Homeworld 3 – Recensione

PC

A un quarto di secolo da quando è iniziata, l’avventura dei Kushan si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo così tanto tempo, mettere le mani su Homeworld 3 sembra quasi incredibile.

Sviluppatore / Publisher: Blackbird Interactive / Gearbox Publishing Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi PEGI: 7 Multiplayer: Online Cooperativo e Competitivo Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store) Data di Lancio: Già disponibile

Homeworld è una di quelle serie forse non famosissime all’interno del panorama odierno, ma che è riuscita a crearsi (e a meritarsi) lo status di cult grazie a due caratteristiche che la distinguevano nettamente dai concorrenti nel mercato degli RTS. La prima riguarda il gameplay: le battaglie combattute nello spazio dai Kushan e dai loro nemici non avvengono infatti, come nella quasi totalità degli RTS, in uno scenario quasi completamente 2D in cui al massimo c’è qualche leggera differenza di elevazione dovuta alla conformazione del terreno, ma in arene pienamente 3D: manovre, fiancheggiamenti e scouting hanno dunque tutto un altro piano di cui dover tenere considerazione.

La seconda è la storia, o meglio, il modo in cui veniva narrata: mentre StarCraft e Command & Conquer sceglievano di raccontare le loro storie in maniera bombastica, ed Age of Empires II impostava fatti storici secondo la chiave del racconto personale, Homeworld aveva un’impostazione quasi distaccata, e che proprio per questo riusciva a meglio evidenziare la disperazione e la solitudine dei Kushan, popolo che lottava per cercare un posto che potessero chiamare casa. Come va a legarsi a questa eredità, sicuramente non leggerissima, Homeworld 3?

SULLE SPALLE DEI GIGANTI

Quello di Blackbird Interactive non era certo un compito facile, ma in passato lo studio ha dimostrato di avere le carte in regola per poterselo assumere. Oltre ad essere stato fondato dall’ex-Relic Rob Cunnigham, che aveva lavorato ai primi due Homeworld, nel 2016 la realtà canadese ha anche pubblicato – sempre sotto l’etichetta di Gearbox, che detiene i diritti – il prequel Deserts of Kharak, che nonostante fosse ambientato “a terra” e dunque abbandonasse la tradizionale impostazione 3D, manteneva intatto lo spirito della serie, con il viaggio nel deserto alla ricerca di Khar-Toba che non mancava di richiamare le sensazioni di viaggio disperato in un territorio ostile trasmesse dai predecessori. Spero che mi perdonerete questa introduzione, ma a mio avviso non è possibile parlare di Homeworld 3 parlando solo di Homeworld 3, di cui comunque è il caso di iniziare a dire qualcosa.

Homeworld 3 Recensione

Il viaggio inaugurale della Khar-Kushan. Non ci vorrà molto prima del suo battesimo del fuoco…

La prima cosa su cui ho cliccato una volta superato il breve tutorial e arrivato al menù principale non poteva essere altro che il tasto “Nuova campagna”: sebbene ci sia una playerbase piccola ma solida di gente che apprezza molto il multiplayer di Homeworld, è stata (anche) la sua storia a renderlo un cult. E qui devo dire di aver avuto un’impressione duplice.

SENZA PAURA DI ESAGERARE, LATO GAMEPLAY LA CAMPAGNA È FANTASTICA

Lato gameplay la campagna è, senza paura di esagerare, fantastica: mi ha preso dall’inizio alla fine, aiutata anche da tempi di caricamento brevissimi, tenendo sempre alta l’attenzione su quello che succedeva a schermo e con pochi tempi morti; forse troppi pochi tempi morti, visto che in certe missioni in particolare il rischio è anzi di andare in sovraccarico, fra cose che succedono a schermo e notifiche da parte dei membri dell’equipaggio della Khar-Kushan su nuovi obiettivi e unità sbloccate. In questo senso, è evidente che la campagna sia pensata per essere giocata tenendo presente che abbiamo a disposizione anche la possibilità di fermare o rallentare lo scorrere del gioco, dandoci più tempo per valutare la situazione elaborare le nostre prossime mosse. Bene la varietà degli obiettivi, che alternano le classiche missioni dove bisogna andare a cercare i nemici e menarli ad altre più difensive, con anche qualche accenno di stealth. Non manca nemmeno qualche riferimento alle vecchie campagne: se la missione nel campo di asteroidi di Homeworld 2 vi ha causato tanti traumi quando eravate più giovani, sappiate che qua ce n’è un’altra.

