Le criticità di Bleeding Edge derivano principalmente dalla scarsità di contenuti e da un sistema di progressione praticamente inesistente
GIOCO DI SQUADRA
Dal momento che nessuno di questi personaggi è in grado da solo di fronteggiare l’intero team avversario, il gioco di squadra diventa fondamentale per vincere ogni scontro. Sebbene sia consigliato utilizzare la chat vocale, per favorire la comunicazione tra compagni gli sviluppatori hanno implementato un sistema di ping che permette a ogni giocatore di inviare dei segnali agli amici. Vogliamo per esempio segnalare lo spawn di un power-up? Basta premere una semplicissima combinazione di due tasti per far apparire l’apposita icona sullo schermo.

Tra un match e l’altro possiamo modificare il loadout dei personaggi, modificandone alcuni parametri (punti bonus a chi indovina la citazione).
Va da sé che ritrovarsi in una squadra che non comunica e i cui componenti giocano in solitaria è sempre il preludio di una sconfitta. Questo, unito al fatto che un match può durare anche una decina di minuti può far scaturire un certo grado di frustrazione. Frustrazione alimentata anche da un netcode tutt’altro che perfetto: il sistema di matchmaking non fa distinzione sulla posizione dei giocatori nel globo. È quindi possibile capitare in una partita hostata in Asia o negli USA e vedere schizzare verso l’alto la latenza, per poi essere buttati fuori a causa del lag eccessivo ed essere flaggati come quitter, rendendo estremamente più difficile l’accesso ad altre partite nei minuti successivi. Ma al di là di questo problema tecnico, a cui gli sviluppatori stanno già cercando di porre rimedio, le criticità di Bleeding Edge derivano principalmente dalla scarsità di contenuti e da un sistema di progressione praticamente inesistente.
Purtroppo l’opera di Ninja Theory porta in dote solamente due modalità di gioco, entrambe incentrate sul controllo degli obiettivi. Se nella prima bisogna mantenere la posizione su tre obiettivi che vengono attivati a rotazione a intervalli regolari, nella seconda bisogna prima raccogliere delle celle di energia disseminate all’interno del livello per poi portarle in salvo in un punto prestabilito della mappa, cercando di difendersi dagli assalti nemici. Le mappe, poi, sono soltanto cinque. Anche il roster di appena undici personaggi, con un dodicesimo in arrivo assieme a uno dei prossimi aggiornamenti gratuiti, risulta essenzialmente scarno, e non aiuta il fatto che la progressione si fermi semplicemente allo sblocco di un paio di skin e altrettante emote per ognuno di essi. Insomma, Bleeding Edge è un titolo che perde il suo appeal in una decina di ore appena, con buona pace di un gameplay potenzialmente davvero intrigante.
In breve: Il vero problema dell’ultima fatica di Ninja Theory, al di là delle criticità del netcode e del matchmaking, è che in poche ore esaurisce tutto il suo fascino. Ciò è dovuto principalmente alla scarsità di contenuti, ma c’è qualcosa di più: credo che Bleeding Edge dia molto più peso alla forma che alla sostanza, e che dunque sia stato sfornato solamente per spuntare la casella dei multiplayer e aggiungere così un certo livello di varietà all’offerta del servizio Xbox Game Pass. Da questo punto di vista, la sua valenza è pari a una di quelle produzioni originali Netflix che vanno consumate con leggerezza nei momenti di stanca per poi finire rapidamente nel dimenticatoio. Ed è un peccato perché, se opportunamente approfondita ed esaltata, l’idea di fondo di Bleeding Edge avrebbe potuto dire molto di più.
Configurazione utilizzata: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, come gira: Giocando al livello più alto di dettaglio, sulla configurazione di prova non si riscontrano problemi tecnici al di là di quelli legati al netcode. Da segnalare, tuttavia, che il frame rate massimo è bloccato a 60fps.
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