Haven – Recensione

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HAVEN ADOTTA IL CONCETTO DEL “FAILING FORWARD”: UNA NOSTRA SCONFITTA SUL CAMPO DI BATTAGLIA NON CI PORTERÀ ALLA SCHERMATA DI GAME OVER

Per fortuna, Haven adotta il concetto del “failing forward”. Venire malmenati da un batrace ricoperto di rossi cristalli non ci porterà alla schermata di game over, ma vedrà i nostri protagonisti tornare con la coda fra le gambe al Nido e riflettere su cosa è andato storto. Ed è una scelta che ha perfettamente senso, perché se di combattimenti non ce ne sono pochi (ma molti sono facoltativi, e l’esperienza che danno è in ogni caso limitata) il vero punto forte del gioco è il rapporto fra Yu e Kay e il nostro percorso alla scoperta del loro legame, dei loro dubbi, delle loro paure e delle loro passioni.

I FRAMMENTI DELL’ANIMA

I due giovani non sono finiti su Fonte per caso. Abilissima meccanica lei, provetto biologo lui, la decisione di salire sulla loro navicella sgangherata e tentare l’impossibile è dovuta alla volontà di sfuggire dalle stringenti regoli dell’Arnia, futuristica società in cui ogni legame amoroso deve ubbidire agli imperscrutabili algoritmi del Sensale. Manco a dirlo, secondo quest’ultimo né Yu né Kay erano la coppia ideale, ma i due non hanno voluto sentir ragione e hanno deciso di lasciarsi alle spalle tutto pur di rimanere uno legato all’altra. E una buona parte del tempo trascorso in Haven passerà proprio a conoscere i due protagonisti; non solo nei tanti filmati presenti nel gioco, ma anche nel corso dell’esplorazione stessa: i due infatti reagiranno spesso all’ambiente circostante, discuteranno fra loro, si sfideranno a chi trova più semi, eccetera.

Haven recensione

Speravate che non ci fossero boss da combattere? Speravate male.

IN POCHE PAROLE, HAVEN È UN OTTIMO COMFORT GAME

Se dovessi definire Haven in poche parole, direi che è un ottimo comfort game. Colori tenui e rilassanti (o almeno, in larga parte, ma ci addentriamo nel territorio degli spoiler), dialoghi fra i protagonisti interessanti e spesso divertenti, esplorazione piacevole, ottima colonna sonora. The Game Bakers si conferma uno studio ricco di talento, anche in campi che vanno al di là degli adrenalinici scontri contro variegati boss a cui ci aveva abituato Furi. Per carità, qualcosa di migliorabile c’è: il fatto che la telecamera non si possa minimamente muovere mentre stiamo fluttuando a tutta velocità (cioè la maggior parte del tempo) mi lascia perplesso, tornare al Nido può essere un po’ frustrante e a volte il modo più veloce è farsi riempire di botte dalla fauna locale, e in generale forse l’esperienza avrebbe beneficiato dall’essere più compatta; per la cronaca, stando al timer del gioco l’ho completato in poco meno di 11 ore. Ma questi sono tutto sommato problemi minori.

In Breve: Sopra a ogni altra cosa, Haven è un gioco davvero piacevole. I colori scelti, la musica, i dialoghi spesso leggeri ma mai vuoti: le avventure di Yu e Kay sul pianeta Fonte sono un piacere da scoprire e da vivere. E anche il combattimento, se sulle prime dà l’impressione di semplicità estrema, non manca di richiedere l’attenzione del giocatore a ciò che succede a schermo, pena rapido viaggio di ritorno al Nido. Qualche aspetto migliorabile non intacca eccessivamente quella che, dopo l’ottimo Furi, è un’altra dimostrazione della competenza di The Game Bakers.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 3600, GTX 1070, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Haven non è certo un gioco tecnicamente esigente, ma in cambio restituisce bei panorami e un’ottima atmosfera.

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Pro

  • Yu e Kay sono due ottimi personaggi, con dialoghi ben scritti / Davvero bello da vedere / Ottima colonna sonora / Buona traduzione italiana.

Contro

  • Telecamera non sempre all’altezza / Tornare al Nido può essere frustrante.
8.2

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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