Hatsune Miku: Project DIVA X – Recensione

PS Vita PS4

Pur incontrando sul proprio cammino diverse date di pubblicazione “singhiozzate”, pare che SEGA abbia ormai deciso di portare sul mercato occidentale tutto ciò che riguarda l’idol digitale che da anni accompagna migliaia e migliaia di canzoni a suon di vocalizzi generati artificialmente, da sempre alla base del frenetico gameplay della serie Project DIVA. Con Hatsune Miku: Project DIVA X, ovviamente, la storia non cambia: il cuore di rhythm game della serie rimane immutato, nonostante qualche gradita aggiunta e una sottile linea narrativa atta a coinvolgere anche i neofiti o i semplici curiosi a caccia di un gioco musicale dalla formula intrigante.

Hatsune Miku Project DIVA X immagine PS4 PS Vita 01

il gameplay è semplice e intuitivo: si tratta di eseguire una “danza” con le dita sul joypad

Improvvisamente i vocaloid, ovvero gli idol digitali che prestano le sembianze per promuovere l’omonimo software per creare canzoni, si scoprono incapaci di cantare: come è possibile, dunque, riportare l’ordine nel mondo dello showbiz? Ovviamente dando sfogo alla propria voglia di freccette e indicatori colorati sullo schermo da colpire opportunamente seguendo il ritmo della musica e – soprattutto – la cadenza con cui gli affascinanti cantanti dagli occhi manga cantano sillaba dopo sillaba. Nulla di epocale, ma è comunque apprezzabile la presenza di una serie di brevi scenette che raccontano le interazioni fra Miku e i suoi amici talentuosi, specie nell’ottica del fan sfegatato della graziosa idol giapponese.

PONPONPON!

Nel caso si fossero già macinati in passato i prequel ci si sentirà subito a casa, ma d’altronde il gameplay è molto semplice e intuitivo: si tratta di eseguire una vera e propria danza con le dita sul joypad seguendo gli indicatori mostrati durante l’esecuzione dei pezzi musicali inclusi, una tracklist composta da circa 30 pezzi vecchi e nuovi.

Hatsune Miku Project DIVA X immagine PS4 PS Vita 07Oltre a questo, bisogna fare attenzione a due tipologie di input differenti che prevedono la pressione prolungata di un tasto, oppure il “rush”, ovvero la frenetica concatenazione di pressioni del medesimo tasto in modo non molto dissimile dai “palloncini” visti nella serie rhythm game Taiko no Tatsujin. Se inizialmente potrebbe apparire fin troppo semplice, basta completare almeno una volta tutti i brani nella modalità storia per sbloccare livelli di difficoltà decisamente più agguerriti, fino al più alto, praticamente impossibile da completare al primo colpo. Arrivare ad accedere all’intera scaletta di canzoni incluse nel gioco non è comunque un’impresa da poco, e malgrado una scelta musicale non sempre all’altezza (ho preferito di gran lunga la tracklist di Project Mirai DX per Nintendo 3DS), l’esperienza rimane comunque piacevole dall’inizio alla fine.

il cuore di rhythm game della serie rimane immutato, nonostante qualche gradita aggiunta e una sottile linea narrativa atta a coinvolgere i neofiti

La durata dei brani è suddivisa in momenti differenti nei quali è richiesto di raggiungere un determinato obiettivo per riuscire a portare a casa il risultato migliore. Sicuramente il più importante rimane il “Chance Time”, un particolare intervallo di tempo nel quale, se si ha successo, si viene ricompensati con un nuovo “module”, ovvero costumi che, se indossati, regalano specifici bonus. Purtroppo l’estrazione di questi è completamente lasciata al caso e non legata al brano o alla scenografia scelta e alcune delle missioni incluse nella modalità festival possono essere portate a termine solamente indossando specifici module. Una scelta che allunga sicuramente la longevità del titolo, ma che pare poco più che un mezzuccio per giustificare la rigiocabilità… fino all’inevitabile nausea! Oltre ai costumi tornano anche gli accessori che permettono di attivare bonus ed effetti positivi durante le performance, spesso con risultati scenografici piuttosto bislacchi.

IEVAN POLKKA, BABY!

Al di fuori della modalità storia si può accrescere il grado di affinità con ognuno dei protagonisti regalando loro oggetti raccolti alla fine di ogni esibizione, spesso decifrando generiche richieste proferite direttamente dalla loro boccuccia manga.

Hatsune Miku Project DIVA X immagine PS4 PS Vita 09

alcune brevi scenette raccontano le interazioni fra Miku e i suoi amici

Gli effetti sono ovviamente legati a bonus dei risultati raccolti sul palcoscenico, ma l’occasione è ghiotta anche per scoprire maggiori informazioni sui retroscena che legano gli altri cantanti digitali alla ben più famosa Hatsune Miku, incorrendo anche in brevi e tutto sommato godibili sketch umoristici. Fra i contenuti addizionali, che fanno da cornice all’anima rhythm game del gioco, spiccano soprattutto la modalità editor, con cui è possibile modificare la regia dei concerti, e una modalità fotografica per realizzare foto promozionali godendo della presenza dei render tridimensionali dei protagonisti, modificandone posa, espressione e quant’altro.

Nulla da dire sul comparto tecnico, invece, ancora in linea con quanto dimostrato dalla serie in passato sia su PS3 che su PS Vita e PSP. I modelli poligonali dei personaggi rimangono sicuramente curati nonostante una mimica facciale piuttosto carente. Fortunatamente i loro passi di danza durante le canzoni sono decisamente più convincenti. Fra le versioni PS4 e PS Vita, consiglio senz’ombra di dubbio quella portatile, anche solo per stare in linea con le origini portatili del franchise, ma in ogni caso la presenza della funzionalità cross-save permette di potersi godere anche sullo schermo del televisore le esibizioni preferite. A patto di pagare per entrambi le versioni, chiaramente.

Hatsune Miku: Project Diva X riconferma la buona fama della serie proponendo una struttura simile a quanto visto in passato, ma impreziosendo il tutto con una serie di novità che rimescolano – almeno parzialmente – le carte in gioco. L’alto numero di costumi e accessori sbloccabili potrebbe tenere incollati i fan più sfegatati, ma una maggiore varietà ludica e una quantità superiore di canzoni avrebbero sicuramente aiutato la produzione a reggersi sui propri piedi, soprattutto alla luce del debutto su PlayStation 4.

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Pro

  • Gameplay immediato.
  • Esteticamente in linea con il successo riscosso dai prequel.
  • Il fascino dei vocaloid rimane immutato.

Contro

  • Tracklist non sempre all’altezza.
  • Trenta brani potrebbero essere un po’ pochi…
  • Le difficoltà più alte sono un vero e proprio bullet hell di tasti su schermo.
7

Buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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