Il ritmo di gioco appare mal calibrato, nella misura in cui sono presenti numerosi momenti morti
Per fortuna il genio ha molti mezzi con i quali difendersi e respingere gli agenti delle diverse organizzazioni sovranazionali in cui è diviso il globo. Uno di questi è la possibilità di disseminare delle trappole tanto buffe quanto letali all’interno del covo segreto, perché
nulla è più efficace di una vasca piena di squali nascosta sotto il pavimento, tranne una pianta carnivora gigante che divora in un sol boccone i poveretti che entrano nel suo raggio d’azione. E se queste insidie dovessero fallire nel contrastare la minaccia niente panico: basta attivare l’allarme generale per schierare i servitori forzuti a difesa del quartier generale, guidati come di consueto da uno o più scagnozzi speciali le cui qualità sono equiparabili a quelle dei temibili super-agenti delle forze di giustizia.
L’UOMO DALLA PISTOLA D’ORO
È tuttavia un peccato che Rebellion abbia deciso di eliminare uno degli aspetti più divertenti del primo Evil Genius: le torture. Parte del divertimento di quel gioco consisteva nel cercare di capire come abbattere il morale dei super-agenti e degli scagnozzi rivali utilizzando gli strumenti più assurdi, magari una macchina per la ricerca scientifica o un dispositivo presente in sala mensa.

Ogni scorribanda va pianificata nella schermata del planisfero.
Invece in questo seguito non esiste nulla di tutto ciò. Sebbene siano comunque presenti le missioni secondarie dedicate a questi personaggi, nel gioco sono rimasti solamente la sedia per gli interrogatori standard e l’indottrinatore per convertire i nemici alla propria causa, mentre tutto il resto dell’azione avviene sul palcoscenico mondiale attraverso le scorribande degli sgherri, lontano dagli occhi del giocatore.
tutto il resto dell’azione avviene sul palcoscenico mondiale attraverso le scorribande degli sgherri
Si tratta di un cambiamento radicale che va un po’ a smorzare il divertimento e la carica ironica di Evil Genius 2, quest’ultima
ora relegata quasi interamente ai simpatici intermezzi narrativi tra una missione e l’altra, oppure alle descrizioni degli oggetti presenti nel covo. Insomma, da questo punto di vista, il sequel targato Rebellion rappresenta un deciso passo indietro rispetto all’originale di Elixir Studios. Eppure non è l’unico aspetto del gioco che fa storcere il naso.
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