Le rinnovate interazioni con gli NPC regalano micro-momenti di narrazione e battute che aumentano il senso d’immersione
UN REMAKE DI ALTRI, BELLISSIMI TEMPI
Tutti i momenti salienti, i puzzle e gli elementi caratteristici che hanno reso indimenticabile la prima (dis)avventura di Freeman sono presenti, i livelli sono stati fedelmente ricreati a livello architettonico e amputati delle sezioni superflue, mentre quelli davvero rivoluzionati sono i quattro capitoli alieni sul pianeta Xen, a mio parere (e di tanti altri, me compreso, ndMario) i meno ispirati nel gioco originale, ma che in questa brillante rivisitazione acquistano tutt’altra rilevanza.
Nonostante tali ed evidenti migliorie, l’aspetto più riuscito della produzione resta, appunto, quello sentimentale: sono identiche le vibranti sensazioni percepite attraversando i diciannove capitoli, e questo è sintomo di un lavoro che trasuda puro amore per la magnum opus Valve. Le atmosfere tese o quelle quasi horror di alcune aree sono palpabili e, quando si sente l’abominio tentacolare sbattere ripetutamente contro le pareti del silo, il cuore sussulta allo stesso arrembante modo, facendoci provare vera goduria nel ritrovare quell’emozione intonsa.
da qualsiasi lato lo si ammiri, oggi come oggi è questo il modo migliore per giocare ad Half-Life
Almeno, questo vale fino al pianeta alieno, dove la colonna sonora mi è sembrata calzare meglio al contesto. Per qualcuno sarà una dolorosa spolverata di sale su una ferita mai del tutto rimarginata, per altri, magari, si tratterà di un ottimo espediente per vivere una delle migliori esperienze single player di sempre, scevra delle spigolosità proprie di un’epoca remota; per moltissimi irriducibili giocatori non più di primo pelo, invece, sarà l’occasione giusta per divertirsi a trovare le differenze. Sicuramente, per ogni appassionato di videogiochi, Black Mesa rappresenta un omaggio imperdibile a un immortale frammento di storia videoludica.
IN BREVE: Black Mesa è un bellissimo e convincente atto d’amore verso un’icona che per molti rimane l’indiscusso non plus ultra dei videogiochi. L’attesa infinita è valsa la pena, perché l’esperienza riesce a far sentire il giocatore nel presente e nel passato allo stesso tempo. Che le fondamenta siano datate si sente e soprattutto si vede, ma più di un nostalgico fan troverà stupefacente la fedeltà della magia che pervade questi ricordi ripuliti da anni di polvere virtuale.
CONFIGURAZIONE DI PROVA: Intel i5-7400, 16 GB RAM, Geforce GTX 1050Ti, SSD
COM’È, COME GIRA: Sono presenti alcuni sporadici bug minori e diverse texture ruvide, ma i caricamenti che spezzano l’azione per qualche secondo sono i veri mattatori dell’analisi tecnica. Niente di grave, ma da segnalare per onestà critica.
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