Cosa succede quando si chiede a Jeff Minter di realizzare il remake di un coin op che non uscì mai nelle sale giochi, perché giudicato troppo complicato? Ce lo spiega Akka Arrh!
Sviluppatore / Publisher: Llamasoft / Atari Prezzo: 19,50 € Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 3 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch, Atari VCS Data di uscita: Già disponibile
La storia dei videogiochi e dei primi computer degli anni ‘80 è piena di storie bizzarre e interessanti, dalla leggenda metropolitana che vede Tōru Iwatani ispirarsi alla pizza per creare Pac man, alle cartucce di E.T. (effettivamente) sepolte nel deserto del Nevada, per poi essere riesumate e vendute a caro prezzo molti anni più tardi.
Il protagonista di una di queste storie è un arcade di Atari dal nome quasi impronunciabile, Akka Arrh, uno shooter spaziale a schermate fisse che univa in qualche modo le logiche di diversi giochi dell’epoca ma che, sfortunatamente, non superò il test di accoglienza presso il pubblico.
CI PENSA YAK
Negli anni ‘80, produrre un gioco da sala aveva costi non indifferenti perché andavano realizzati cabinati personalizzati e schede madri ad hoc, che poi dovevano assicurare a tutta la filiera (produttore, distributori, gestori di bar e sale giochi) un lauto guadagno sotto forma di monetine scintillanti. Per cui, quando si realizzava un gioco nuovo, era prassi mettere alcuni prototipi a disposizione del pubblico in qualche sala giochi ben frequentata e osservare la reazione dei suoi avventori. Soltanto dopo aver ottenuto un buon riscontro il gioco sarebbe entrato effettivamente in produzione, destino che però non fu quello di Akka Arrh.
Negli ultimi anni, Yak è riuscito a traslare il suo stile sulle piattaforme moderne con un peculiare stile grafico a vettori, molto vintage ma anche altrettanto scenografico
Negli ultimi anni, invece, è riuscito a traslare il suo stile sulle piattaforme moderne adottando un peculiare stile grafico a vettori, molto vintage ma anche altrettanto scenografico, riuscendo sempre nell’intento di non far capire quasi nulla a chi guarda gli screenshot. Servono infatti immagini in movimento (e un bel po’ di partite) per spiegare cosa succede in Akka Arrh, quello di Minter.
L’ESISTENZA SU DUE PIANI
L’azione ha luogo su due campi di battaglia completamente diversi tra loro, quello superiore e quello inferiore. Il primo può essere considerato l’area di gioco principale ed è diviso in settori di colori diversi, con la nostra navicella “a muso di gnu” piazzata al centro e libera di ruotare su se stessa, in base alla posizione del mirino. Possiamo sganciare delle bombe in ciascun settore e queste hanno effetto solo sui nemici che si trovano lì. Esplodendo, coinvolgeranno nel loro tragico destino anche i compagni investiti dalle onde d’urto, dando origine a spettacolari reazioni a catena.
L’azione ha luogo su due campi di battaglia completamente diversi tra loro: quello superiore, diciamo pure l’area principale, e quello inferiore
AKKA ARRH: HUMOR, ESPLOSIONI E TANTO FRAGORE
Ancora una volta, Jeff Minter è riuscito a trasformare un concept del passato in qualcosa di simile, ma completamente diverso e molto più coinvolgente. Un compito molto più arduo del solito, giacché la base da cui partire non era un classico arcinoto, bensì un oscuro e reietto coin op di cui esistevano solo pochissimi esemplari che, solo da qualche tempo, è stato possibile riscoprire con il MAME grazie a un dump delle ROM da romanzo giallo, effettuato di nascosto da un tecnico senza scrupoli – pare – ai danni di un collezionista.
Insomma, attorno a questo “successo che non fu” i miti e le leggende s’inseguono e s’intrecciano da sempre, ma ciò che realmente importa è come Minter sia riuscito a trasformarlo in un tripudio di velocità, azione, strategia ed effetti speciali, riuscendo a evolverne il concept in qualcosa di effettivamente giocabile, ipnotico, istintivo e divertente. Ci sono perfino un sacco di musiche di accompagnamento zen e decine di effetti sonori volutamente ridicoli, apparentemente fuori luogo, ma che funzionano alla grande e aggiungono quel tocco di umorismo “minteriano” che non guasta mai.
Jeff Minter è riuscito di nuovo a trasformare un concept del passato in qualcosa di simile, ma completamente diverso e molto più coinvolgente
In Breve: Quando un gioco si chiama Akka Arrh, è geneticamente predestinato a essere opera di Jeff Minter e, se non lo è, gli tocca aspettare quarant’anni per diventarlo. In sintesi, il fato di questo gioco è tutto qui: gli servivano le tecnologie adatte e il genio dello Yak per diventare una realtà tangibile e fruibile da tutti, anche se per apprezzare questo tripudio di grafica vettoriale e di stile vintage servono la curiosità e i riflessi di un bambino o l’amore spassionato di un veterano, a cui brillano gli occhi soltanto a sentire pronunciare la parola “Atari”. Akka Arrh dunque è per molti ma non per tutti, ma se chiedete a me sono venti euro spese benissimo.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di prova: Ryzen 5 5600X, 32 GB di RAM, RX 6600 XT, SSD, 1920×1200
Com’è, Come Gira: La grafica a vettori è molto scenografica ma non impensierisce nemmeno le GPU integrate, quindi può funzionare benissimo anche su un PC anziano o di fascia bassa. Ovviamente gira alla grande sulla configurazione di prova.