La quinta resurrezione della dea debutta su Nintendo Switch, e smettere di giocare Shin Megami Tensei V è stata un’impresa davvero mefistofelica.
Sviluppatore / Publisher: ATLUS / SEGA Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile
Dopo aver accumulato un quantitativo di ore vergognoso ed essere sfuggito a quella misteriosa alchimia che mi aveva mutato in un indissolubile ibrido tra uomo e console, posso affermare che Shin Megami Tensei V è promosso a pieni voti.
In barba al suo apparente classicismo – subdolamente suggerito da un incipit che richiama per certi versi le prime battute di Nocturne – e a qualche problema di fluidità negli scorci più “temerari” che fanno oscillare il framerate sensibilmente sotto i trenta fotogrammi al secondo, Shin Megami Tensei V risorge dalle sue ceneri come il nome lascia intuire, adottando una struttura open world che scardina le schematiche convenzioni dei capitoli precedenti ponendo il level design al centro dell’esperienza.
SHIN MEGAMI TENSEI V È TIPO DEVILMAN CON LE SPADE LASER
Dopo un incidente, il nostro alter ego liceale si risveglia in una Tokyo rasa al suolo: la desolazione si estende a perdita d’occhio, con strade, palazzi e monumenti ridotti in macerie al centro di un deserto privo di vita, per giunta conteso da angeli e demoni. Solo la fusione con un misterioso essere gli permette di scampare alla morte, facendolo rinascere nell’entità chiamata Nahobino. Da lì in poi è questione di capire cosa sta succedendo, esplorando l’inospitale landa e reclutando un esercito di demoni per avere la minima possibilità di sopravvivenza. È tutto quello che ci si aspetterebbe da Atlus e dalla sua longeva saga, ma il Nahobino è una bestia differente rispetto ai suoi ingessatissimi predecessori. Agile e scattante con il suo lungo crine azzurro che tanto ricorda lo Shinobi di Overworks, il rinato protagonista può correre e saltare per dribblare agilmente i nemici e attraversare in lungo e largo le grandi mappe che compongono il gioco alla ricerca di strade secondarie per andare a caccia di segreti.
Che si tratti di recuperare vestigia di un mondo perduto da barattare per macca (la valuta che ogni fan dei Megaten conosce ormai bene) o visitare gli angoli più nascosti alla ricerca dei piccoli umanoidi conosciuti come Miman, c’è sempre una piattaforma apparentemente irraggiungibile o qualche ostacolo insormontabile da conquistare venendo a capo di un level design tanto labirintico quanto appagante da attraversare.
L’ESPLORAZIONE È ATTIVITÀ NECESSARIA PER ARRIVARE PREPARATI AI DUELLI CON I BOSS
CI VORREBBE PROPRIO UN MIRACOLO
Desiderate perfezionare la padronanza degli elementi, oppure offrire ai vostri seguaci più slot in cui memorizzare le nuove abilità? Tutti desideri esaudibili riscattando i Miracoli, una serie di bonus preziosissimi da pagare alla cassa con il dovuto esborso di Gloria. Solo che non sono tutti disponibili inizialmente, quindi è necessario andare a caccia di Ascessi, purulente emanazioni demoniache che vomitano nemici all’avvicinarsi del Nahobino: dribblateli, puntate al nucleo centrale e affrontate un mini boss: se tutto andrà bene avrete liberato la mappa da un pericoloso ostacolo e arricchito la vostra dotazioni di Miracoli con nuove opzioni tra cui scegliere. Oppure ancora potreste optare per le Essenze, anime dei demoni più disparate da sacrificare per dotare chiunque dei tratti dell’ex proprietario. Una volta scelto il destinatario si può decidere se ereditare dall’Essenza le resistenze elementali oppure il corredo di tecniche, personalizzando lo stile di gioco come mai prima d’ora. Ça va sans dire, le Essenze possono essere acquistate sborsando una valanga di macca, ma è molto meglio scovarle gratuitamente in giro.
L’articolata esplorazione non è dunque fine a sé stessa, né serve per racimolare noiosi collezionabili buoni per qualche sterile statistica, ma è totalmente votata all’evoluzione del Nahobino senza tempi morti. Anche le missioni secondarie hanno il loro valore nonostante siano generalmente banali fetch quest, e ricompensano il protagonista con vagonate di punti esperienza da condividere con l’intera squadra e, in alcuni casi, concedendo il reclutamento di demoni di alto livello o la ricetta per una fusione speciale. Tutti elementi fondamentali quando si tratta di portare a casa la pelle, un compito che potrebbe rivelarsi problematico vista la presenza del Press Turn System, l’acclamato sistema di combattimento che premia l’astuzia nello sfruttare le debolezze altrui per continuare ad attaccare limitando il turno avversario.
STRATEGIA DEMONIACA
L’unica vera novità in un sistema praticamente a prova di bomba è l’introduzione del Magatsuhi, una sorta di asso nella manica utilizzabile al riempimento di un apposito indicatore che cresce durante lo scontro a seconda di determinate condizioni (e anche qui i Miracoli possono concedere qualche vantaggio) e che offre bonus importanti senza neppure consumare il turno in corso. Tra questi il più comune è quello che rende critici ogni tipo di attacco, incantesimi compresi, ma va detto che non parliamo di un meccanismo di rimonta in grado di sbilanciare la perfezione del Press Turn System, dato che si tratta di una risorsa tranquillamente abusata dagli stessi nemici. È dunque importante esaminare il corso dello scontro, correndo ai ripari nel momento in cui i cattivi incamerano il Magatsuhi per scatenare l’inferno nel turno successivo; in questi momenti è davvero impagabile elucubrare il giusto contrattacco, schierando le dovute resistenze per annullare attacchi potenzialmente fatali e passare al contrattacco.
Il combattimento di Shin Megami Tensei V mostra un invidiabile equilibrio che funziona splendidamente
In Breve: Shin Megami Tensei V riesce a migliorare un sistema di combattimento presumibilmente perfetto introducendo nuove opzioni che offrono un benvenuto livello di complessità in più. La trama è un filo meno contorta del solito e il motore grafico fa un po’ fatica a volte, ma il risultato finale è un gioco di ruolo davvero impossibile da mollare, nonché uno dei più riusciti esponenti del genere su Switch.
Piattaforma di Prova: Nintendo Switch OLED
Com’è, Come Gira: Il gioco adotta un framerate variabile che oscilla tra i 30 e i 25 fps, stabilizzandosi molto raramente considerata l’impegnativa geometria delle mappe che spesso mostra scorci piuttosto elaborati. Switch fa un po’ di fatica dunque, ma la direzione artistica eccellente porta a casa complessivamente il risultato.