Homeworld 3 Recensione

Le megastrutture garantiscono ai vari livelli un colpo d’occhio notevole.

IMPARARE A CONTROLLARE LE UNITÀ IN UN AMBIENTE 3D RICHIEDE UN MINIMO DI PRATICA

Molto positiva anche l’impressione sui livelli in sé, che al di là di essere tutti bellissimi dal punto di vista visivo, sfruttano molto bene sia la verticalità che la presenza di grandi strutture, spesso utili per operare al riparo dalla vista e dai colpi dei nemici. Ultimo appunto sullo schema di comandi: essendo un RTS 3D, Homeworld 3 richiede un filo di adattamento rispetto agli strategici tradizionali per quanto riguarda il movimento delle unità. Personalmente ho adottato lo schema classico (cioè: cliccando di destro si apre un disco di movimento posizionato sull’asse su cui si trova attualmente la nave; premendo di nuovo il destro confermeremo l’ordine, mentre con il sinistro modificheremo l’elevazione), che dopo un po’ di pratica scoprirete essere la scelta più precisa e adattabile. Più immediato il sistema moderno, ma il fatto che il modo principale di dare comandi faccia affidamento sulla presenza di strutture solide non mi è andato a genio. Il gioco offre in ogni caso la possibilità di personalizzare sia i singoli controlli che alcune opzioni riguardanti lo schema di controlli, quindi il mio consiglio è quello di sperimentare fin quando non troverete qualcosa che si adegua a voi.

HOMEWORLD 3: UNA STORIA DIFFICILE

Dove invece sono rimasto francamente deluso dalla campagna è la storia. Come dicevo sopra, i predecessori – Deserts of Kharak incluso – erano caratterizzati da una narrazione quasi distaccata, dove quei personaggi che c’erano, come Karan e Rachel, non erano il motore del viaggio ma ne erano a loro volta parte: ciò che si voleva raccontare era qualcosa di più grande dei singoli, la via di salvezza da un mondo morente nel prequel, la ricerca delle proprie origini nel primo, e la difesa della casa duramente ritrovata nel secondo e in Cataclysm. I temi mistico-profetici erano sì presenti, ma sullo sfondo, e come risultato la vicenda dei Kushan finiva per sembrare molto “umana” nonostante i salti iperspaziali e le navi lunghe chilometri.

LA STORIA SEMBRA NON AVER BENE PRESENTE COS’È SEMPRE STATO HOMEWORLD

Così non è, purtroppo, in Homeworld 3, che finisce per essere la storia di Imogen S’Jet, della Regina degli Incarnati e dei loro poteri di controllo dell’iperspazio, mentre tutto il resto passa sullo sfondo. Una storia raccontata in cutscene in CGI che, a dispetto dell’impegno speso per la loro animazione, finiscono per avere un impatto emotivo minore rispetto a quanto sono in grado di fare, nei vecchi capitoli come nel gioco stesso, quelle in-engine; una storia debole, che sembra mancare completamente il punto di ciò che Homeworld è sempre stato.

Homeworld 3 Recensione

Difficilmente ci farete caso in mezzo alla caciara, ma i modelli delle navi sono proprio bellini.

Ed è doppiamente un peccato perché, una volta che si torna in azione, la sensazione di trovarsi di fronte a un’estensione dei vecchi capitoli è tutta lì. Le musiche di Paul Ruskay sono una garanzia e anche in questo tornano ad avvolgerci, suadenti e atmosferiche come se non fosse mai passata una settimana da quando per la prima volta abbiamo avviato Homeworld; il design e lo stile grafico sono ammodernati ma fedeli a quella che è sempre stata l’impronta della serie; e l’audio delle unità, da sempre uno dei dettagli secondari a cui amo prestare attenzione negli RTS, anche qui non delude affatto, con intercettori, fregate e incrociatori che commenteranno in tempo reale tutto ciò che succede attorno a loro inclusi gli ultimi momenti delle loro vite, un elemento che rende ancora più forte l’impatto emotivo di ogni perdita e la sensazione di essersi davvero calati nei panni di Fleet Command.

