Control awe alan wake

Control

PC PS4 Xbox One

Control – Provato

Venti minuti. Il cronometro virtuale che ha segnato il tempo durante la mia prova di Control è partito da venti minuti. Ha ticchettato a ritmo costante per milleduecento volte, fino a quando lo schermo nero mi ha trasportato di nuovo dall’interno del palazzo del Federal Bureau of Control agli uffici milanesi di Digital Bros. Abbandonati i panni di Jesse Faden, i sentimenti che mi hanno pervaso sono stati di curiosità e di voglia di continuare. Sì, avrei voluto tornare a immergermi nell’atmosfera del neonato di casa Remedy, e farlo per qualche ora, senza limitazioni. Un buon inizio, non c’è che dire.

TUTTO SOTTO CONTROLLO? FORSE…

I fantomatici venti minuti sopracitati sono iniziati in un’area del palazzo all’apparenza anonima. Pochi secondi per esaminare l’ambiente circostante, ed ecco una serie di nemici pronti a eliminarmi apparire improvvisamente di fronte a me. Fedele al motto “prima attacca, poi nel caso fai qualche domanda”, mi sono tuffato nella mischia senza una precisa idea di cosa sarebbe accaduto. Sono entrato in azione e… mi sono divertito. Ho spiccato il volo, fluttuando in aria mentre scaricavo i colpi della service weapon, l’unica arma da fuoco a disposizione di Jesse. Mi sono difeso utilizzando i poteri della mente, trasformando gli oggetti che mi circondavano in uno scudo. Ho sollevato dei detriti da terra, scagliandoli con tutta la violenza possibile contro chiunque si muovesse. E poi, per non farmi mancare nulla, una volta indeboliti a dovere i nemici, li ho assoggettati al mio volere, trasformandoli in creature sottomesse pronte a combattere al mio fianco. Nell’eseguire tutte queste azioni, ho prestato attenzione a due cose. La prima è una barra della stamina, che si esaurisce utilizzando le abilità speciali. La seconda invece è l’indicatore di energia vitale, che non può contare su una rigenerazione automatica ma che necessità di “essenza” (l’energia rilasciata dai nemici uccisi) per essere ripristinato.

Almeno per quanto riguarda le fasi shooter, Control è un gioco ritmato, scattante, veloce

A questo sono seguiti altri numerosi scontri che mi hanno lasciato un’impressione confermata anche da Vida Starcevic, community manager di Remedy che mi ha accompagnato nella prova. Almeno per quanto riguarda le fasi shooter, Control è un gioco ritmato, scattante, veloce, che non prende in considerazione alcun tipo di dinamica stealth e che si rivolge a chi vuole combattimenti intensi fino all’ultimo colpo. Durante gli scontri si vola, si corre e si spara senza soluzione di continuità, miscelando tra loro poteri e service weapon in un cocktail micidiale. Tra uno scontro e l’altro non mancano però i momenti più calmi e tranquilli, in cui dedicarsi all’esplorazione per recuperare risorse, acquisire nuove abilità e apprendere informazioni utili per comprendere cosa sta accadendo. Per quanto Control abbia un suo percorso narrativo ben delineato, è bene sottolineare come non esistano bivi che modificano il corso della storia, viene comunque concessa al giocatore una certa libertà di movimento. La struttura dell’avventura, che per diversi aspetti è ascrivibile al genere metroidvania, permette infatti di seguire differenti strade, con porzioni del palazzo che diventeranno accessibili solamente dopo aver soddisfatto particolari condizioni. Piuttosto classico, a quanto ho potuto vedere, il sistema di evoluzione del personaggio, con una canonica schermata che permette di impostare potenziamenti che riguardano diverse caratteristiche di Jesse e di modificare la funzionalità della sua arma. Nulla di nuovo all’apparenza, ma sarà necessario una prova approfondita per capire se tra queste abilità extra si celerà qualcosa di inedito oppure se ci troveremo di fronte a cose già viste in decine di altri esponenti del genere action.

APRO PORTE E SCOPRO SORPRESE

C’è una particolarità che caratterizza l’universo di Control. Per essere più precisi, c’è una particolarità che caratterizza il palazzo del Federal Bureau of Control. Un peculiarità che lo rende unico, e che può essere riassunta con una semplice frase: non tutto è come sembra. Visto da fuori, con la sua architettura ispirata al brutalismo, l’enorme grattacielo conosciuto anche con il nome di “The Old House” si confonde nella skyline di Manhattan. Visto da dentro, rivela ben presto una natura fatta di mistero e di sorprese. Enormi scalinate conducono ai piani superiori. Pareti che sembrano non finire mai, al cui interno delle piccole aperture potrebbero celare impensabili segreti. Montacarichi che conducono nelle profondità dei sotterranei. Porte che si aprono verso quelle che sembrano essere dimensioni sconosciute. Non ci troviamo all’interno di un’opera di Escher, incisore olandese entrato nella storia dell’arte per l’utilizzo di soluzioni prospettiche che portavano a risultati visivi paradossali, ma dentro una struttura che si rivela ben più grande di quanto possa apparire dall’esterno. Esplorando The Old House, anche per un breve periodo di tempo, la domanda che sorge spontanea è una: ma come è possibile che questo sia qui?

Esplorando The Old House la domanda che sorge spontanea è una: ma come è possibile che questo sia qui?

L’avventura si sviluppa su più piani, tra spazi angusti che si aprono in ambienti più grandi, con soluzioni estetiche che conferiscono una spiccata personalità a quello che, a ben vedere, potrebbe essere catalogato come un semplice ammasso di cemento. La varietà non manca e, nel mio breve peregrinare all’interno del palazzo, mi sono trovato catapultato in una piccola porzione che ricordava un albergo, con corridoi che si aprivano uno di fianco all’altro dando vita a un vero e proprio labirinto che sembrava fuoriuscire da un mix tra l’Overlook Hotel di Shining e una pellicola di David Lynch. È presto per esprimere dei giudizi definitivi, la porzione di gioco da me esplorata è davvero troppo piccola, ma la sensazione è che Remedy possa essere riuscita a schivare uno dei principali rischi derivanti dall’utilizzo di un’ambientazione chiusa, ovvero l’eccessiva monotonia.

PRONTI ALL’AZIONE

In uscita il 27 agosto per PC, Xbox One e PS4, Control sembra avere tutte le carte in regola per offrire un’interessante esperienza di gioco per gli appassionati di action game in single player. Remedy ha infatti confermato come l’avventura di Jesse sarà un’esperienza strettamente personale, e che non sono previste modalità multigiocatore. Non si tratterà comunque di una rapida toccata e fuga, dato che saranno necessarie una ventina di ore per risolvere il mistero che si cela nell’enorme edificio sede del Federal Bureau, e che una volta scoperto ogni singolo segreto si potrà comunque contare su contenuti post lancio, con un paio di espansioni già programmate.

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