Castle of Venia appartiene a quella schiera di giochi impegnata a replicare, con esiti a volte riusciti e a volte un po’ meno, il feeling dei vecchi giochi da console e da bar, quando i bit erano soltanto sedici o giù di lì. C’è tutto, dal gameplay semplicistico ai limiti di movimento, passando per la grafica e le animazioni in pixel art ‘smussate’ con un simpatico filtro che simula l’output di un vecchio monitor CRT.
…E GIÙ SPADATE!
Il gioco di Classic Game Software ci mette nei panni di un cavaliere solitario e senza nome che, per qualche ragione misteriosa, si trova rinchiuso in un tetro mondo pieno di scheletri semoventi, mostri e fantasmi. Costoro non fanno altro che camminare avanti e indietro sulle piattaforme che compongono i livelli, aspettando soltanto di ucciderci o essere uccisi, mentre il nostro obiettivo è chiaramente quello di eliminare tutte le presenze maligne e raccoglierne le anime, e quindi di attraversare la porta che ci separa dal livello successivo. Il cavaliere può saltare, camminare ed eventualmente correre, ma è in grado di mollare fendenti solo da fermo. Questa limitazione, apparentemente piccola, costituisce il fulcro del gameplay, visto che calcolare la posizione giusta per saltare dalle piattaforme e colpire gli avversari più in alto di noi sono gli unici elementi di difficoltà del gioco.
IL MISTERO DEI RESTART POINT
Castle of Venia, come altri titoli moderni, cerca di replicare il feeling dei vecchi giochi da bar
TROPPE ASPERITÀ
Castle of Venia delude sotto numerosi aspetti. Innanzitutto, è composto da quattro soli livelli che un giocatore esperto potrà superare in poco più di mezzora. Lo si può anche rigiocare per il solo gusto di metterci meno tempo e/o meno vite della volta prima, ma alla fine si tratterà di ripetere le stesse mosse senza poter notare nulla di nuovo.
Castle of Venia delude sotto molti aspetti, a iniziare dalla scarsità cronica di contenuti
Infine, la voce del menu che porta alle opzioni non permette alcuna reale personalizzazione del gioco, men che meno la rimozione dell’effetto CRT. Per quanto si tratti di un elemento indispensabile per la grafica, può diventare ridondante se il nostro PC è già collegato a un monitor CRT secondario, scelta ancora piuttosto in voga tra chi ama il retrogaming e, di conseguenza, per i potenziali giocatori ideali di Castle of Venia.
Castle of Venia, per chi ama i giochi vecchio stile come me, è una mezza delusione. Dal punto di vista del gameplay non ho nulla da eccepire: è semplice, lineare e abbastanza punitivo, proprio come gli arcade mangia-monete di una volta. Ma i troppi limiti tecnici smorzano subito l’entusiasmo, insieme con la scarsità cronica di contenuti e, così, la durata di una run. Qui, nonostante la povertà generale dei fondali, le musichette noiose e la ripetitività dei nemici, ce ne sono molti di meno. Fortunatamente costa poco, ma con meno di tre euro avete esattamente ciò per cui pagate, forse qualcosina in meno.