Kingdom Hearts: Melody of Memory – Recensione

PS4 Switch Xbox One

Kingdom Hearts: Melody of Memory? Ma i giochi musicali non erano morti? Provate a dirlo ad alta voce in un game center giapponese, dove interi piani sono popolati da pedane, batterie e chitarre di ogni forma e dimensione.

Sviluppatore / Publisher: Square Enix, Indies Zero / Square Enix Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo online, cooperativo locale PEGI: 12 Disponibile Su: PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch

Square Enix conosce il suo pubblico, e anni fa creò l’ennesima gallina dalle uova d’oro con la serie Theatrhythm, invitando sul palco personaggi e colonne sonore delle sue serie di punta (oltre ai capitoli basati su Final Fantasy ne esiste un altro dedicato a Dragon Quest, mai arrivato in occidente) in rhythm game caratterizzati da un’anima ruolistica di fondo. Kingdom Hearts: Melody of Memory è concettualmente la stessa cosa, e raccoglie lustri di avventure incentrate su Sora e compagni in un lungo compendio musicale.

Con un pizzico di complessità in più però, giacché – ricordiamo a vantaggio dei nuovi venuti – i Theatrhythm potevano essere giocati praticamente con un tasto solo, mentre qui avrete bisogno della manualità di una piovra per portare a casa i risultati più lusinghieri, almeno inizialmente.

OGNI MOLLUSCO SA IMPROVVISARE IN FONDO AL MAR!

Kingdom Hearts: Melody of Memory mette da parte i personaggi bidimensionali chibi della serie Theatrhythm a favore di una veste grafica più ambiziosa, con un gruppo di tre protagonisti in corsa su una sorta di sopraelevata che sovrasta i più iconici scenari della saga ideata da Tetsuya Nomura, intenti a picchiare nemici al ritmo di musica.

CI TROVEREMO RAPIDAMENTE A DOVER INTERAGIRE CON Più NEMICI ALLA VOLTA, SENZA CONTARE GLI OSTACOLI

Un solo pulsante è sufficiente per colpire ogni “nota”, ma presto sarà necessario interagire con più nemici contemporaneamente, quindi è cosa buona e giusta familiarizzare con tre distinti pulsanti d’attacco, abbinandoli idealmente ad altrettanti protagonisti. Questo però è solo l’inizio, visto che il gioco lancerà nella mischia ostacoli da saltare e magie con cui attaccare i bersagli fuori portata, elevando a cinque il numero dei tasti con cui interagire, un’alchimia che sulle prime manderà in crisi i giocatori meno coordinati.

kingdom hearts melody of memory recensione

Il Tour Mondiale inizia praticamente dagli albori della saga. È incredibile pensare che sono già passati diciotto anni!

In realtà il risultato rischia di divenire rapidamente caotico già al secondo dei tre livelli di difficoltà disponibili, ma va detto che la soddisfazione è davvero tanta una volta presa la mano, il tutto grazie anche agli input visivi che sottolineano chiaramente il momento giusto per colpire i cattivi con il miglior tempismo. Con oltre 140 brani, Kingdom Hearts: Melody of Memory presenta un catalogo di tutto rispetto per i fan della saga, ma anche chi si è perso negli anni all’interno della labirintica rete di seguiti e spin-off avrà la possibilità di chiarirsi un attimo le idee giocando il Tour Mondiale. Si tratta della lunga modalità storia dove rivisitare a tempo di musica mondi e situazioni chiave, spesso corredate da filmati che ne riassumono gli eventi dal punto di vista di Kairi; per progredire è necessario “suonare bene”, conquistando le stelle messe in palio da una serie di obiettivi variabili a seconda del brano. Una volta intascato un numero di astri sufficiente si renderanno disponibili nuove mete, tra cui gli impegnativi scontri con i boss.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Selezione musicale sontuosa / Ricco di modalità per ogni palato / Tantissime opzioni per adattare l'esperienza a ogni livello di abilità.

Contro

  • Non sempre di facile lettura, al contrario dei Theatrhythm / Il Tour Mondiale si finisce agilmente in sette ore circa.
8.5

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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