Non credo che sorprenderò o farò arrabbiare qualcuno se dico che il rifacimento di DOOM del 2016 è stato uno dei più fulgidi esempi di attualizzazione di un concept. L’amore per il suo nome non è stato abbandonato nemmeno dopo il controverso DooM 3, segnato da una differente identità e da troppe paturnie tecniche (per il bisogno di non visualizzare troppi nemici a schermo, specie per l’hardware delle console dell’epoca), ed è di nuovo esploso con l’eccezionale qualità del lavoro di id Software, per alcuni versi inatteso e sorprendente.
il rifacimento di DOOM è stato uno dei più fulgidi esempi di attualizzazione di un concept
UBIQUO DOOM
Per tutti questi motivi la piccola postazione di DOOM per Switch all’evento londinese (perché piccola è la console, con la prova direttamente sul suo display) mi ha attirato come un potentissimo magnete: anche senza passare dall’incipit, ho subito riconosciuto il livello iniziale del gioco di id Software, col ritrovamento della prima tessera blu, i canyon marziani che si sono presto trasformati in piattaforme per gli assalti dei demoni, i segreti e le scorciatoie che già conoscevo e tutto il resto, nella gloria del brillante schermetto di Nintendo Switch, in questo caso con un più tradizionale gamepad. Stavolta avrei quasi strappato la console per portarmela a casa, altroché.
il gioco è quasi esattamente lo stesso
Lo spazio della visuale dà l’idea di essere più pieno, insomma, nettamente in direzione arcade, senza che questo appaia inficiare il livello di difficoltà, con più nemici intorno agli oggetti esplosivi e un grado di impegno che mi è sembrato paragonabile alla modalità mediana delle altre versioni, settata per a una prova breve e fugace come la nostra. Su tali aspetti, però, come sull’effettivo impatto dei bonus connessi al suddetto indicatore, è bene rimandare il giudizio a sessioni di gioco più lunghe e approfondite, magari comprensive degli aspetti online.
DOOM per Switch è quello che deve essere, fluidissimo e potente da giocare ovunque