La società post-umana ben presto si frattura e assume sempre più potere la fazione dei Rayonne

I nostri compari se la sanno cavare, ma la gravecycle è dotata di un arsenale indispensabile per fare la differenza in ogni scontro.
Si tratta quindi di un’ambientazione piuttosto dark, in cui però la campagna di gioco ci offre una storia di speranza ricca di persone normali che decidono di combattere per ciò che ritengono giusto. Non comanderemo soldati addestrati, ma normali civili, e non mancheranno confronti anche accesi che andranno a speziare la narrazione, certe volte con momenti seri, ma anche con occasioni più rilassate e divertenti. Qualche risata sotto i baffi ce la dovremmo fare.
LE SPERANZE DEI FIGLI
Difficile inquadrare Disintegration nei generi cui siamo abituati, e forse proprio questo è il suo asso nella manica. Marcus Lehto ci ha spiegato come i primi prototipi di gioco vertevano decisamente sulla componente di gestione tattica di una squadra, ma né lui né i suoi collaboratori (all’inizio dello sviluppo erano solo lui e due studenti cui aveva insegnato alla DigiPen Institute of Technology di Redmond, Washington) erano del tutto soddisfatti.
All’improvviso, ecco il momento Eureka: trasformare la telecamera in un’arma letale
Disintegration si propone di farlo con un ritmo di gioco meno frenetico rispetto alla media degli fps e una gestione delle abilità aggiuntive tramite il semplice utilizzo del D-pad digitale su joypad (o la relativa shortcut su tastiera, per i PCisti hardcore); in sostanza va a snellire le meccaniche di entrambi i generi di riferimento per permetterci di gestirle senza che ci scoppi il cervello. Pur non avendo provato il gioco con le mie mani, quanto ci è stato mostrato ha svelato che di ciccia sul fuoco ce n’è eccome, per cui gli appassionati di azione non dovrebbero rimanere delusi.
E, se posso aggiungere, già fin d’ora voglio applaudire la natura sperimentale di Disintegration: credo proprio che a Marcus Lehto abbia fatto bene lasciare Bungie per una nuova avventura. Buon per lui, e, si spera, anche buon per noi.
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