Lo stile che supera la sostanza: è questa la prima impressione che lascia Soul Hackers 2, il nuovo gioco di ruolo di Atlus. Vi spieghiamo il motivo, sperando che la situazione migliori sulla strada che porta alla recensione.
Sviluppatore / Publisher: ATLUS / SEGA Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 26 agosto
È estate e tutti vogliono andare in vacanza; detto questo, mi duole rimandare Soul Hackers 2 agli esami di riparazione rappresentati dalla nostra prossima recensione, vista la figura poco memorabile che ha portato a casa durante queste prime ore di prova. Soul Hackers 2 non è un brutto gioco, ma quanto visto finora è la quintessenza della genericità; sembra a tutti gli effetti un progetto minore creato per battere cassa in attesa di un nuovo, degno esponente della dinastia Megami Tensei.
L’atmosfera cyberpunk e un character design eccentrico che strizza l’occhio a Hirohiko Araki sono a prima vista gli unici tratti distintivi di un JRPG come ne abbiamo visti tanti, scorrevole e privo di particolari problemi, ma anche svuotato di qualunque idea originale o virtuosismo audiovisivo tale da farlo spiccare.
SOUL HACKERS 2? MA NON CI SIAMO GIÀ VISTI?
Soul Hackers 2 è sostanzialmente un dungeon crawler vecchio stile, dove una banda di evocatori di Demoni (nome collettivo che raggruppa tutte le creature ultraterrene) attraversa dedali di vario tipo combattendo e prendendo fiato tra una sortita e l’altra in una città-HUB, cromaticamente accattivante ma discretamente odiosa tra telecamere fisse e mura invisibili. Nel mezzo buttateci tutto quello che avete già visto un milione di volte: il colpo preliminare al nemico per ottenere un vantaggio in battaglia, oppure l’assenza di un pulsante adibito al salto o a qualunque tipo di interazione ambientale, una carenza che spoglia l’esplorazione di quella eccezionale verticalità che tanto mi era piaciuta in Shin Megami Tensei V. Anche le tanto amate evocazioni paiono fare cilecca, con un solo Demone da aggiungere all’entourage dell’evocatore di turno a mo’ di semplice accessorio, almeno all’inizio. Anche il loro reclutamento è parso fin troppo lineare, con i mefistofelici quanto potenziali alleati immediatamente disponibili a unirsi alla nostra causa a patto di sfoggiare l’oggetto e il livello da loro richiesto.
Forse l’unico elemento distintivo arriva durante il combattimento, dove sfruttare le debolezze nemiche non causa più il ritardo del turno avversario, ma materializza alle spalle dei cattivi colpiti le sinistre ombre dei nostri Demoni, pronti a sferrare un attacco ad area più o meno potente (la forza è determina dal numero di debolezze colpite) non appena il nostro gruppo avrà terminato le azioni disponibili.
LA SENSAZIONE È CHE SOUL HACKERS 2 CERCHI DI IMITARE PERSONA, RINUNCIANDO A UNA PROPRIA PERSONALITÀ