’altro genere, ma si confermano comunque molto ben riusciti. Mettendo da parte l’ottima scrittura, nel gioco batte il cuore di un dungeon crawler di razza in perfetto stile Dungeon Master, Eye of the Beholder o semplicemente Legend of Grimrock, qualora foste eccessivamente giovani da non ricordare i capisaldi del genere. In soldoni, questo significa che i combattimenti non si svolgeranno a turni come in un Etrian Odyssey qualsiasi, ma avverranno in tempo reale, costringendoci a danzare da casella a casella evitando di venire accerchiati dai nemici e attendendo il momento opportuno per assestare i colpi. Questi possono essere scatenati premendo a raffica l’apposito tasto ma, per fare sul serio, è possibile concentrare l’attacco del party (rigorosamente di quattro elementi, intercambiabili in qualsiasi momento con i restanti personaggi lasciati “in panchina”) in un preciso punto, cercando di fare a pezzi particolari sezioni presenti sul corpo degli avversari per ridurne le opzioni d’attacco e intascare preziosi oggetti.

… A BRIGHTER FUTURE…

Questi andranno investiti tra una sortita e l’altra per migliorare le strutture che compongono la base di fortuna approntata sulla cosiddetta Garage Island, ovvero l’hub del gioco. Collezionare materiali e risorse per migliorare le condizioni di vita dei “naufraghi” è cosa buona e giusta, perché Zanki Zero: Last Beginning picchia durissimo! Un boss è tranquillamente capace di eliminare l’avangurdia del gruppo con un solo colpo, e neppure il resto dei nemici ha tutta questa voglia di scherzare. Si parte da animali selvatici lasciati in eredità dal mondo che fu come capre e rissose lucertole, ma presto il gruppo avrà a che fare con le Creature, abomini antropomorfi destinati a dare parecchio filo da torcere e – spesso e volentieri – svelare particolari retroscena. Non esiste un preciso protagonista, tanto che ogni dungeon è dedicato a uno dei dispersi e svelerà progressivamente il peccato che infesta il suo passato; come aiuto c’è un sistema di mappatura automatica veramente completo che si prende la briga di aggiornare in tempo reale lo stato delle porte (con tutte le piattaforme a pressione che potete immaginare, si tratta di un ottimo aiuto) e gli elementi d’interesse presenti sulle pareti.

I protagonisti invecchieranno repentinamente, arrivando a tirare le cuoia per cause naturali in soli tredici giorni

Tuttavia ripeto, non si tratterà di una passeggiata, e non solo per un livello di sfida come già detto piuttosto ripido: senza voler svelare troppo, al termine del cattivissimo prologo scoprirete che la morte giocherà un ruolo importantissimo nel corso della vicenda. I protagonisti infatti invecchieranno repentinamente, arrivando a tirare le cuoia per cause naturali in soli tredici giorni: ogni volta che si guadagna l’accesso a un nuovo livello del dungeon di turno arriva la sera, che porta con sé il peso dell’età assieme alle conseguenze che potete immaginare. I bambini e gli anziani non combattono con la grinta e la resistenza dei giovani, ma esistono abilità da sbloccare aumentando di livello con cui ottenere specifici bonus a seconda dell’età, tuttavia i problemi non sono ancora finiti. Ebbene sì, in un slancio di cattiveria, Yoshinori Terasawa e compagni hanno confezionato un titolo diabolico, che associa all’esplorazione in prima persona tutta una serie di bisogni fisiologici con cui sarà necessario fare i conti. Gli otto protagonisti dovranno dunque cibarsi, evitare l’eccessivo stress e andare in bagno regolarmente, pena spiacevoli malus e la progressiva perdita dei punti ferita, nell’eventualità che la situazione volgesse al peggio.

… FOR HUMANITY!

È un sistema intricato e sorprendentemente robusto, da studiare per bene grazie ai tutorial che il gioco elargisce ogni qualvolta una nuova meccanica viene introdotta, e non abbiamo ancora parlato della gestione dell’inventario e del peso trasportabile, che influisce su stress e mobilità: mai trovarsi rallentati con i nemici nei paraggi, pena una dipartita fulminea. In questo inno alla disperazione viene in soccorso uno scassatissimo coin-op presente nell’hub: guadagnate punti progredendo nel gioco e potrete investirli per resuscitare i caduti e magari dotarli di caratteristiche extra, tristemente “ispirate” dal motivo del decesso. Se quindi la bella Minamo ha tirato le cuoia a causa di una coltellata, potrete scegliere di investire qualche punticino in più per farla rinascere con una spiccata resistenza a lame e affini. Tecnicamente il gioco fa il suo lavoro, non mascherando però la sua natura cross platform: da una parte c’è il character design di Ayako Makao che si rivela molto buono senza però raggiungere le vette stilistiche di Rui Komatsuzaki in Danganronpa, dall’altra una conta poligonale che non fa gridare al miracolo, sicuramente egregia sul minuto schermo di Vita ma poco più che funzionale su PS4 e PC. Discreto il sonoro, che abbina tracce capaci di creare la giusta tensione a effetti adeguati e al doppiaggio in inglese e giapponese. Considerato il ruolo primario della trama, potete immaginare come in Zanki Zero: Last Beginning si parli parecchio: ci sono centinaia di righe di testo da leggere in inglese, un fattore che taglierà fuori dai giochi tutti coloro che desiderano un’esperienza esclusivamente in italiano.

Tecnicamente il gioco fa il suo lavoro, non mascherando però la sua natura cross platform

Un’ultima parola sul fronte difficoltà: il gioco permette di scegliere inizialmente tra tre livelli di cattiveria, con altri che si renderanno disponibili strada facendo. Ognuno influisce sulla ferocia del nemico e sugli elementi survival come stress e vesciche più o meno deboli, ma anche sulla quantità e qualità degli oggetti rinvenuti, ovvero cibo, materiale per il crafting e equipaggiamento, quest’ultimo decisamente raro. A mio avviso il terzo livello è quello ideale per iniziare a giocare: sarà un maestro severo, ma garantirà un discreto quantitativo di drop con cui assaporare al meglio vari elementi come lo sviluppo della base, senza contare che accedendo al famigerato coin-op potrete abbassarlo qualora la sfida si rivelasse davvero insormontabile.

Zanki Zero: Last Beginning è stata una vera e propria sorpresa: al di là di una realizzazione tecnica poco brillante – sicuramente dovuta alla presenza di Vita nel suo DNA – si nasconde un titolo maturo e dotato di un’anima oscura capace di tenere sulle spine tutti quelli che avranno la pazienza di domare un sistema di gioco ricco ma esigente, oltre ovviamente a digerire un quantitativo notevole di testo. Per i puristi segnalo la censura di determinati particolari ritenuti potenzialmente offensivi per il pubblico occidentale: si tratta di elementi marginali e trascurabili tra cui figurano gli intermezzi notturni che riguardano la versione giovanissima dei protagonisti. In definitiva non è un gioco per tutti, ma i buongustai sapranno apprezzarlo sicuramente.

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Pro

  • Livello di sfida esigente ma remunerativo.
  • Personaggi e narrazione altamente intriganti.
  • Un riuscito mix tra meccaniche survival ed esplorazione in prima persona.

Contro

  • Esteticamente poco più che funzionale.
  • Tanto testo da leggere, tutto in inglese: siete avvisati.
  • Le esigenze del party spezzano a volte il ritmo dell'esplorazione.
8.3

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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