GOING ROGUE

Storia a parte, non si può fare a meno di dedicare una parentesi ai Giochi di Guerra (o War Games nell’originale), la modalità simil-roguelike – definizione molto generosa, per la verità – introdotta con Homeworld 3. Qui, in compagnia di massimo altri due giocatori, ci troveremo a controllare una piccola flotta che deve farsi strada attraverso tre livelli progressivamente sempre più difficili e completare degli obiettivi. Mano a mano che giochiamo, sbloccheremo anche diversi assetti di partenza della nostra flotta e nuovi artefatti, modificatori delle unità che potremo ottenere durante il gioco. La modalità, come già avevamo intuito nella prova di qualche mese fa, è divertente e non manca di mettere alla prova le nostre abilità di comando, ma non posso fare a meno di chiedermi come vada a inserirsi all’interno di Homeworld 3.

LA MODALITÀ WAR GAMES È DIVERTENTE, MA VIENE DA CHIEDERSI COME SI INSERISCE IN HOMEWORLD 3

Non sono contrario all’inserire modalità alternative, anzi, su Dawn of War 2 ho sicuramente passato più tempo a giocare a The Last Stand che non al resto del contenuto. Però il fatto che Blackbird abbia pubblicato già prima della release una roadmap di contenuti, gratuiti e a pagamento, legati ai War Games mi fa pensare che la modalità in questione sia stata il tributo pagato dagli sviluppatori alla piaga silente del settore che è la monetizzazione post-lancio, condizione non di rado imposta dai piani alti (che per una parte non indifferente del processo di sviluppo sono stati quelli di Embracer Group) per ottenere l’approvazione. Ma tempo e risorse dello studio sono limitati, e mi domando se in questo caso sarebbero stati meglio spesi in altri aspetti, come ad esempio l’ottimizzazione, purtroppo non sempre brillante.

Homeworld 3 Recensione

Nella modalità War Games, più passa il tempo più gli attacchi nemici diventano pericolosi. Occhio a prendervela comoda!

Per concludere, Homeworld 3 è un gioco a cui avrei voluto dare un voto più alto. Lo aspettavo tantissimo, e avevo piena fiducia in Blackbird Games, di cui avevo apprezzato – magari con qualche riserva – anche i titoli sviluppati da Deserts of Kharak in poi (sì, anche Minecraft Legends). Ma oltre alle carenze della storia, che personalmente reputo un problema grave visti appunto i trascorsi della serie, ci sono altre piccole cose che mi fanno storcere il naso.

HOMEWORLD 3 È UN GIOCO A CUI AVREI VOLUTO DARE UN VOTO PIÙ ALTO

Per esempio, il comportamento degli intercettori talvolta lascia perplessi: capita di vedere le loro squadre che, una volta ingaggiato lo schieramento nemico, sembrano girare a vuoto senza concludere molto di positivo, e considerato che la speranza di vita di un intercettore è pari a quella di un bagno pulito all’Oktoberfest, capite che queste perdite di tempo sono frustranti e che risolverle richiede impegno aggiuntivo dal punto di vista della micro. O ancora la telecamera che, che talvolta quando dalla visuale dei sensori rientriamo a quella del campo di battaglia decide di spararsi in qualche punto a caso dello scenario, lontano da dove si trovava prima. O ancora, il fatto che la chiarezza degli scontri ogni tanto ceda il passo alla spettacolarità del colpo d’occhio degli scontri a fuoco; per carità, comprensibile visto il numero di unità a schermo, ma non per questo meno irritante, specie quando i nemici si stanno rubando una tua fregata e il tempo per fermarli è poco. E quindi Homeworld 3 si ferma all’otto virgola.

In Breve: Homeworld 3 un po’ delude, perché la storia lascia molto a desiderare e la modalità War Games, per quanto divertente, solleva dubbi sull’approccio che Blackbird ha voluto (dovuto?) dare al gioco. Però poi entri in una missione, senti “green line confirmed” mentre sotto viaggiano le note di Paul Ruskay, e per un’ora ti dimentichi di tutto il resto.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: A 1080p con la RTX 3060 e DLSS attivato ho dovuto comunque tenere tutto a medio, perché quando iniziano le battaglie grandi il contatore degli FPS fatica a tenere il passo. Visivamente però è uno spettacolo anche così.

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Pro

  • Gameplay di quelli che non ti staccheresti mai / Le musiche di Paul Ruskay, e l’audio in generale / È Homeworld, senza ombra di dubbio…

Contro

  • ...ma qualcuno dovrebbe ricordarlo a chi ha scritto la storia / Qualche incertezza qua e là.
8.5

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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