Contro i boss i sotterfugi vengono messi da parte in sfide all’ultimo sangue dove la padronanza della spada e dei contrattacchi risulta imperativa.
Contro un avversario docile avrei probabilmente vissuto un’avventura molto più breve, anche perché le missioni principali non sono numerose, e completandole una dopo l’altra senza la necessità di divenire più forte passando al setaccio il mondo immaginato da Sucker Punch si giungerà ai titoli di coda piuttosto rapidamente. Sarebbe un peccato mortale tralasciare le vicende degli altri abitanti di Tsushima, vittime a loro volta di una terra caduta in rovina e destinati a incrociare la strada di Jin attraverso vere e proprie catene di missioni dedicate. La tenacia nel lutto di Lady Masako e la responsabilità di sensei Ishikawa nei confronti di un’allieva allontanatasi dai giusti precetti sono linee narrative meritevoli di essere portate a termine, magari anche dopo aver sconfitto l’ultimo boss, quando lo Spettro potrà continuare portare giustizia presso gli oppressi esplorando liberamente l’isola e risolvendo tutte quelle questioni lasciate in sospeso. Due parole sull’aspetto stealth prima di concludere, poiché L’arte delle tenebre in Ghost of Tsushima è un po’ semplicistica.
OMBRE, E SOPRATTUTTO LUCI
Colpa principalmente dei mongoli, forti quanto vuoi ma incapaci di avvertire la presenza di un minaccioso assassino giapponese sospeso con una corda a un metro dalle loro teste. Ci mettono parecchio ad accorgersi della presenza di Jin, e poco si curano dei cadaveri dei loro compagni lasciati in bella vista, limitandosi nel migliore dei casi a richiamare parte delle forze, liberandoci involontariamente la strada verso il prossimo obiettivo. Non è un gran problema nel quadro generale, vuoi perché l’uso dell’arco apre la strada a interessanti strategie (appiccare il fuoco rovesciando un braciere o innervosire stizziti calabroni colpendo provvidenziali nidi, per esempio), vuoi perché si tratta di un singolo ingranaggio all’interno di un meccanismo che funziona nel complesso molto bene.
Ghost of Tsushima è superiore alla somma delle sue parti: non reinventa la ruota in nessuno dei suoi aspetti, ma offre un’esperienza degna degli amanti degli open world
In Breve: Sucker Punch sa come realizzare giochi graficamente accattivanti, ma con Ghost of Tsushima ha firmato un lavoro clamoroso, degno dell’attenzione di qualunque amante della cultura giapponese. Non è lunghissimo e non offre una sfida costante dall’inizio alla fine, ma potete ignorare queste pecche facendovi un favore e giocandolo al livello di difficoltà più arduo, assaporando la sconfitta e risorgendo dalle vostre ceneri proprio come farebbe Jin. Promosso a pieni voti.
Piattaforma di Prova: PlayStation 4 Pro.
Com’è, Come Gira: Come tutti gli altri pesi massimi, Ghost of Tsushima permette di scegliere se prediligere la risoluzione o i fotogrammi al secondo su PS4 Pro. Ho giocato dall’inizio alla fine puntando tutto sulla migliore resa grafica possibile, non riscontrando comunque la minima incertezza.