JETT: The Far Shore – Recensione

PC PS4 PS5

Un messaggio astrale da un pianeta lontano, una missione in preparazione da un secolo, un viaggio lungo mille anni. JETT: The Far Shore è la storia dell’impresa epocale di un popolo intero.

Sviluppatore / Publisher: Superbrothers e Pine Scented / Superbrothers Prezzo: € 23,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: N.D. Disponibile su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5

La sequenza di apertura di JETT: The Far Shore è una delle più belle che abbia mai visto, anzi, vissuto in un videogioco. L’addio di Mei, una giovane mistica di un popolo sconosciuto, alla sua famiglia mentre una piccola folla intona un coro incessante di canti sacri fuori dalla capanna dell’anziana del villaggio. Il viaggio a bordo di una navicella attraverso l’oceano. La lunga scalinata verso il vascello spaziale che porterà Mei e i suoi colleghi scout tra le stelle. Il lancio del razzo in giustapposizione tra due mani giganti rivolte verso l’alto.

E poi via tra gli astri, in un cammino interstellare lungo mille anni per raggiungere un pianeta dall’altra parte della galassia. La discesa sul mondo ricoperto quasi interamente d’acqua che ricorda da vicino la produzione cinematografica di Andrej Tarkovskij, un film in particolare (e dovreste aver intuito quale). La piccola navicella che attraversa le turbolenze dell’atmosfera, i paracadute che si aprono per ammorbidire la caduta. E poi il disastro! Inizia il gioco vero.

TRASMISSIONI DA LONTANO

Sin dalla sua presentazione, poco più di un anno fa, gli sviluppatori hanno definito il loro videogioco come un’avventura d’azione cinematografica. In linea di massima questa definizione è piuttosto calzante: JETT narra le vicende di un gruppo di esploratori che devono completare una serie di direttive con il duplice scopo di svelare i misteri del pianeta sconosciuto, e preparare la strada per una futura colonizzazione. A ogni direttiva corrisponde un capitolo della storia di Mei e dei suoi compagni.

jett the far shore recensione

L’introduzione è davvero emozionante.

L’avventura di Superbrothers e Pine Scented si sviluppa così in cinque atti, i quali ci portano ad assistere ai titoli di coda dopo circa una decina di ore piene zeppe di dialoghi e sequenze di gioco a metà strada tra la noia e la frustrazione.

L’avventura di Superbrothers e Pine Scented si sviluppa in cinque atti

La stragrande maggioranza del tempo la si trascorre a bordo di un piccolo velivolo, guarda caso denominato Jett, analizzando la flora e la fauna del pianeta e cercando di evitare i tantissimi pericoli che si nascondono sulla Sponda Lontana, come viene chiamato questo mondo sconosciuto. Purtroppo il ritmo di gioco appare sin da subito mal calibrato, pieno zeppo di momenti morti che si alternano a sequenze sincopate in cui – al contrario – si fa fatica a seguire tutto ciò che avviene sullo schermo. Ciò è dovuto in parte ai gravi problemi che affliggono il sistema di controllo del piccolo velivolo, a tratti ingovernabile, e in secondo luogo al modo in cui il gioco gestisce i dialoghi tra i vari compagni di Mei. Mi spiego meglio: i personaggi parlano in una lingua incomprensibile, pertanto è necessario leggere continuamente i sottotitoli (tutti tradotti in italiano) per capire qualcosa di quello che dicono.

il ritmo di gioco appare sin da subito mal calibrato, pieno zeppo di momenti morti che si alternano a sequenze sincopate

I problemi sorgono quando gli esploratori discutono – tanto – durante le molte fasi concitate del gioco, magari quando si sta cercando di scappare da dei volatili imbestialiti o si lotta contro il tempo per non farsi raggiungere da un’ondata radioattiva letale, il tutto mentre si cerca di non andarsi a schiantare con il velivolo a causa del suo atroce sistema di controllo. In queste situazioni, e ce ne sono davvero parecchie, bisogna decidere se leggere i sottotitoli e quindi andare incontro a morte certa, oppure se ignorare del tutto i compagni di viaggio e provare a sopravvivere. Capirete che, in un’opera dalla fortissima componente narrativa, siamo al cospetto di un passo falso davvero clamoroso, tant’è che sono quasi certo di essermi perso dei pezzi importanti della trama proprio a causa di come sono stati gestiti i dialoghi.

LA CONFUSIONE DI JETT

Oppure no. La narrazione nebulosa rende difficile seguire le vicende raccontate dal gioco, tant’è che arrivato alla schermata “Fine” nessuna delle domande sollevate durante l’avventura hanno ricevuto risposta.

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A volte il gioco si tinge di horror.

Sono sempre a favore dei racconti criptici, soprattutto se provano a toccare tematiche metafisiche e tentano di rimanere nel campo dell’astratto, ma questi devono essere in qualche modo comprensibili. Deve esserci una chiave di lettura per ciò che avviene sullo schermo. Invece in JETT: The Far Shore questo non accade.

Ci ritroviamo alla deriva in un videogioco incomprensibile

Gli sviluppatori hanno infarcito l’opera di decine di parole pseudo-scientifiche senza senso, tanto che diventa difficile, se non impossibile trovare un filo logico a cui aggrapparsi durante tutta l’avventura. La sovrabbondanza di “technobabble”, l’atmosfera sibillina, e le difficoltà nel seguire i dialoghi a causa di un gameplay che spesso si mette di traverso rendono JETT un’opera a tratti pretenziosa. Alla luce di tutto questo, la bellissima colonna sonora elettronica, l’eccellente fotografia e una regia spesso impeccabile per alcuni potrebbero addirittura risultare stucchevoli nella loro incapacità di comunicare qualcosa – qualsiasi cosa – all’utente, che si ritrova alla deriva in un videogioco incomprensibile. Lo stesso sentimento che accomuna i protagonisti dell’avventura, in balia di un mondo a cui non riescono a dare un senso. Viene quindi da chiedersi se non sia proprio questo lo scopo dell’opera.

In breve: JETT: The Far Shore è il classico esempio di un’opera con delle potenzialità incredibili buttate alle ortiche. Così tante possibilità sprecate a causa di una parte ludica abbozzata che intralcia la godibilità dell’esperienza, minando ciò che è stato fatto di buono sul versante artistico e – in parte – in quello narrativo. Ecco, quest’ultimo risulta quasi impossibile da comprendere: è difficile trovare un senso in ciò che avviene sullo schermo quando i personaggi parlano in un gergo astruso, mentre il gioco non spiega nemmeno il minimo indispensabile per capire una frazione di quello che succede. Quanto realizzato da Superbrothers e Pine Scented è un bellissimo esercizio di stile, ludicamente inadeguato e dall’anima imperscrutabile.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Non esistono impostazioni grafiche avanzate, a parte uno slider della risoluzione. A 1440p, JETT ha fatto schizzare al massimo l’utilizzo della GPU facendola surriscaldare. Temendo per l’incolumità della mia scheda video, ho dapprima ridotto la risoluzione a 1080p, ottenendo un frame rate al di sotto dei 30fps, per poi scendere addirittura a 1600×900 al fine di godere di un’esperienza di gioco vagamente fluida.

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Pro

  • La regia e alcune scelte fotografiche sono brillanti. / Traspare la sensazione di far parte di un’impresa epocale.

Contro

  • La componente ludica si mette spesso di traverso. / Narrazione eccessivamente criptica e confusa. / Sul versante tecnico è un disastro.
5.8

Insufficiente

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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