Praticamente, nel mio caso, Cosmodread ha portato con se la declinazione VR del celebre motto di Alien: nello spazio nessun può sentirvi urlare, ma lo stesso non si può dire per chi abita con voi…
Sviluppatore / Publisher: White Door Games / White Door Games Prezzo: 12,49€ Localizzazione: Assente (Audio e testi in inglese) Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam, Oculus Store), Oculus Quest, Quest 2 Compatibile Con: Oculus Quest / Quest 2, Oculus Rift, Valve Index, HTC Vive, Windows Mixed Reality
Prima di partire con la recensione voglio raccontarvi una breve “true story”, giusto per entrare nel mood del gioco e, insieme, ricordarvi il valore straniante della realtà virtuale.
L’altra mattina, mentre provavo Cosmodread, mio suocero è entrato nel soggiorno dove ho lo spazio room-scale per la VR; nonostante avessi il caschetto, gesticolando apparentemente a vuoto con gli Oculus Touch, per lui era logico pensare di confrontarsi con qualcuno nelle stesse condizioni di luce e sensazioni ambientali, e certo non poteva immaginare che, almeno con la mente e alcuni sensi primari, suo genero fosse invece un esploratore spaziale, al buio con una piccola torcia, nel ponte di un’astronave infestata da mostri lovecraftiani. Così mi ha toccato la spalla e, manco a dirlo, ha rischiato di lasciare senza padre i suoi nipoti… Addirittura mi sono dovuto sedere qualche minuto per allontanare, nemmeno troppo velocemente, l’impressione di un infarto in arrivo: non tutti i giochi sono in grado di farti dimenticare dove ti trovi nel mondo reale, ma l’action stealth fantascientifico dei pionieri della realtà virtuale White Door Games – autori di Dreadhalls, primo horror roguelite sui generis per la VR – è proprio uno di quelli.
CURSE OF THE LOST SPACESHIP
Il nuovo arrivato appartiene grossomodo allo stesso genere, ma al contempo è evidente come lo sviluppatore abbia osservato attentamente l’evoluzione di titoli d’azione e survival horror in realtà virtuale, aggiungendo un sacco di dettagli sia per l’immersione in prima persona, sia in termini di pure meccaniche di gioco; tra i modelli osservati durante la creazione di Cosmodread c’è senz’altro il buon The Persistence, altro roguelite originariamente PSVR che, tuttavia, si porta dietro tutti i limiti di un’esperienza priva di supporto ai controller cinetici, per quanto la concatenazione di stanze/corridoi proceduralmente generati e, ancora di più, la sequenza di obiettivi all’interno del grande vascello maledetto siano indiscutibilmente simili.
AD OGNI AVVENTURA, GLI AMBIENTI SI MISCHIANO DIFFERENTEMENTE, RENDENDO OGNI VOLTA DIVERSO IL PERCORSO VERSO LA SALVEZZA
Almeno ai fini della giocabilità, però, qualcosa di vagamente simile c’è anche in Cosmodread, sempre all’inizio di una nuova partita, attraverso modificatori randomicamente sbloccati che introducono bonus/malus su salute, disponibilità di risorse, velocità di movimento, composizione dei nemici e via dicendo, accanto alla possibilità di decidere il tipo di arma presente nella prima stanza, a patto di averne già rinvenuto le istruzioni di creazione (si va sul classico: balestra, pistola, fucile a pompa e un’arma a energia, l’unica senza munizioni ma bisognosa di ricarica cinetica, per nulla semplice se inseguiti da una bestiaccia).
Continua nella prossima pagina…
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