Hades – Recensione

PC Switch

Le prime stanze ci culleranno con un falso senso di superiorità, ma Hades non si fa nessun problema a pigiare sull’accelleratore nei livelli successivi

Pronti allora a ributtarsi nella mischia, partendo da quel Tartaro dove i nemici sono pochi e lenti, giusto per darci un falso senso di tranquillità e superiorità che verrà presto messo alla prova da quei maledetti scheletri salterini dell’Asfodelo, il tutto sperando il gioco ci grazi con buoni potenziamenti, che le sinergie riescano a realizzarsi, e che magari chissà, salti fuori anche qualche stanza dove potremo discutere con personaggi secondari che, caso raro in questo terribile reame sotterraneo, non hanno intenzioni di ucciderci ma anzi vengono in nostro soccorso. Oddio, Patroclo non sembra mai particolarmente entusiasta di vederci, ma visti i suoi patemi di cuore glielo si può perdonare.

PANOPLIA INFERNALE

Sei le armi infernali fra cui potremo scegliere nella nostra sfida alla volontà paterna, ciascuna con quattro varianti che ne modificheranno il comportamento, spesso aumentandone la sinergia con certi doni. La spada di Poseidone, per esempio, rende molto più efficace l’attacco a distanza che Zagreus ha sempre a disposizione, indipendentemente dall’arma utilizzata, ed è perfetta da associare al duplice dono di Poseidone e di Artemide. Certo, serve anche una buona dose di fortuna per far sì che ci capiti effettivamente la tanto agognata combo; e anzi, a volte capiterà esattamente il contrario, cioè ritrovarsi con doni non terribilmente utili, e la conseguenza sarà una fatica immonda a prevalere sulle forze infernali. Ma fa anche questo parte del gioco: chi ama i roguelike sa che non c’è nessun dio più potente di quelli che governano le leggi del caso.

Ah, le armi tipiche del soldato greco: lancia, scudo e mitragliatore pesante.

Hades non è però solo “sangue e oscurità”, come tanto piace dire ad Ade. I personaggi che popolano il reame sotterraneo sono tanti, ben caratterizzati e sopratutto hanno tanto, tanto da dire. È proprio qui che si riconosce il talento di Supergiant, che nel suo ultimi titolo riesce a combinare una struttura da roguelike a un impianto narrativo che conosce pochi pari. Ad ogni ritorno alla pozza di sangue che accoglie Zagreus dopo le inevitabili tragiche fini ci aspetteranno infatti nuovi dialoghi con i vari abitanti degli Inferi, di cui impareremo a conoscere vicende, desideri e preoccupazioni.

La quantità di dialoghi è francamente impressionante: vi ci vorrà davvero molto prima di trovarvi davanti a una frase già sentita in precedenza

Impressionante il lavoro fatto da questo punto di vista: come già accennato, ci sono davvero un sacco di dialoghi, al punto che è tutt’altro che raro, dopo trenta o quaranta ore di gioco, trovarsi non solo a scoprire nuovi frammenti di storia ma anche semplicemente ad ascoltare nuove linee di dialogo dall’importanza secondaria, come quelle pronunciate dai vari dèi dell’Olimpo quando ci garantiscono i loro doni. E no, quell’ascoltare là sopra non è una svista: i dialoghi di Hades sono infatti interamente doppiati, dal primo all’ultimo. Si tratta oltretutto di un doppiaggio di ottima qualità, che si tratti di Dioniso che fa finta di non essere offeso dal fatto che abbiamo preferito il dono di un altro dio o piuttosto di Euridice che ci racconta di come il suo rapporto con Orfeo si sia incrinato.

hades recensione

Oh, Ade non ci dà una soddisfazione nemmeno per scherzo, eh.

In generale, a livello di presentazione Hades è fenomenale. Gli ambienti sono curatissimi, e incredibilmente piacevoli da vedere e attraversare; il character design è ottimo; e la musica, accidenti, come si può non parlare della musica? Tante le tracce che accompagneranno il viaggio di Zagreus verso la superficie, dalle rilassate melodie delle aree di passaggio – preludio della tempesta in arrivo – alle chitarre elettriche dello scontro finale con Ade. E poi c’è Ashley Barrett, quindi meno che un capolavoro non può essere.

In breve: Hades è uno di quei giochi che sembrano fare tutto bene. Da giocare è divertente, da vedere anche, da ascoltare pure, e come se non bastasse ha un macello di contenuto: il sottoscritto sta a una sessantina di ore passate prevalentemente in Early Access, e non ho nemmeno visto tutto quello che c’era da vedere lì, figurarsi le cose che sono state aggiunte dopo. Decisamente il titolo migliore nel pur già eccellente catalogo di Supergiant, adatto ai fan dei roguelike ma pensato anche per chi è meno abituato a morire ripetutamente.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 3600, GTX 1070, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Artisticamente pregevole, animato ottimamente e in genere davvero bello da vedere, anche se un pochino confusionario nelle fasi più concitate. Nessun problema di prestazioni.

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Pro

  • Fra armi e doni, la varietà di situazioni non manca / Bello un sacco da vedere / Tanta, tanta storia, tutta doppiata / ...seriamente, ma quanti dialoghi ci sono?

Contro

  • Quattro livelli non sono tantissimi / ...insomma, qualcosa dovevo pur scriverci!
9.4

Ottimo

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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