Astro's Playroom – Recensione

PS5

Astro’s Playroom è un delizioso e corposo manuale interattivo che vende e introduce i piaceri ludo-sensoriali del DualSense meglio di qualsiasi esperto di marketing

Geniali, Sony a credere in un pad del genere e gli sviluppatori a sfruttarlo così. La cosa più straordinaria, il risultato più eclatante del titolo ASOBI, è che anche un’esperienza di gioco così ordinaria, nella struttura e in certe idee, come Astro’s Playroom possa essere elevata ben sopra il suo livello base semplicemente interferendo coi sensi del giocatore, dando spessore a un’arrampicata dentro un esilarante costume da scimmia o nel controllo dei due reattori di un’adorabile navicella, in momenti 2D stretti stretti dove gestire l’erogazione della potenza con i trigger che vibrano e cambiano consistenza. Una lezione di game design.

astro's playroom recensione

Guardate la superficie del ghiaccio per intuire la qualità e rugosità delle texture, sempre più fondamentali per l’impatto visivo su TV 4K e 8K.

Alla fine non si fa più caso a una sfida fanciullesca, rilassatissima, al fatto che quasi tutti i combattimenti abbiano gli stessi pattern di “Mario contro i Goomba” o che il platforming sia per lo più un apostrofo tra un colpo di genio e l’altro, tanto ravvicinati da non sapere mai quando staccare per la voglia di vedere, provare, toccare, inclinare, soffiare (cosa che non si faceva a fini ludici dai tempi di Nintendo DS, probabilmente), finendo, preda dell’euforia, per esaurirlo in un intenso pomeriggio, iniziato attaccando cavi e finito con un nuovo amore tra le mani. Un gioco studiato per essere un primo impatto, un colpo di fulmine, qualcosa in grado di mettere subito sul binario giusto il rapporto uomo-macchina che andrà ad evolversi nei mesi successivi. Occhi a cuore, sorriso ebete. Ci siamo cascati di nuovo.

L’ALBA DI UNA NUOVA ERA GRAFICA

Se è vero che Astro’s Playroom non è certo nato per dedicarsi a un fotorealismo casto e puro, questo è perlomeno un primo assaggio di quello che sarà questa generazione.

Ciò che più impressiona è la pulizia e la qualità delle texture, roba che potrebbe essere scambiata per cinema d’animazione

Ciò che più impressiona sono la pulizia e la qualità delle texture, roba che potrebbe essere scambiata per cinema d’animazione se non venisse tradita dalla telecamera tipicamente videoludica. Dai materiali che compongono la scocca di Astro alla fedeltà delle superfici e del modo, totalmente personale, con cui riflettono la luce proveniente da un sistema di illuminazione in tempo reale al bacio. È l’esaltazione del micro, del dettaglio, quello che fino ad oggi gli sviluppatori erano costretti a nascondere sotto il tappeto dei compromessi.

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Il lavoro sull’illuminazione dimostra un altro passo avanti, con ombre ancora più naturali e riflessi mai artificiosi.

Inutile riempirsi la bocca di “questo l’avrebbero potuto fare anche su PS4”, perché alla prova dei fatti, già dal suo titolo dimostrativo, PS5 è un’altra roba dal punto di vista dell’ostentazione tecnologica. È poi nei caricamenti fulminanti, nella quantità esagerata di animazioni a schermo, nell’orizzonte visivo sterminato nei campi lunghi e nella naturalezza con cui tutto vive e si muove, senza un solo frame fuori posto che rompa la sospensione d’incredulità, che l’occhio registra la novità, la potenza sotto mentite e morbidissime spoglie, facendola propria e abituandosi in fretta, nonostante ci si trovi immersi in un’opera che non ha la forte identità visiva di un Ratchet & Clank o Demon’s Souls, pur sfruttando con gusto ed eleganza il tema della tecnologia e tirandoci fuori panorami di grande impatto. Il futuro è arrivato, presente, tangibile, e il salto non sarà così innocuo come alcuni potevano pensare.

In Breve: Così come Astro Bot Rescue Mission fu il titolo perfetto per introdurre PS VR, Astro’s Playroom è un gioiellino che funziona meglio di qualsiasi manuale o scheda tecnica nel creare un vero rapporto uomo-macchina, informale, piacevolissimo ed estremamente divertente. Il DualSense si dimostra un controller eccezionale con possibilità sensoriali assolutamente uniche, capaci di avvicinare ancora di più il giocatore al gameplay, senza sconvolgere ma passando ad un nuovo e sconosciuto livello di intimità che, VR a parte, non si era mai raggiunto nel videogioco “tradizionale”. La sua natura di software preinstallato, che vi consiglio caldamente di avviare prima di qualsiasi altra cosa, da finire in un pomeriggio di gioco non-stop, dà all’opera ASOBI un valore clamoroso in termini empatici e di “primo impatto” con la nuova generazione, comunicando nel linguaggio del divertimento e della sorpresa tutto quello che c’è da sapere sulle caratteristiche della nuova arrivata. Un traguardo ben più importante di qualsiasi giudizio meramente ludico.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Qualità delle texture (soprattutto nel micro), profondità di campo, fluidità e velocità di caricamento sono già un’altra cosa rispetto alla generazione precedente, pur visti in questo piccolo e delizioso gioco.

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Pro

  • DualSense sfruttato in maniera eccezionale, capace di rendere sorprendenti anche le cose più banali / Simpaticissimo, frizzante, ricco di segreti eppur compatto / Come “benvenuto” è straordinario.

Contro

  • Livello di sfida non rilevante / Manca un po’ di un’identità visiva forte.
9

Ottimo

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