Le prime stanze ci culleranno con un falso senso di superiorità, ma Hades non si fa nessun problema a pigiare sull’accelleratore nei livelli successivi
PANOPLIA INFERNALE
Sei le armi infernali fra cui potremo scegliere nella nostra sfida alla volontà paterna, ciascuna con quattro varianti che ne modificheranno il comportamento, spesso aumentandone la sinergia con certi doni. La spada di Poseidone, per esempio, rende molto più efficace l’attacco a distanza che Zagreus ha sempre a disposizione, indipendentemente dall’arma utilizzata, ed è perfetta da associare al duplice dono di Poseidone e di Artemide. Certo, serve anche una buona dose di fortuna per far sì che ci capiti effettivamente la tanto agognata combo; e anzi, a volte capiterà esattamente il contrario, cioè ritrovarsi con doni non terribilmente utili, e la conseguenza sarà una fatica immonda a prevalere sulle forze infernali. Ma fa anche questo parte del gioco: chi ama i roguelike sa che non c’è nessun dio più potente di quelli che governano le leggi del caso.
Hades non è però solo “sangue e oscurità”, come tanto piace dire ad Ade. I personaggi che popolano il reame sotterraneo sono tanti, ben caratterizzati e sopratutto hanno tanto, tanto da dire. È proprio qui che si riconosce il talento di Supergiant, che nel suo ultimi titolo riesce a combinare una struttura da roguelike a un impianto narrativo che conosce pochi pari. Ad ogni ritorno alla pozza di sangue che accoglie Zagreus dopo le inevitabili tragiche fini ci aspetteranno infatti nuovi dialoghi con i vari abitanti degli Inferi, di cui impareremo a conoscere vicende, desideri e preoccupazioni.
La quantità di dialoghi è francamente impressionante: vi ci vorrà davvero molto prima di trovarvi davanti a una frase già sentita in precedenza
In generale, a livello di presentazione Hades è fenomenale. Gli ambienti sono curatissimi, e incredibilmente piacevoli da vedere e attraversare; il character design è ottimo; e la musica, accidenti, come si può non parlare della musica? Tante le tracce che accompagneranno il viaggio di Zagreus verso la superficie, dalle rilassate melodie delle aree di passaggio – preludio della tempesta in arrivo – alle chitarre elettriche dello scontro finale con Ade. E poi c’è Ashley Barrett, quindi meno che un capolavoro non può essere.
In breve: Hades è uno di quei giochi che sembrano fare tutto bene. Da giocare è divertente, da vedere anche, da ascoltare pure, e come se non bastasse ha un macello di contenuto: il sottoscritto sta a una sessantina di ore passate prevalentemente in Early Access, e non ho nemmeno visto tutto quello che c’era da vedere lì, figurarsi le cose che sono state aggiunte dopo. Decisamente il titolo migliore nel pur già eccellente catalogo di Supergiant, adatto ai fan dei roguelike ma pensato anche per chi è meno abituato a morire ripetutamente.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 3600, GTX 1070, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Artisticamente pregevole, animato ottimamente e in genere davvero bello da vedere, anche se un pochino confusionario nelle fasi più concitate. Nessun problema di prestazioni.
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