Ho approcciato Crash Team Racing Nitro Fueled nel modo più sbagliato possibile: memore delle interminabili ore spese con gli amici nel lontano 1999 su quel CTR approdato su PSX, ho fatto partire questo remake con la presunzione di chi conosceva tutti i circuiti a memoria, sapeva le scorciatoie migliori e abilità peculiare di tutti i piloti. Mai ho sbagliato previsione in modo così clamoroso.
Prima di cominciare seriamente a giocare a Crash Team Racing Nitro Fueled c’è stato bisogno di una lunga operazione di rodaggio per togliere la ruggine, perché se l’intenzione è quella di prendere pad in mano e sfrecciare subito sulle quattro ruote dei tanti e diversi kart, prima bisogna fare i conti con le nostre abilità odierne che si plasmano in modo talmente anacronistico su questo titolo che già durante la prima pista dell’avventura principale – la storia Baia Crash – ci troveremo vergognosamente tra la quarta e la quinta posizione. Fermi, calma, respiro lungo e assorto. Dobbiamo ricominciare dalle basi.
POTERE DI BANDICOOT!
Il CTR di allora era a pieni polmoni la sintesi del divertimento in multiplayer locale, chiara e limpida risposta al Mario Kart di Nintendo: sfruttando l’onda del successo di Crash Bandicoot, ormai vera e propria mascotte della console Sony, si tentò con grande coraggio la strada del racing game fortemente arcade, senza limitarsi ad essere un diretto concorrente all’idraulico baffuto, bensì proporre una formula di gioco ampliata con story mode, sfide a tempo, raccolta di cristalli, gettoni e chiavi per sbloccare segreti e variegate sfide con gli amici. Il primo grande ostacolo per questo remake era sapere se il feeling sarebbe stato lo stesso del titolo originale e con grande gioia posso affermare che sì, giocare a questo Crash Team Racing Nitro Fueled ha avuto lo stesso effetto della N.Sane Trilogy. Pad in mano, sorriso a settantadue denti, prime accelerazioni, ripresa confidenza con la mappatura dei tasti, e dopo le prime gare e necessaria fase di rodaggio si viene violentemente catturati da una foga fortemente arcade, cominciando già dalle prime fasi a stringere i denti.
Il feeling con il piccolo kart e il lavoro fatto su questo come sulle piste è molto più appagante di quanto si potesse immaginare
PIMP MY KART
Se proprio c’è da imputare un difetto, questo è l’assenza di veri e propri contenuti inediti, almeno al lancio. Il lavoro certosino con l’obiettivo di rimanere fedeli titolo originale si palesa anche nelle piste, esattamente le medesime con qualche altro tracciato preso da Crash Nitro Kart. Stessa cosa vale per i personaggi utilizzabili, anche se qui viene in supporto la sezione Pit Stop, vero e proprio store dove poter comprare nuovi kart e relative vernici, ruote, varianti dei personaggi e motivi estetici da incollare sul nostro veicolo. Ogni oggetto avrà la sua rarità – base, esotico e leggendario – e in base a queste varierà anche il loro costo. In questo caso bisogna fare un grosso plauso ad Activision perché facilmente si poteva cadere nel tranello delle loot box o microtransazioni, e invece no, tutto potrà essere acquistato con monete Wumpa, ottenibile direttamente alla fine di ogni gara, intuibilmente proporzionate alla vostra posizione di arrivo ed elargite con buona generosità. Insomma, se siete fanatici del collezionismo e della smania di sbloccare ogni cosa, qui potrete farlo senza sborsare un centesimo di soldi reali, ma vi si richiede solo di giocare tanto ed essere più chirurgici possibile, dato che bonus di velocità o di giri puliti saranno convertiti in monete nel finale.
il lavoro dei ragazzi di Beenox è stato più che eccellente, con un rifacimento degli asset grafici in perfetta linea con gli standard odierni
L’operazione di Beenox e Activision si è rivelata in parte anche superiore a quella di Vicarious Visions, con un titolo fortemente ottimizzato per gli standard odierni pur mantenendo tutto il fascino dell’originale. Crash Team Racing Nitro Fueled si dimostra colorato, virtuoso e divertente, proponendo un livello di sfida interessante che rende tutta l’operazione non solo un mero veicolo per rievocare ricordi, ma anche una sfida arcade impegnativa con tutti i crismi del genere. A questo si aggiunge la modalità online che, se gestita al meglio, potrebbe essere davvero una vera bomba, capace anche di tenere in vita il titolo al di fuori dell’esperienza in single player.