Into the Radius VR – Recensione

PC VR

Into the Radius sceglie di ripulire il gioco di GSC dagli influssi “contaminanti”, quelli del disastro di Chernobyl, per tornare all’origine aliena e insondabile della Zona

Pur nelle sue piccolissime dimensioni introduttive, Into the Radius sceglie di ripulire il gioco di GSC dagli influssi “contaminanti” per tornare all’origine aliena e insondabile della Zona, con gli Staker che si lanciano a proprio rischio e pericolo nelle sue mortali insidie, sentendo un richiamo che non può essere assimilato al solo desiderio di ricchezza e, alla fine della fiera, ha sempre a che fare con la ricerca scientifica e di introspezione personale.

Into the Radius recensione

Per nutrirsi di questa scatoletta occorre aprirla e servirsi col coltello. Fantastico.

L’opera di CM Games (vincitrice, è bene sottolinearlo, del Best VR Game di IndieDB nel 2020) cerca di insidiare questi concetti nella testa del giocatore passando da diversi elementi narrativi, puntualmente spostati sul piano del gameplay: la storia di una misteriosa ragazza, i racconti degli sfortunati abitanti di quella che un tempo era la comunità di Pechorsk, le cronache di soldati e Stalker che hanno avuto a che fare con la Zona passano per apparizioni, documenti e mini-cassette (il contesto tecnologico è chiaramente anni ’80) che descrivono le vicende missione dopo missione, sempre più addentro alla vasta area circolare della mappa.

Il gioco presenta una simulazione delle armi talmente certosina da poter essere paragonata al comparto balistico di Onward

Quest’ultima è uno strumento “fisico” come qualsiasi altro all’interno del gioco, sul quale al massimo della difficoltà dovremo determinare la nostra posizione (altrimenti segnalata da una freccia verde) orientandoci solo con edifici, strade e boschi, magari con l’aiuto della bussola e della lente d’ingrandimento integrata. È da sottolineare l’elevato grado di difficoltà che in tutti i casi Into the Radius ci impone, per cui il passaggio del tutorial diventa assolutamente fondamentale: innanzitutto abbiamo una simulazione delle armi (pistole, shotgun, mitra, fucili d’assalto e di precisione, fedeli repliche di pezzi reali) talmente certosina da poter essere paragonata al comparto balistico di Onward, shooter tattico di cui abbiamo già parlato, con l’uso dei gingilli che viene descritto solo sommariamente da un sistema interattivo e deve per il resto essere provato costantemente sul campo, tra ricarica, meccanismo di sicurezza, espulsione dei proiettili e installazione di accessori come ottiche, mirini olografici e puntatori laser (che possono essere montati solo sui modelli provvisti di apposita scanalatura, lasciando il dettaglio all’intuizione del giocatore).

Into the Radius recensione

Questa macchina è incredibilmente gonfia di golosità, tra armi ed equipaggiamento di ogni tipo.

Il canovaccio survival di S.T.A.L.K.E.R. viene portato al più estremo realismo VR anche nel rilevatore, che pulsa e si colora di verde rispettivamente per la vicinanza degli Artefatti e la direzione verso cui puntare per trovarli, nel contenitore di bossoli da lanciare per riuscire a rilevare alcune anomalie di base, nemmeno tutte, e in una miriade di strumenti, dispositivi medici, cibo e ulteriori oggetti più o meno utili da porre in uno dei migliori sistemi di inventario mai visti in realtà virtuale, non tanto per gli slot della tuta quanto per lo zaino che può essere fisicamente riempito.

Il team è piccolo e il risultato imperfetto, ma Into the Radius è comunque in grado di farvi vivere una delle esperienze survival più immersive di sempre

Altri elementi indicano la natura davvero profonda della simulazione: a lato degli aspetti più evidenti, come il peso dell’equipaggiamento che fa muovere più lenti e spendere più rapidamente le energie, i proiettili potranno essere trovati anche singolarmente e infilati nei caricatori, le scatolette di cibo aperte per poi pescare il contenuto e portarlo alla bocca col coltello, mentre le condizioni degli oggetti vanno progressivamente a scemare, Artefatti compresi, più velocemente per le armi in uso e, in tutti i casi, anche gli strumenti più importanti possono essere persi lungo la strada e sostituiti, rinvenendone altri nelle ambientazioni o comprandoli nello store.

Into the Radius recensione

Into the Radius è parecchio difficile anche in modalità Storia. La consiglio ai vecchietti come me, soprattutto se hanno poco tempo per giocare.

La base stessa è un vero e proprio HUB dove agire gestualmente su magazzino delle risorse, banconi per riparare/pulire armi, computer con mangia-cassette e soprattutto una sorta di container-laboratorio dove possiamo consegnare gli oggetti richiesti dalle missioni, ripristinare la qualità dell’equipaggiamento, vendere gli item e acquistare qualsiasi cosa ci serva – a patto di avere abbastanza denaro, cosa non scontata a fronte di retribuzioni mai stellari.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Difficile e terrorizzante / L'ispirazione a STALKER prende la via di Roadside Picnick / Simulazione survival ottimamente dettagliata…

Contro

  • …Ma il piccolissimo budget si vede, e tanto.
8

Più che buono

Marietto è così dentro alla sci-fi che non riesce a trovare la strada per uscirne. Per lui i videogiochi sono proprio questo, una porta per accedere a un pezzo di fantascienza che si realizza qui e ora, senza aspettare la fine del mondo.

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