Dopo il clamoroso successo di Lucy – con ben oltre 500 milioni di dollari incassati nel mondo – Besson ha finalmente la disponibilità economica e i mezzi per realizzare Valerian. Il risultato oscilla, come sempre accade quando si parla di operazioni rischiose, tra il buon film e l’occasione sprecata. Alpha – una città spaziale, come suggerisce il nome – è una sorta di porto franco per tutte le creature dell’universo, una grande stazione che è diventata un planetoide artificiale autosufficiente, con le varie civiltà succedutesi che – nel tempo – ne hanno ingrandito le dimensioni a dismisura. Quando un’anomalia minaccia di distruggere la struttura, due agenti – Valérian e Laureline – vengono inviati per indagare sul mistero, arrivando a scoprire una fitta rete di segreti e interessi politici ed economici che coinvolgono più razze aliene.Besson conosce il cinema, e per attirare l’attenzione dello spettatore lo incuriosisce già con prime sequenze dove mostra come il futuro raccontato non sia frutto di una fantascienza “eccessiva”, quanto una semplice evoluzione della vita dell’uomo nello spazio. Si parte dagli anni ’70, dove con una stretta di mano si siglavano accordi mondiali e interplanetari, fino ad arrivare a centinaia di anni nel futuro, nello specifico agli eventi raccontati dal film. Tutto è frutto di un’evoluzione voluta, studiata e applicata. Quello di Valérian pare dunque un probabile futuro e non una realtà lontana lontana.
L’adattamento cinematografico di Valerian arriva in seguito a una gestazione durata 20 anni
Dopo un’accurata (e forse troppo prolissa) introduzione – in grado comunque di offrire sequenze visivamente spettacolari e scelte narrative di grande inventiva – al rientro alla base inizia la vera missione. È qui che il film mostra il fianco, incassando tutti i colpi che una storia poco interessante non può che subire. Paradossalmente, evento raro di questi tempi, la trama è un fallace contorno al perfetto physique du rôle dei due attori protagonisti, inseriti in una storia banale condita da comprimari non accattivanti.Gli elementi sopraccitati rendono Valerian un film appetibile, almeno sul piano estetico, con una cura per i dettagli impressionante, se paragonato alle produzioni blockbuster recenti.
proprio la deludente trama – potenzialmente perfettibile – ha deciso le sorti del film
La pellicola ostenta quella forza prettamente europea che mira a travalicare i limiti e a dare sfogo a grande creatività. Besson è un maestro in questa arte, ma la sua grande capacità non si rispecchia nella scrittura (Nikita e Léon sono davvero due piccoli miracoli narrativi), e proprio la deludente trama – potenzialmente perfettibile – ha deciso le sorti del film (si va dalla “power girl” sempre presente nelle opere di Besson alla vena ecologista, problema che affligge la morale di esseri umani e non anche nel futuro).
Valerian poteva davvero essere un piccolo gioiello nel firmamento delle grandi produzioni europee, e al suo secondo film di fantascienza pura Besson conferma un’incredibile attenzione per i dettagli e la capacità di affrescare viaggi intergalattici fantastici. Certo, l’artista francese non ha mai scritto sceneggiature da Oscar, ma mai come in questo caso la mancanza di uno scheletro narrativo robusto e concreto conferisce un retrogusto amaro al film. Piccola caccia al tesoro: ci sono due (quasi) impercettibili dettagli che collocano l’opera nello stesso universo de Il Quinto Elemento… divertitevi a trovarli.
VOTO 6.5
Genere: fantascienza, avventura, azione
Publisher: 01 Distribution
Regia: Luc Besson
Colonna Sonora: Alexandre Desplat
Intepreti: Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna, Ethan Hawke
Durata: 137 minuti