Hades – Recensione

PC Switch

Che succede quando Supergiant Games incontra la mitologia greca e assieme decidono di fare un roguelike? Hades, ecco cosa.

Sviluppatore / Publisher: Supergiant Games / Supergiant Games Prezzo: 20,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store), Nintendo Switch

Hades è un gioco eccezionale. Di per sé la recensione sarebbe finita qua; non c’è davvero molto da aggiungere a questa semplice valutazione. E, insomma, già in sede d’anteprima si intuiva la cosa. Ma d’altro canto, posso sentire il buon caporedattore domandarsi se è il caso di rinchiudermi sotto una montagna in compagnia di giganti affetti da costante malumore, quindi è meglio darsi da fare e scrivere qualcosina in più.

Partiamo da Supergiant, perché penso che sia importante avere idea del background da cui arriva Hades, e cioè quello di uno sviluppatore che non ha mai brillato per il gameplay. Oh, intendiamoci, a me Bastion e Transistor sono piaciuti da morire, e Pyre non manca certo del suo fascino, ma i combattimenti (o le partite a basket spirituale) non brillavano certo per fluidità, pulizia, entusiasmo; nonostante le buone idee, tendevano tutti a soffrire di un pochino di macchinosità. E quindi quando ho visto i primi video di Hades, un paio d’annetti fa, il sopracciglio mi si era istintivamente alzato. Supergiant, che mai stai combinando?

UN ETERNO CICLO DI VITA E DI MORTE

La perplessità era dovuta a un paio di motivi: primo, perché a livello di gioco vero e proprio, come già accennato, lo studio californiano non è che brillasse; e secondo perché l’aspetto dove invece ha sempre brillato, cioè storia e narrazione, sembrava sprecato per un genere come il roguelike, che notoriamente pone molta più attenzione sulla ripetizione del contenuto e sulla necessità di mantenerlo sempre fresco anche dopo la quarantesima volta. Per fortuna poi, approfittando dell’arrivo del gioco su Steam qualche mese fa, ho gettato il cuore oltre l’ostacolo e ho deciso che valeva la pena provarlo. E dico per fortuna perché accidenti, se mi sbagliavo.

hades recensione

Non fatevi ingannare da questo suggestivo panorama: gli abitanti dell’Asfodelo sono infamissimi.

Hades ci cala nei panni di Zagreus, figlio di Ade stufo marcio della prigione dorata in cui vive e cocciutamente deciso ad andarsene dagli Inferi. In tutto questo incontrerà la netta opposizione del padre e il benestare dei suoi parenti più altolocati, quegli dèi dell’Olimpo a cui non sembra vero di poter fare uno sgarro al burbero dio della Morte. Questo benestare prenderà la forma di doni, potenziamenti passivi che cambieranno e potenzieranno le nostre abilità di partenza, donando loro nuove proprietà: per esempio, un attacco potenziato da Afrodite indebolirà i nostri nemici, Dioniso dimostrerà loro come l’eccesso di alcool sia poco salutare e Atena ci permetterà di rispedire gli attacchi al mittente.

L’aiuto dei nostri altolocati parenti sarà fondamentale per superare le prove che si parano dinnanzi a noi, ma senza perseveranza non arriveremo lontano

Ovviamente, la benevolenza del sacro monte non sarà da sola sufficiente per superare i quattro livelli – Tartaro, Asfodelo, Campi Elisi e Tempio Stigeo – che ci separano dalla superficie. Sarà necessaria anche una buona dose di perseveranza, perché essere un principe divino non garantisce nessun tipo di immunità diplomatica e gli avversari che Ade spedirà a frotte per riportarci a casa non ci andranno certo per il sottile. Ma tranquilli: negli Inferi la morte non è la fine e le acque del fiume Stige ci riporteranno liete a casa, dove potremo discorrere amichevolmente (o meno) con i residenti del lussuoso palazzo reale, fare acquisti, coccolare Cerbero, potenziare Zagreus e ripartire alla carica.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Fra armi e doni, la varietà di situazioni non manca / Bello un sacco da vedere / Tanta, tanta storia, tutta doppiata / ...seriamente, ma quanti dialoghi ci sono?

Contro

  • Quattro livelli non sono tantissimi / ...insomma, qualcosa dovevo pur scriverci!
9.4

Ottimo

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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